Sono 612 i pazienti sottoposti ad angioplastica primaria e la mortalità si è ridotta drasticamente passando dal 7-8% all
SIENA. Dolore toracico? Non indugiate: chiamate subito il 118. E’ la raccomandazione che, dal medico del 118 al cardiologo dell’emodinamica, è emersa durante il convegno organizzato dal coordinatore scientifico dell’Associazione Società scientifica Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e di Comunità Roberto Monaco, dirigente del 118, per fare il punto a tre anni dall’avvio della rete per la gestione della cardiopatia ischemica acuta nella nostra provincia. Dati alla mano, infatti, il ritardo maggiore per intervenire sull’infarto del miocardio è proprio quello del cittadino che mette una media di due ore dall’insorgere dei sintomi prima di chiamare il 118. Ad onor del vero non è facile riconoscere i sintomi di un infarto. Possono saperlo coloro che già sono in cura per scompenso cardiaco o per problemi cardiocircolatori. E proprio sconsigliando un’autodiagnosi peraltro pericolosa, a meno che non si chiami il proprio medico di famiglia, il 118 è il numero di telefono di emergenza-urgenza che deve essere sempre a portata di mano. Col progetto “Siena prima”, condiviso tra USL7 sistema 118 ed Emodinamica delle Scotte, partito tre anni fa, sono 612 i pazienti sottoposti ad angioplastica primaria e la mortalità si è ridotta drasticamente passando dal 7-8% all’1%, valori questi, ha spiegato il dr Carlo Pierli dell’Emodinamica delle Scotte che potrebbero scendere ancora se si riducono i tempi di intervento. L’outcome infatti dipende proprio dai minuti che intercorrono tra l’attivazione del 118, la valutazione clinica del paziente e sua stabilizzazione già da parte dei medici di emergenza-urgenza ed il trasporto diretto in emodinamica. E, paradossalmente, come ha sottolineato Francesco Palumbo responsabile del 118, i tempi ancora da abbattere sono proprio quelli da parte del cittadino: il dr Iadanza delle Scotte ha ricordato come in un caso essendo intervenuti in tempi strettissimi il trattamento ha portato addirittura ad un infarto abortito, quindi non manifesto. E’ proprio il medico del 118 che a seconda della distanza in cui si trova il paziente rispetto alle Scotte, applica la casistica prevista dal protocollo condiviso dalla rete, somministra farmaci, molti dei quali di ultima generazione, decide se avere un teleconsulto con il cardiologo di emodinamica sull’elettrocardiogramma nei casi più controversi clinicamente. Un lavoro di equipe interdisciplinare e forte collaborazione che ha portato questa rete per la gestione della cardiopatia ischemica acuta nella nostra provincia un modello a livello nazionale. Quello di oggi non è un punto di arrivo ma un punto di partenza. Come ha auspicato Dafne Rossi rappresentante della consulta dei malati, il modello di trattamento così pensato possa essere applicato anche ad altri pazienti con altri tipi di patologie.
L’obiettivo per l’infarto è migliorare ancora di più i tempi di intervento ed insieme ai medici di famiglia lavorare per sensibilizzare i cittadini per far riconoscere sia i sintomi premonitori – spesso misconosciuti – sia le possibilità terapeutiche disponibili grazie a questa organizzazione.