SIENA. Oltre la massiccia campagna pubblicitaria in favore dell’olio di palma, secondo il sito dell’unione italiana per l’olio di palma sostenibile – finanziato, si dice, da multinazionali come Ferrero, Nestlè e Unilever – sarebbero stati sfatati finalmente gli inutili allarmismi nutrizionali. Di diverso parere appare la nota di Marco Silano dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicata sulla newsletter dell’Istituto. Il consumo dell’olio di palma va ridotto soprattutto nei bambini tra i 3 e i 10 anni e negli adulti con fattori di rischio cardiovascolare. Questa è, in sintesi, la conclusione del parere pubblicato recentemente sul sito del Ministero della salute in merito alla tossicità dell’olio di palma, e che si basa sulle raccomandazioni di una sana e corretta alimentazione delle principali organizzazioni e agenzie internazionali. La presenza dell’olio di palma è largamente diffusa, soprattutto nei prodotti industriali. Il quesito nasceva poiché la composizione dell’olio di palma, tra tutti i grassi vegetali presenti sul mercato, si caratterizza per una percentuale elevata di acidi grassi saturi, il cui consumo è stato correlato a un maggior rischio cardiovascolare. In base alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e delle maggiori agenzie internazionali, il consumo di acidi grassi saturi compatibile con una sana alimentazione non deve superare il 10% del fabbisogno calorico quotidiano e pertanto, poiché la presenza dell’olio di palma è largamente diffusa, soprattutto nei prodotti industriali, molto utilizzati, l’invito a un contenimento dei consumi di questa tipologia di prodotti è parsa un’indicazione adeguata per riequilibrare l’assunzione giornaliera di acidi grassi nella nostra dieta e in particolar modo nei bambini che sono, in base ai dati di consumo, i maggiori fruitori di questi alimenti. I dati attribuiscono un consumo di grassi saturi alla popolazione adulta pari a 27,2 grammi contro i 22 raccomandati. La raccomandazione vale anche per gli obesi, gli ipertesi, i dislipidemici che mostrano, in base alle indicazioni della letteratura scientifica, il maggior rischio di eventi cardiovascolari a fronte di un maggior consumo di grassi saturi. I dati di consumo italiani, aggiornati al 2006, su cui si è basata la valutazione dell’Iss e dai quali è scaturito l’invito alla moderazione, sono gli unici scientificamente validati e attribuiscono un consumo di grassi saturi alla popolazione adulta pari a 27,2 grammi contro i 22 raccomandati e un consumo di saturi di 27,8 grammi per la fascia di età tra i tre e i 10 anni. Tuttavia è allo studio l’aggiornamento dei dati di consumo nazionale, in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) e il Ministero della salute. Esistono anche dati che vengono riferiti indirettamente al consumo, ma che tengono conto di altri parametri come l’import-export o le vendite dei prodotti. Non sono, perciò, scientificamente validati e tutt’al più esprimono una stima, su cui non è possibile dare indicazioni circa la relazione tra formulazione dei prodotti e gli effetti sulla salute. Oltre a moderare il consumo di grassi saturi, nel parere è contenuto l’invito ad aumentare contemporaneamente l’assunzione di acidi grassi monopolinsaturi contenuti in oli come quello di semi di girasole, di mais, di arachidi, e a fare una dieta il più possibile varia ed equilibrata a base di nutrienti come gli omega 3 o acido linoleico od oleico, contenuti in alimenti come l’olio d’oliva, il pesce e altri oli vegetali. (fonte Il Fatto Alimentare)