L'azienda farmaceutica attiva l'osservazione sulla psoriasi:
“Per troppo tempo la medicina, come un abito di sartoria, è stata tagliata sui corpi degli uomini – afferma Flavia Franconi, professoressa di Farmacologia e presidente del GISeG – Gruppo Italiano Salute e Genere, partner di Novartis nelle iniziative di informazione sulla Medicina di Genere –. Lo studio ha un obiettivo molto rilevante ed innovativo: quello di indagare sia l’uomo che la donna nelle loro differenze e nelle loro somiglianze nella risposta ai trattamenti farmacologici. Infatti, la Medicina di Genere non è una medicina che studia solo ‘il femminile’, ma è la medicina che vuole arrivare all’equità nella prevenzione e nella cura. È la strada verso i trattamenti personalizzati: per avere cure individuali ci vorrà del tempo, ma questo è un primo, importante, mattone”.
Le evidenze dimostrano che uomini e donne si ammalano in maniera diversa e che una stessa patologia può avere un impatto differente su di loro. Inoltre, rispetto agli uomini le donne sono colpite con maggiore frequenza (da 1,5 a 1,7 volte) e in maniera più pesante dagli effetti collaterali delle terapie. Questo dipende da molti fattori, incluso il fatto che i farmaci sono poco studiati sulle donne, nonostante ne siano le maggiori consumatrici.
Proprio alla luce di queste evidenze, un maggiore coinvolgimento delle donne negli studi clinici è ormai considerato una priorità dalle istituzioni sanitarie. “Sono ormai diversi anni che le autorità sanitarie internazionali come OMS e FDA sottolineano l’importanza di un’equa rappresentanza dei generi negli studi clinici. Novartis, prima tra le aziende farmaceutiche, ha deciso di raccogliere questa sfida, avviando in Italia uno studio osservazionale di genere” – afferma Maria Delia Colombo, Scientific Alignment Manager di Novartis Farma, Italia – “lo studio Gender Attention riflette la visione strategica di Novartis, che si traduce in un impegno continuo per la ricerca sulle molecole, anche quelle di uso consolidato come la ciclosporina, allo scopo di conoscerle sempre meglio e di adattarle alle specificità dei pazienti, incluse quelle di genere”.
Nello studio Gender Attention, l’influenza del fattore genere sull’insorgenza di effetti collaterali sarà valutata rispetto al farmaco che ha cambiato la storia dell’immunologia: la ciclosporina, introdotta in Italia nel 1983, è infatti il primo immunosoppressore che ha reso possibile il controllo della reazione di rigetto nei trapianti d’organo e il controllo efficace delle più diffuse malattie autoimmuni, come la psoriasi e l’artrite reumatoide. Il profilo di tollerabilità ed efficacia di questo farmaco è stato approfondito nell’arco di quasi 30 anni.
Oltre a rilevare eventuali differenze tra donne e uomini nell’incidenza di effetti collaterali, lo studio ha anche l’obiettivo di esplorare l’esistenza di eventuali relazioni tra questi e le variazioni dei livelli ormonali nelle donne e infine valutare la soddisfazione complessiva del paziente nei confronti della terapia con ciclosporina. Allo studio, condotto su circa 1.200 pazienti, parteciperanno circa 50 Centri ambulatoriali di Dermatologia convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.
La psoriasi è una patologia cronica nella quale il genere appare essere un fattore determinante: colpisce tra l’1,5 e il 2% della popolazione nei Paesi occidentali, e ha effetti sociali e psicologici molto pesanti. Questi ultimi sono particolarmente prevalenti nel sesso femminile (54% vs 40% negli uomini) e provocano limitazioni, spesso invalidanti, della vita sociale. “Il caso della psoriasi dimostra che l’appartenenza di genere determina come ciascuna patologia si declini nel corpo umano e come esista una diversità nella percezione dello stato di malattia e nel modo in cui viene affrontato il percorso di cura” – afferma Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’H San Raffaele Resnati SpA – “l’impatto di questa patologia sull’autostima della donna è assai più forte di quanto possa essere per un uomo e questo genera un contraccolpo depressivo, con effetti negativi sull’aderenza alla terapia”.
Negli ultimi anni il tema della Medicina di Genere ha ottenuto una crescente attenzione da parte delle istituzioni italiane. Nel 2008 l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato, con un finanziamento del Ministero della Salute, il progetto “Salute della donna”, che ha come obiettivi quelli di studiare protocolli di prevenzione genere-mirati, approntare linee guida specifiche per il genere femminile e studiare le influenze dell’ambiente e del ruolo sociale della donna sulla salute per suggerire provvedimenti operativi.
“La Medicina di Genere” – afferma Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità – “deve essere uno dei cardini della sanità pubblica: perché solo l’appropriatezza della cura è in grado di tutelare veramente la salute della donna. Il lavoro sull’appropriatezza terapeutica nei confronti della donna, inoltre, ha un significato più ampio: fa parte di un approccio personalizzato alla cura, che riguarda anche gli uomini, i bambini, gli anziani, perché siamo tutti uguali ma tutti diversi!”.
E proprio per far crescere nella popolazione la consapevolezza sull’importanza del fattore determinante ‘genere’ e favorire così l’avvio di una medicina veramente personalizzata, in occasione del lancio dello studio ‘Gender Attention’, Novartis ha promosso la realizzazione di un cortometraggio che avrà come canale primario di diffusione il web: il video, firmato da Alberto Ferrari, regista della popolarissima serie televisiva Distretto di Polizia, attraverso una metafora intende illustrare al pubblico che cosa significhi lavorare in un’ottica di genere e come questo nuovo approccio possa garantire a tutti noi, uomini e donne, di ottenere quello di cui abbiamo realmente bisogno quando ci dobbiamo curare.