Nuove conoscenze in ambito pre-clinico in un recente studio tra Italia (Roma e Siena) e Stati Uniti
SIENA. Importanti e positive nuove conoscenze sull’azione della metformina in presenza di cancro mammario sollecitano a passare da evidenze pre-cliniche, all’uso clinico di questa molecola. Giunge a questa conclusione uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Cancer Treatment Reviews, che porta altre conferme e innovative interpretazioni della natura multifattoriale ed eterogenea del cancro mammario.
Lo studio, dal titolo “Metformin and breast cancer: basic Knowledge in clinical context”, condotto da una équipe multidisciplinare italo-americana coordinata dalla dottoressa Maddalena Barba, dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, in collaborazione con il professor Antonio Giordano, dell’Università di Siena, direttore dello Sbarro Institute di Filadelfia, propone la revisione della letteratura scientifica in questo ambito.
L’obiettivo della revisione della letteratura scientifica effettuata dai ricercatori è sottolineare la necessità sempre più spiccata di fornire un’opportuna allocazione clinica alle evidenze scaturite dallo studio della metformina in ambito pre-clinico.
“La metformina – spiega il professor Giordano – è un farmaco noto da decenni ed ampiamente utilizzato nella gestione di patologie dismetaboliche quali il diabete mellito e la policistosi ovarica. Le evidenze emerse da studi osservazionali riguardo all’associazione tra utilizzo di metformina e lo sviluppo di patologie tumorali hanno alimentato l’interesse della comunità scientifica riguardo agli effetti anticancerogeni della metformina. Attualmente, i meccanismi attraverso cui la metformina agisce nel contrastare la cancerogenesi sono ampiamente, per quanto ancora non completamente, descritti in letteratura. Ad esempio, è ormai noto che parte dell’effetto antineoplastico della metformina è mediato dall’asse ormonale dell’insulina, l’ormone principe del metabolismo energetico”.
“Il lavoro condotto nell’ambito pre-clinico – specifica la dottoressa Barba – è di fondamentale importanza nel delucidare il meccanismo d’azione della metformina nel cancro mammario. Tuttavia, le evidenze raccolte in tale ambito non possono chiarire i termini degli effetti della metformina mediati dall’insulina e dai relativi cambiamenti metabolici ed ormonali che intervengono a livello dell’intero organismo”.
“Ai fini di un utilizzo ottimale della metformina – conclude il professor Giordano – sarà necessario colmare il vuoto attualmente esistente tra le conoscenze acquisite rispetto all’azione di questo farmaco sul bersaglio molecolare e le caratteristiche cliniche delle pazienti eleggibili al trattamento. La convergenza delle esperienze acquisite nei diversi ambiti guiderà nell’assegnazione del farmaco alle pazienti che potranno trarne maggior beneficio. A ciò farà seguito una più corretta la valutazione della risposta al trattamento, nonché un più efficace utilizzo delle ulteriori scelte terapeutiche”.