di Jolanta Burzynska*
SIENA. Gli scienziati ritengono che la particolare suscettibilità delle donne ad ammalarsi di depressione risieda in alcune differenze neurofisiologiche geneticamente determinate come, per esempio, la maggiore sensibilità dei recettori del fattore del rilascio della corticotropina, l'ormone coinvolto nei meccanismi di risposta allo stress. Il ruolo del sistema neuroendocrino e soprattutto l'influenza degli estrogeni sui circuiti cerebrali si ripercuote sui cambiamenti dell'umore legati al ciclo mestruale, sulla più alta incidenza della depressione stagionale nel sesso femminile e rende le donne particolarmente vulnerabili nel periodo di grandi cambiamenti ormonali. In effetti, sia il puerperio che la menopausa sono caratterizzati da una variabilità dell'umore, da malinconia, che nella maggior parte dei casi è passeggera, ma alcune volte si trasforma in vera e propria depressione.
Per quanto riguarda il puerperio, il calo repentino dopo il parto degli estrogeni e del progesterone causa nei giorni successivi, nell'oltre 70 per cento delle madri, i sintomi di baby blues: crisi di pianto immotivato, irritabilità, inquietudine e ansia che tendono a scomparire nel giro di pochi giorni senza nessun significato patologico.
Entro il primo anno dopo il parto però, una madre su 10 sviluppa la depressione post partum con i sintomi tipici di una depressione maggiore: perdita di interessi, rallentamento psico-motorio o agitazione, umore depresso, insonnia, perdita o aumento di peso, stanchezza, pensieri di morte, difficoltà di concentrazione e stanchezza estrema che portano la donna a sentirsi incapace di svolgere il nuovo ruolo, colpevole per non provare i sentimenti "normali" d'amore verso il bambino, ma solo la paura di poter fargli del male, disperazione, confusione e vergogna per la propria inadeguatezza. La mancanza di sonno, le difficoltà di allattamento e le eccessive preoccupazioni nei confronti del nascituro peggiorano la situazione. Fra i fattori che causano la depressione post partum oltre alla predisposizione genetica e agli episodi depressivi precedenti, vengono considerati: il mancato sostegno emotivo e le tensioni all'interno della famiglia.
La depressione post partum può durare un anno e con moltà probabilità si ripresenterà in occasione delle gravidanze successive. Se non curata si riflette negativamente sul rapporto madre-bambino in un periodo di vita molto importante per lo sviluppo psicologico dell'individuo.
Purtroppo alcune neomamme, una su mille, vanno incontro ad una forma di patologia ancora più grave, che necessita di un intervento sanitario urgente: la psicosi post-partum caratterizzata da uno stato di agitazione, delirio, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino. Nel passato di queste donne ci possono essere episodi depressivi, esperienze di abuso e di violenza.
Quando le cronache riportano i casi di infanticidio, frequentemente abbiamo a che fare con quelle, come le descrive Monica Morganti nel suo libro "La rabbia delle donne"(Franco Angeli, 2006): "mamme depresse: donne che compiono una specie di suicidio allargato; decidono infatti di lasciarsi morire alla vita, scivolando nel tunnel depressivo, perché non ce la fanno più a vivere e pensano di uccidere il proprio figlio per non lasciarlo solo in questo mondo crudele". Il partner e la famiglia giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione della depressione e nella richiesta d'aiuto specialistico. Oltre a fornire un adeguato sostegno emotivo alla puerpera dovrebbero cogliere i segni di disagio che la mamma non esprime direttamente o perchè si vergogna, o perché, potrebbe, in caso di psicosi, non esserne consapevole.
Quante volte, dopo una tragedia che coinvolge la mamma e il suo bambino i vicini intervistati dicono: era una famiglia normale. Invece, come ci fa notare la psicologa Monica Morganti: "Accanto ad ogni mamma che uccide, in realtà, non c'è nessuno: né un marito, né una rete parentale o sociale che dia un sostegno reale. Le donne sono lasciate tragicamente sole di fronte all'esperienza della maternità; è proprio la solitudine unita alla depressione, la principale imputata di questi tragici accadimenti".
