E
SIENA. Per la prima volta in un ospedale pubblico in Europa, è stata utilizzata a Siena una nuova tecnica per rimuovere il tumore del nervo acustico e preservare l’udito. L’importante risultato è stato messo a punto dalla Chirurgia Otologica e della Base Cranica del policlinico Santa Maria alle Scotte, diretta da Franco Trabalzini, in sinergia con la Neurochirurgia Ospedaliera, diretta da Giuseppe Oliveri, l’Anestesia e Terapia Intensiva Neurochirurgica, diretta da Ettore Zei, la NINT – Neuroimmagini e Neurointerventistica, diretta da Alfonso Cerase, all’interno del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Neurosensoriali, diretto dal professor Alessandro Rossi.
“Abbiamo operato i primi due pazienti con i nuovi metodi – spiega Trabalzini – messi a punto da un gruppo di ingegneri di Tokio, venuti appositamente alle Scotte dal Giappone. Attraverso un nuovo sistema di monitoraggio intraoperatorio del nervo acustico riusciamo ad aumentare significativamente la possibilità di preservare un buon livello uditivo, sino a 85-90% dei casi operati. Sino a pochi decenni fa la rimozione chirurgica di questi tumori, detti neurinomi, era associata ad un non trascurabile tasso di mortalità, il risultato funzionale rispetto alla conservazione dell’udito non era preso in considerazione se non in casi estremamente selezionati. Oggi, a Siena, lo possiamo fare”. I neurinomi si sviluppano a livello intracranico in una sede anatomica estremamente delicata, mettendo a repentaglio non solo la funzione uditiva, ma anche quella dell’equilibrio, nonchè i nervi che determinano i movimenti della faccia e regolano l’emissione della parola e la deglutizione.
“Grazie al nostro lavoro d’équipe e all’alta specializzazione – aggiunge Oliveri – il nostro centro è punto di riferimento nazionale per queste patologie, che richiedono moderne tecniche chirurgiche e un alto livello tecnologico, in modo da ridurre al minimo le complicanze post-operatorie. Gli interventi sono durati circa sette ore e i pazienti stanno bene e hanno preservato l’udito”. Siena quindi è diventato un centro di eccellenza con un elevato indice di attrazione, grazie a superspecialità e innovazione tecnologica: circa l’80% dei pazienti, per queste patologie, vengono da tutta Italia. “Si tratta di una vera rivoluzione – conclude Alessandro Rossi – che cambierà radicalmente la qualità della vita nei pazienti operati di questo tipo di tumori. Salvaguardare le capacità neurosensoriali e poter preservare l’udito, in patologie così complesse, è ormai una realtà per il nostro policlinico”.
“Abbiamo operato i primi due pazienti con i nuovi metodi – spiega Trabalzini – messi a punto da un gruppo di ingegneri di Tokio, venuti appositamente alle Scotte dal Giappone. Attraverso un nuovo sistema di monitoraggio intraoperatorio del nervo acustico riusciamo ad aumentare significativamente la possibilità di preservare un buon livello uditivo, sino a 85-90% dei casi operati. Sino a pochi decenni fa la rimozione chirurgica di questi tumori, detti neurinomi, era associata ad un non trascurabile tasso di mortalità, il risultato funzionale rispetto alla conservazione dell’udito non era preso in considerazione se non in casi estremamente selezionati. Oggi, a Siena, lo possiamo fare”. I neurinomi si sviluppano a livello intracranico in una sede anatomica estremamente delicata, mettendo a repentaglio non solo la funzione uditiva, ma anche quella dell’equilibrio, nonchè i nervi che determinano i movimenti della faccia e regolano l’emissione della parola e la deglutizione.
“Grazie al nostro lavoro d’équipe e all’alta specializzazione – aggiunge Oliveri – il nostro centro è punto di riferimento nazionale per queste patologie, che richiedono moderne tecniche chirurgiche e un alto livello tecnologico, in modo da ridurre al minimo le complicanze post-operatorie. Gli interventi sono durati circa sette ore e i pazienti stanno bene e hanno preservato l’udito”. Siena quindi è diventato un centro di eccellenza con un elevato indice di attrazione, grazie a superspecialità e innovazione tecnologica: circa l’80% dei pazienti, per queste patologie, vengono da tutta Italia. “Si tratta di una vera rivoluzione – conclude Alessandro Rossi – che cambierà radicalmente la qualità della vita nei pazienti operati di questo tipo di tumori. Salvaguardare le capacità neurosensoriali e poter preservare l’udito, in patologie così complesse, è ormai una realtà per il nostro policlinico”.