Sane abitudini alimentari ed igieniche aiutano a stare meglio
di Antonio Vona*
SIENA. Sono almeno cinquant’anni che la pubblicità ci offre prodotti ‘che più bianco non si può’ per l’igiene della persona e per la pulizia della casa; shampoo, saponi di tutti i tipi, dentifrici, creme detergenti, detersivi per i piatti e per la biancheria, igienizzanti per piastrelle, per i pavimenti, per il bagno, e così via, e il tutto ‘profumato di pulito’. Sì, perché il pulito profuma. Nel carrello della spesa settimanale la presenza di prodotti di questo tipo è rilevante, tant’è vero che essi rientrano nella categoria dei prodotti di largo consumo. In effetti, il fatturato dei fornitori di questi beni è spesso enormemente superiore a quello di molte aziende farmaceutiche.
Tutto ciò da una parte testimonia che il bisogno di mettere ordine nella propria casa e nella propria persona è un’esigenza naturale in una civiltà evoluta come la nostra, ma dall’altra parte ha concentrato l’attenzione solo sugli aspetti esteriori della pulizia: se facessimo un’ispezione all’interno del nostro corpo troveremmo il più delle volte una situazione penosa rispetto a quella esterna.
Tra i pochi vantaggi delle società un po’ meno evolute c’è, al contrario, una maggiore attenzione verso la pulizia interna; basta guardare indietro di almeno cinquant’anni: nonostante le ricorrenti parassitosi, i vermi intestinali, i funghi sulla pelle e i pidocchi, l’organismo era davvero meno intossicato. Si può forse dire che i parassiti svolgevano dopo tutto un’azione per certi versi positiva, quella di tenere ben deste tutte le difese. Necessaria era quindi l’abitudine di prendere una purga almeno una volta al mese, con il risultato che, insieme con le uova dei parassiti, tutte le scorie intestinali venivano eliminate prima di poter innescare processi patologici di fermentazione e di putrefazione.
Questa abitudine si è persa, forse non ce n’è più il tempo, o forse si ritiene che in fondo non sia più necessaria: i cibi in scatola sono resi microbiologicamente inoffensivi all’origine, le verdure non si annaffiano più con acque luride, gli allevamenti animali sono controllati, le nostre mani sono più pulite e le condizioni igieniche dell’ambiente sono decisamente migliorate. In realtà, però, ci sarebbe ancora più di prima il bisogno di tenere pulito l’intestino, non per difenderlo dai parassiti, contro i quali, comunque, aveva già affilato le sue armi durante svariate centinaia di milioni di anni di evoluzione, ma contro agenti che esso non ha ancora avuto il tempo di conoscere bene: le numerosissime nuove sostanze chimiche che assumiamo con gli alimenti. Non possedendo precise strategie di difesa contro queste, l’intestino abbozza una qualche reazione (e a volte rischia di fare anche danni maggiori), e poi, incapace di gestire a fondo la questione, si trova costretto ad abbandonare la partita. Le sostanze chimiche rimangono quindi a contatto troppo a lungo con le mucose intestinali, approfittando anche della ormai imperante stitichezza, e spesso trovano la via per invadere anche i tessuti di tutto l’organismo e intossicarli. Sempre di più si sta constatando che le cattive condizioni in cui si trova l’intestino possono costituire una precisa concausa verso malattie anche gravi.
Una alimentazione sana è perciò importantissima per mantenere ‘a norma’ l’ambiente intestinale; ma se questa non è più possibile, se mai lo è stata, allora è bene ri-adottare delle efficienti tecniche di pulizia.
C’è un detto giapponese che riassume, nelle sue poche parole, tutto quanto detto finora: “Nella persona sana anche le feci profumano”. Forse non è proprio così…, ma, lo sappiamo, il pulito profuma.