SIENA. Si è svolto alla Certosa di Pontignano il convegno nazionale del ventennale della Società Italiana di Psicofisiologia. Il congresso, organizzato da Simone Rossi dell’U.O.C. Neurologia del policlinico Santa Maria alle Scotte, diretta da Alessandro Rossi, ha riunito circa 100 professionisti fra neuroscienziati italiani e stranieri, esperti nei settori della psicologia, neurologia, psichiatria, fisiologia, riabilitazione e ingegneria. Ogni partecipante ha contribuito, con la propria competenza specifica, ad approfondire la conoscenza dei meccanismi cerebrali alla base delle funzioni cognitive, della coscienza, della memoria e del movimento, utilizzando le più avanzate metodiche di registrazione dell’attività cerebrale in vivo.
“Si è discusso – spiega il dottor Rossi – della Brain Computer Interface, cioè della concreta possibilità di far eseguire a un computer o a un robot, i comandi elaborati con il pensiero, come nuova frontiera per la comunicazione dei pazienti disabili”. In questo contesto si è volta anche una tavola rotonda durante la quale neuroscienziati e musicisti professionisti si sono confrontati sui meccanismi cerebrali che sottendono l’esecuzione, l’improvvisazione musicale e la sintonia che si crea in un insieme di strumentisti durante un’esecuzione. In altri termini, la musica concepita come strumento per capire i meccanismi della mente.
“In relazione – conclude Rossi – a questo nuovo ambito di studio, sono stati presentati i risultati preliminari di un progetto finanziato dalla Comunità Europea, chiamato Brain Tuning, relativo all’elaborazione cerebrale della musica nei neonati, valutata tramite risonanza magnetica
funzionale. Questo convegno ha dimostrato come le neuroscienze moderne stiano superando il confine, un tempo considerato invalicabile, tra cervello e mente”.
“Si è discusso – spiega il dottor Rossi – della Brain Computer Interface, cioè della concreta possibilità di far eseguire a un computer o a un robot, i comandi elaborati con il pensiero, come nuova frontiera per la comunicazione dei pazienti disabili”. In questo contesto si è volta anche una tavola rotonda durante la quale neuroscienziati e musicisti professionisti si sono confrontati sui meccanismi cerebrali che sottendono l’esecuzione, l’improvvisazione musicale e la sintonia che si crea in un insieme di strumentisti durante un’esecuzione. In altri termini, la musica concepita come strumento per capire i meccanismi della mente.
“In relazione – conclude Rossi – a questo nuovo ambito di studio, sono stati presentati i risultati preliminari di un progetto finanziato dalla Comunità Europea, chiamato Brain Tuning, relativo all’elaborazione cerebrale della musica nei neonati, valutata tramite risonanza magnetica
funzionale. Questo convegno ha dimostrato come le neuroscienze moderne stiano superando il confine, un tempo considerato invalicabile, tra cervello e mente”.