SIENA. Buoni i risultati raggiunti per garantire continuità di percorso assistenziale tra ospedale e territorio. Grazie ad una forte collaborazione tra Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, Azienda USL 7, medici di base e Associazioni di Volontariato, sono state avviate numerose iniziative per agevolare l’accesso di pazienti fragili e complessi e garantire loro sostegno e aiuto, anche dopo la dimissione dall’ospedale.
“Garantire la continuità assistenziale – spiega il direttore generale delle Scotte, Paolo Morello Marchese – è per noi un dovere non solo sanitario ma anche morale e sociale. Si tratta di un progetto che fa parte dell’HPH, la rete regionale degli ospedali che promuovono la salute, e punta alla qualità della vita per quelle persone affette da malattie cronico-degenerative inguaribili ma non per questo incurabili, accompagnandole nelle fasi più difficili della malattia”.
Alle Scotte sono attivi sia specifici ambulatori infermieristici di continuità assistenziale, che operano in integrazione con i servizi infermieristici territoriali, soprattutto sul piano dell’educazione sanitaria per il paziente complesso, sia percorsi formativi interaziendali dedicati. Ci sono inoltre prestazioni specialistiche di accesso agevolato che assicurano visite domiciliari o ospedaliere, con percorso dedicato a pazienti complessi.
“Il percorso – aggiunge Mariassunta Gregori, referente ospedaliera del progetto – viene attivato su indicazione del medico di famiglia che è il punto di riferimento del paziente. Tra gennaio e maggio abbiamo effettuato circa 105 accessi agevolati per pazienti fragili con sclerosi laterale amiotrofica, cerebrolesi, oncologici o altre patologie complesse, di cui 55 domiciliari e 50 ospedalieri. Lavoriamo anche in piena sinergia con l’azienda USL 7, segnalando i casi di dimissione di pazienti complessi ai Punti Unici di Accesso ai servizi territoriali, per il sostegno del paziente e della sua famiglia”.
Nel 2009 sono stati dimessi dalle Scotte 1.072 casi complessi e, di questi, 596 hanno utilizzato il servizio di assistenza domiciliare integrata.
“Spesso le criticità ricadono sui familiari – conclude Gino Bicci, presidente del Tribunale per i diritti del malato di Siena – e avremmo bisogno di maggiori strutture ma è importante coinvolgere tutte le istituzioni, per condividere il problema e fare sistema, lavorando in sinergia su un progetto condiviso. E’ necessaria quindi una continua informazione rivolta a strutture ospedaliere, medici di base e cittadinanza”.
“Garantire la continuità assistenziale – spiega il direttore generale delle Scotte, Paolo Morello Marchese – è per noi un dovere non solo sanitario ma anche morale e sociale. Si tratta di un progetto che fa parte dell’HPH, la rete regionale degli ospedali che promuovono la salute, e punta alla qualità della vita per quelle persone affette da malattie cronico-degenerative inguaribili ma non per questo incurabili, accompagnandole nelle fasi più difficili della malattia”.
Alle Scotte sono attivi sia specifici ambulatori infermieristici di continuità assistenziale, che operano in integrazione con i servizi infermieristici territoriali, soprattutto sul piano dell’educazione sanitaria per il paziente complesso, sia percorsi formativi interaziendali dedicati. Ci sono inoltre prestazioni specialistiche di accesso agevolato che assicurano visite domiciliari o ospedaliere, con percorso dedicato a pazienti complessi.
“Il percorso – aggiunge Mariassunta Gregori, referente ospedaliera del progetto – viene attivato su indicazione del medico di famiglia che è il punto di riferimento del paziente. Tra gennaio e maggio abbiamo effettuato circa 105 accessi agevolati per pazienti fragili con sclerosi laterale amiotrofica, cerebrolesi, oncologici o altre patologie complesse, di cui 55 domiciliari e 50 ospedalieri. Lavoriamo anche in piena sinergia con l’azienda USL 7, segnalando i casi di dimissione di pazienti complessi ai Punti Unici di Accesso ai servizi territoriali, per il sostegno del paziente e della sua famiglia”.
Nel 2009 sono stati dimessi dalle Scotte 1.072 casi complessi e, di questi, 596 hanno utilizzato il servizio di assistenza domiciliare integrata.
“Spesso le criticità ricadono sui familiari – conclude Gino Bicci, presidente del Tribunale per i diritti del malato di Siena – e avremmo bisogno di maggiori strutture ma è importante coinvolgere tutte le istituzioni, per condividere il problema e fare sistema, lavorando in sinergia su un progetto condiviso. E’ necessaria quindi una continua informazione rivolta a strutture ospedaliere, medici di base e cittadinanza”.