In evidenza l’importanza dell’innovazione, della ricerca scientifica e della digitalizzazione
FIRENZE. La premessa è che lo scenario di riferimento del sistema sanitario regionale della Toscana è radicalmente mutato con la pandemia da Covid-19, con la necessità di ripensare in maniera rapida e flessibile l’offerta, anche sul fronte socio-sanitario e socio-assistenziale. Da qui l’opportunità di un intesa, ampia e su più temi, da stringere con le organizzazione sindacali sulla sanità del prossimo futuro e sul suo riordino.
Un protocollo, quello illustrato oggi e stretto tra Regione e sindacati, che ribadisce la centralità della sanità pubblica, che mette in evidenza l’importanza dell’innovazione, della ricerca scientifica e della digitalizzazione del servizio sanitario nazionale, ma anche – come metodo di lavoro – della concertazione e contrattazione e del dialogo con i territori.
Ne esce una prospettiva fatta di opportunità, ma anche di criticità e nodi da sciogliere, come la necessità per la futura tenuta del sistema di rivalutare le risorse economiche messe a disposizione a livello nazionale, erose dal caro inflazione e caro bolletta. Con l’obiettivo, condiviso, del potenziamento della sanità e dell’integrazione socio-sanitaria territoriale.
L’intesa è stata firmata a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della giunta regionale toscana: presente il presidente Eugenio Giani, gli assessori alla sanità e al sociale Simone Bezzini e Serena Spinelli e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali confederali e delle sigle di categoria (funzione pubblica, poteri locali e pensionati).
“L’obiettivo – ha detto il presidente Giani – è concordare con le tre sigle sindacali le linee di indirizzo e la filosofia con cui la Regione si trova a gestire la sanità, che deve essere pubblica. Le organizzazioni sindacali attraverso questo patto trovano un’intesa su obiettivi e fini e concordano sul fatto che un sistema pubblico, e lo abbiamo visto con la pandemia, diventa determinante quando si entra nel vivo della tutela della salute dei cittadini. Il protocollo mette a regime e nero su bianco quelli che sono obiettivi condivisi. Si articola su più di venti punti e su questo ci muoveremo per dare risposte concrete”.
Il cuore delle riforme e dei percorsi di riorganizzazione che si svilupperanno nei prossimi anni sono la digitalizzazione e l’asssistenza territoriale. Nel protocollo c’è il riferimento al nuovo modello futuro basato su case di comunità, ospedali di comunità per le cure intermedie e centrali operative territoriali – ma anche non autosufficienza, telemedicina, Rsa, cohousing e housing sociale e invecchiamento attivo – illustrato con un’iniziativa pubblica nelle settimane scorse e su cui si sta concludendo un percorso di ascolto con l’impegno a recepire il decreto ministeriale 77 dell’estate entro la fine dell’anno.
Un ruolo chiave, concordano tutti, in una sanità di prossimità che sia piena e concreta l’avranno sicuramente le tecnologie digitali. Ed anche questo trovano spazio nell’intesa. Va facilitata, si spiega, memoria e disponibilità dei percorsi assistenziali, o dei singoli episodi diagnostici o terapeutici, con medici di medicina generale, specialisti, farmacisti, infermieri di famiglia e non e il monitoraggio a distanza, ad esempio, con invio di parametri clinici direttamente da casa. La prospettiva è quella di una condivisione ancora più ampia e semplice di dati ed esami e l’esperienza delle visite a distanza per la presa in carico di pazienti cronici, utilizzata nella prima fase della pandemia, sarà mantenuta e promossa.
Tra gli altri temi affrontati c’è il monitoraggio trimestrale sull’andamento dei bilanci, la tracciabilità per il trasporto sanitario dell’appropriatezza delle prescrizioni attraverso un percorso trasparente e più semplice nelle procedure tutto dematerializzato, la compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini in funzione della reale situazione economica e dunque utilizzando l’indicatore Isee anziché il redddito sottoposto ad Irpef, meno indicativo, e con l’impegno a rivedere le soglie per le esenzioni se non sufficienti a tutelare le fasce meno abbienti.
Si parla naturalmente anche delle liste di attesa e dei piccoli ospedali – soprattutto quelli delle aree interne, montane, disagiate ed insulari – che dovranno trovare la loro vocazione attraverso lo svolgimento di attività a bassa intensità assistenziale, come presidi ospedalieri di base. Si cita l’emergenza urgenza e la continuità assistenziale, con il via libera della giunta alla nuova riorganizzazione che c’è stata giusto nei giorni scorsi.
Ci sono ancora nel protocollo firmato impegni e riflessioni per un progetto dedicato alle nuove generazioni: dalla prevenzione di problematiche come l’obesità, il disagio psicologico ma anche le nuove condizioni genitoriali e l’equa istruzione alla necessità di rafforzare le equipe multidisciplinari e multiprofessionali dei servizi dei consultori, della salute mentale e delle dipendenze e della prevenzione.
Non poteva mancare il nodo del personale. L’intesa richiama la previsione di una cabina di regia regionale, in collaborazione con tutte le aziende ed Estar, che monitori assunzioni e consistenza degli organici, ma anche, tra le altre cose, l’attivazione di un sistema di mobilità attraverso procedure di livello regionale e la stabilizzazione del personale precario assunto durante l’emergenza pandemica e necessario sulla base dei piani dei fabbisogni.
L’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini ha sottolineato l’importanza di un metodo di lavoro all’insegna del confronto e della condivisione con le organizzazioni sindacali confederali, che è stato alla base dell’impegno di aggiornamento e riscrittura del protocollo. Un lavoro resosi indispensabile, ha detto Bezzini, alla luce del nuovo scenario post pandemia.