*medico psicoterapeuta
http://www.psicosomatica-psicoterapia-siena.it
http://psicoterapiapsicosomatica.blogspot.com/
SIENA. Gli scienziati ritengono che la particolare suscettibilità delle donne ad ammalarsi di depressione risieda in alcune differenze neurofisiologiche geneticamente determinate come, per esempio, la maggiore sensibilità dei recettori del fattore del rilascio della corticotropina, l'ormone coinvolto nei meccanismi di risposta allo stress. Il ruolo del sistema neuroendocrino e soprattutto l'influenza degli estrogeni sui circuiti cerebrali si ripercuote sui cambiamenti dell'umore legati al ciclo mestruale, sulla più alta incidenza della depressione stagionale nel sesso femminile e rende le donne particolarmente vulnerabili nel periodo di grandi cambiamenti ormonali. In effetti, sia il puerperio che la menopausa sono caratterizzati da una variabilità dell'umore, da malinconia, che nella maggior parte dei casi è passeggera, ma alcune volte si trasforma in vera e propria depressione.
Per quanto riguarda il puerperio, il calo repentino dopo il parto degli estrogeni e del progesterone causa nei giorni successivi, nell'oltre 70 per cento delle madri, i sintomi di baby blues: crisi di pianto immotivato, irritabilità, inquietudine e ansia che tendono a scomparire nel giro di pochi giorni senza nessun significato patologico.
Entro il primo anno dopo il parto però, una madre su 10 sviluppa la depressione post partum con i sintomi tipici di una depressione maggiore: perdita di interessi, rallentamento psico-motorio o agitazione, umore depresso, insonnia, perdita o aumento di peso, stanchezza, pensieri di morte, difficoltà di concentrazione e stanchezza estrema che portano la donna a sentirsi incapace di svolgere il nuovo ruolo, colpevole per non provare i sentimenti "normali" d'amore verso il bambino, ma solo la paura di poter fargli del male, disperazione, confusione e vergogna per la propria inadeguatezza. La mancanza di sonno, le difficoltà di allattamento e le eccessive preoccupazioni nei confronti del nascituro peggiorano la situazione. Fra i fattori che causano la depressione post partum oltre alla predisposizione genetica e agli episodi depressivi precedenti, vengono considerati: il mancato sostegno emotivo e le tensioni all'interno della famiglia.
La depressione post partum può durare un anno e con moltà probabilità si ripresenterà in occasione delle gravidanze successive. Se non curata si riflette negativamente sul rapporto madre-bambino in un periodo di vita molto importante per lo sviluppo psicologico dell'individuo.
Purtroppo alcune neomamme, una su mille, vanno incontro ad una forma di patologia ancora più grave, che necessita di un intervento sanitario urgente: la psicosi post-partum caratterizzata da uno stato di agitazione, delirio, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino. Nel passato di queste donne ci possono essere episodi depressivi, esperienze di abuso e di violenza.
Quando le cronache riportano i casi di infanticidio, frequentemente abbiamo a che fare con quelle, come le descrive Monica Morganti nel suo libro "La rabbia delle donne"(Franco Angeli, 2006): "mamme depresse: donne che compiono una specie di suicidio allargato; decidono infatti di lasciarsi morire alla vita, scivolando nel tunnel depressivo, perché non ce la fanno più a vivere e pensano di uccidere il proprio figlio per non lasciarlo solo in questo mondo crudele". Il partner e la famiglia giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione della depressione e nella richiesta d'aiuto specialistico. Oltre a fornire un adeguato sostegno emotivo alla puerpera dovrebbero cogliere i segni di disagio che la mamma non esprime direttamente o perchè si vergogna, o perché, potrebbe, in caso di psicosi, non esserne consapevole.
Quante volte, dopo una tragedia che coinvolge la mamma e il suo bambino i vicini intervistati dicono: era una famiglia normale. Invece, come ci fa notare la psicologa Monica Morganti: "Accanto ad ogni mamma che uccide, in realtà, non c'è nessuno: né un marito, né una rete parentale o sociale che dia un sostegno reale. Le donne sono lasciate tragicamente sole di fronte all'esperienza della maternità; è proprio la solitudine unita alla depressione, la principale imputata di questi tragici accadimenti".
*medico psicoterapeuta
http://www.psicosomatica-psicoterapia-siena.it
http://psicoterapiapsicosomatica.blogspot.com/