di Alessandra Siotto
SIENA Scoprire nuove molecole per realizzare farmaci a costi bassi da regalare ai paesi sottosviluppati, dove la tubercolosi e l'Aids colpiscono molte persone. Di questo si occupa, in particolare, il gruppo di ricerca del professor Maurizio Botta, preside della Facoltà di Farmacia dell'Università degli Studi di Siena.
“Parallelamente all'attività di ricerca – spiega il professore – ormai da molti anni ci occupiamo di organizzare convegni scientifici di rilievo internazionale alla Certosa di Pontignano, che speriamo non venga venduta”. Dal 23 al 27 maggio si è svolto, infatti, il convegno 'European Workshop in Drug Synthesis', che aveva per argomento lo studio della sintesi di prodotti a scopo farmaceutico. “Abbiamo ospitato – illustra Botta – 50 giovani selezionati tra tutte le università europee e 25 professori, sia americani che europei. Al convegno seguiranno un meeting sulle malattie dimenticate (oggi 28 maggio) e poi un workshop per ricercatori da sabato 29 al 1 giugno”.
“Il problema delle malattie rare – sostiene il preside – è che sono troppo costose e poco redditizie per la grande industria farmaceutica: poiché ne sono affette poche persone, non c'è interesse a investire sullo sviluppo di nuovi farmaci”. “Il mio gruppo di ricerca – aggiunge – è attivo in vari campi , soprattutto sulla tubercolosi e l'Aids, che non sono malattie rare, ma diffuse. Il problema, in questo caso, è che la maggior parte dei malati sta nei paesi sottosviluppati e non ha i soldi per le cure europee. Quindi, qualora trovassimo delle molecole che possono diventare farmaci, in accordo con l'università, li destineremo ai paesi più poveri”.
“Il bilancio di questa settimana di lavoro – afferma il professore – è molto positivo: ormai, dopo 15 anni di attività, siamo conosciuti in tutto il mondo. Siena e la Certosa di Pontignano attraggono molti ricercatori e speriamo che la città diventi un centro di eccellenza per lo studio delle malattie rare”.
“Per portare avanti le nostre ricerche – spiega Botta – chiediamo sponsorizzazioni a livello europeo e fortunatamente riusciamo ad ottenerle perchè questo è l'unico modo per andare avanti. Il problema è che c'è poco interesse nei vari governi ad investire nell'università e nella ricerca: i soldi sono sempre meno e noi rischiamo realmente; tagliando su questo compromettiamo la salute e lo sviluppo della conoscenza”.
“Occuparci dello studio delle malattie rare e dimenticate – conclude il preside – è importante per fare in modo che l'università sia vicino alla gente e per far sì che i nostri studi non si fermino alla ricerca pura e semplice, ma vadano oltre, avendo delle ricadute positive nella cura di certe patologie”.
Clicca qui per vedere il video
“Parallelamente all'attività di ricerca – spiega il professore – ormai da molti anni ci occupiamo di organizzare convegni scientifici di rilievo internazionale alla Certosa di Pontignano, che speriamo non venga venduta”. Dal 23 al 27 maggio si è svolto, infatti, il convegno 'European Workshop in Drug Synthesis', che aveva per argomento lo studio della sintesi di prodotti a scopo farmaceutico. “Abbiamo ospitato – illustra Botta – 50 giovani selezionati tra tutte le università europee e 25 professori, sia americani che europei. Al convegno seguiranno un meeting sulle malattie dimenticate (oggi 28 maggio) e poi un workshop per ricercatori da sabato 29 al 1 giugno”.
“Il problema delle malattie rare – sostiene il preside – è che sono troppo costose e poco redditizie per la grande industria farmaceutica: poiché ne sono affette poche persone, non c'è interesse a investire sullo sviluppo di nuovi farmaci”. “Il mio gruppo di ricerca – aggiunge – è attivo in vari campi , soprattutto sulla tubercolosi e l'Aids, che non sono malattie rare, ma diffuse. Il problema, in questo caso, è che la maggior parte dei malati sta nei paesi sottosviluppati e non ha i soldi per le cure europee. Quindi, qualora trovassimo delle molecole che possono diventare farmaci, in accordo con l'università, li destineremo ai paesi più poveri”.
“Il bilancio di questa settimana di lavoro – afferma il professore – è molto positivo: ormai, dopo 15 anni di attività, siamo conosciuti in tutto il mondo. Siena e la Certosa di Pontignano attraggono molti ricercatori e speriamo che la città diventi un centro di eccellenza per lo studio delle malattie rare”.
“Per portare avanti le nostre ricerche – spiega Botta – chiediamo sponsorizzazioni a livello europeo e fortunatamente riusciamo ad ottenerle perchè questo è l'unico modo per andare avanti. Il problema è che c'è poco interesse nei vari governi ad investire nell'università e nella ricerca: i soldi sono sempre meno e noi rischiamo realmente; tagliando su questo compromettiamo la salute e lo sviluppo della conoscenza”.
“Occuparci dello studio delle malattie rare e dimenticate – conclude il preside – è importante per fare in modo che l'università sia vicino alla gente e per far sì che i nostri studi non si fermino alla ricerca pura e semplice, ma vadano oltre, avendo delle ricadute positive nella cura di certe patologie”.
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