Dalla conferenza di Siena Cambia emergono le difficoltà di un settore cruciale
SIENA. Importanti temi affrontati, un serio approfondimento sullo stato della ricerca senese e molti appelli affinché un patrimonio di conoscenze ed eccellenza non venga disperso. Questo è il bilancio del secondo incontro organizzato da Siena Cambia sulla sanità, che aveva come argomento principale il comparto materno-infantile e gli effetti che le future riforme sanitarie avranno sui dipartimenti. Ma non si è parlato solo di questo: si è dimostrato infatti come la ricerca scientifica sia un fondamentale strumento per raggiungere un’eccellenza e una qualità del lavoro indispensabile nel settore sanitario. Alla serata hanno partecipato attivamente, quali rappresentanti delle istituzioni, la dottoressa Briani per l’Azienda Ospedaliera, la dottoressa Sancasciani per l’AUSL e l’assessore Ferretti per il Comune di Siena.
Che il settore materno-infantile delle Scotte rappresenti un’eccellenza internazionale è risaputo, un’eccellenza che però è a rischio dopo gli ultimi tagli, come ha affermato il capodipartimento Felice Petraglia: “Svolgiamo 15.000 visite l’anno e fino a qualche anno fa avevamo 25 medici. Ora siamo rimasti in quindici e in questo modo diventa quasi impossibile anche solo aggiornarsi o insegnare perché siamo letteralmente contati. Eppure i progetti che la Regione Toscana ci ha finanziato dimostrano la qualità del nostro lavoro, ma la coperta sta diventando corta, cortissima. Si deve capire che non conta solo quanti pazienti operiamo, ma che anche la qualità dei nostri interventi, o anche meglio dei nostri non interventi, è fondamentale”. Anche il responsabile della neuropsichiatria infantile Jusef Hajek è dello stesso avviso: “A Siena abbiamo potenzialità enormi, ma ciascun dipartimento lavora per conto suo, senza interscambio di informazioni. La nostra neuropsichiatria infantile è un settore trainante, non solo funziona a livello locale e regionale ma anche nazionale e internazionale. Abbiamo colleghi che dall’estero ci chiedono aiuto. Quando i pazienti fanno 900 km per venire da noi dobbiamo essere all’avanguardia con la ricerca, se ci riusciamo possiamo dare molto di più rispetto agli altri. Siena è un faro, lo è sempre stata e deve continuare a esserlo per queste malattie che distruggono le famiglie. Dobbiamo lavorare tutti assieme per continuare a tenere alta la qualità e l’onore della città e del suo ospedale”.
“La città deve tener presente una cosa – ha affermato Claudio De Felice, neonatologo e ricercatore – e cioè che la ricerca non vuol dire solo costruire montagne di carta, ma vuol dire brevetti, sperimentazione dei farmaci e posti di lavoro per quei ricercatori senza cui non potremo fare niente. Eppure l’azienda non valorizza tutto ciò, non considera che dalla ricerca ricadono benefici per l’intero territorio cittadino. Per questo tanti ragazzi in gamba se ne vanno o abbandonano del tutto la professione, disperdendo un patrimonio di conoscenze che invece potrebbero essere messi al servizio del malato”.