Biovita incontra Franco Berrino, epidemiologo dell'Isituto Nazionale di Milano
SIENA. Biovita presenta oggi l’oncologo Franco Berrino, un esperto internazionale dei tumori, un epidemiologo dei tumori, cioè uno che studia la frequenza dei tumori e cerca di capirne le cause e promuoverne la eliminazione. E’ autore di oltre 250 pubblicazioni su questi temi su riviste internazionali e attualmente dirige il Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva e anche l’Unità Operativa Epidemiologia eziologica e prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Che influenza ha l’alimentazione nella cura e nella prevenzione di tumori e recidive?
In base a migliaia di studi, si stima che oltre un terzo dei tumori maligni potrebbero essere prevenuti modificando l’alimentazione. Ci sono molte meno ricerche sul possibile ruolo della dieta per coadiuvare le terapie antitumorali, ma sempre più risultati suggeriscono che modificando l’alimentazione sia possibile ridurre la frequenza di recidive (in particolare dei tumori della mammella) e rallentare la progressione del tumore (in particolare per i tumori della prostata).
Nel caso del cancro alla mammella, alcune donne hanno ereditato mutazioni del DNA che le espongono ad un rischio molto alto di ammalarsi da giovani. Però alcune non si ammalano, o si ammalano in età avanzata.È solo il caso o c’è qualcosa che le donne possono fare per ridurre il loro rischio? Molti indizi fanno pensare che le stesse cause che rendono il cancro della mammella così frequente nella popolazione generale dei paesi occidentali (fra cui la dieta troppo “ricca” ma “povera” di cibi protettivi) siano ancora più importanti nelle donne con predisposizione ereditaria.
Quali sono gli alimenti più indicati per l’uomo? perchè?
Nei paesi occidentali la principale raccomandazione condivisa dai ricercatori che si occupano di nutrizione e cancro e formalizzata in un rapporto del World Cancer Research Fund è la seguente: consumare prevalentemente cibi di provenienza vegetale , con un’ampia varietà di verdure, frutti, legumi e cereali non industrialmente raffinati.
Spesso si incontrano medici e nutrizionisti che osteggiano quest’alimentazione “naturale”, ha un’ipotesi sul perchè? Pregiudizi? Formazione attempata?
I medici sono sempre più specializzati e non possono sapere tutto. La formazione in Medicina non prevede uno studio approfondito dell’alimentazione e dei suoi effetti. I medici, inoltre, come tutti i professionisti, sono presuntuosi e finiscono per disprezzare quello che non conoscono.
Qualcosa a proposito di latte, formaggi, carne e frutta? ci sono rilevazioni “scientifiche” che confermano le teorie macrobiotiche su questi alimenti?
Il consumo abituale di carni rosse e carni conservate favorisce la formazione di tumori dell’intestino. Il consumo abituale di frutta riduce il rischio dei tumori causati dal tabacco e dall’inquinamento ambientale, nonche’ dei tumori dello stomaco. Ciò è dovuto alla ricchezza di sostanze antiossidanti nella frutta. Dopo che il tumore si è manifestato è prudente tuttavia ridurre il consumo di frutta e di verdure a frutto (in particolare di arance, banane, frutta tropicale, pomodori, melanzane) perchè si tratta di alimenti molto ricchi di poliamine, sostanze che stimolano la proliferazione cellulare di cui le cellule tumorali sono molto avide. Il latte è un alimento che la natura ha programmato per far crescere rapidamente organismi neonati, contiene fattori di crescita e induce la sintesi di fattori di crescita. Ci sono forti sospetti che aumenti il rischio di ammalarsi di tumori dell’ovaio e della prostata. Io lo sconsiglierei a chi è malato di cancro.
Abbiamo detto che stimolare un’eccessiva produzione di fattori di crescita può essere pericoloso per il proliferare delle cellule malate, quali sono gli alimenti più incriminati? e l’insulina? Ci dà delle “dritte” generali?
L’obiettivo principale della dieta che proponiamo per la prevenzione del cancro è di ridurre i livelli di insulina nel sangue. L’insulina, infatti, fa aumentare i livelli di ormoni sessuali e di IGF-I (fattore di crescita insulinosimile di tipo 1) e alti livelli plasmatici di questi fattori sono associati ad un più alto rischio di vari tipi di cancro. L’insulina aumenta normalmente dopo ogni pasto, tanto più quanto il pasto è abbondante e tanto più quanto è ricco di zuccheri rapidamente assimilabili, cioè quanto più rapidamente aumenta la glicemia dopo il pranzo. La funzione dell’insulina, infatti, è di favorire l’ingresso del glucosio nelle cellule, e il pancreas produce insulina ogniqualvolta la glicemia aumenta. Questa funzione dell’insulina è ostacolata dalla presenza di troppi grassi saturi nelle membrane cellulari, che a sua volta dipende da troppi latticini e carni rosse nella dieta. Anche le proteine, e soprattutto le proteine di provenienza animale, favoriscono una produzione abbondante di insulina e di IGF-I.
Queste le raccomandazioni per tener bassi i livelli di insulina e di IGF-I
Mangiare poco.
La strategia Diana per ridurre l’apporto calorico è di privilegiare cibi che saziano molto, cioè piatti a base di cibi integrali che da un lato facciano volume ma che dall’altro contengano pochi grassi e quindi relativamente poche calorie. Le partecipanti allo studio Diana-1 sono dimagrite tutte senza che fosse fatta loro pressione per mangiar poco. Il trucco è saper cucinare i cereali integrali e le verdure in modo gustoso creando un effetto grassi anche se di grassi se ne usano pochi. Preferire i cibi a basso indice glicemico.
I cibi che fanno aumentare molto la glicemia da eliminare nella quotidianità:
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prodotti confezionati con farine raffinate (tipo00), ad esempio la pasta fresca o le torte. Va bene invece la normale pasta industriale italiana di grano duro
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pane bianco, in particolare se fatto con farine di grano tenero. Va bene invece il pane integrale a lievitazione naturale (ma attenzione al finto pane integrale fatto con farine raffinate a cui viene aggiunta una manciata di crusca)
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prodotti di pasticceria commerciale (biscotti, paste, brioches). Vanno bene i dolci macrobiotici che insegniamo nei corsi di cucina
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patate, purea, patatine fritte. Vanno bene invece tutte le altre verdure di stagione, anche fritte.
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riso brillato. Va bene il riso integrale e tutti gli altri cereali.
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fiocchi di mais (in particolare se ricostruiti da farine raffinate). Vanno bene invece i fiocchi di avena e i muesli senza zucchero (anche se contengono un po’ di fiocchi di mais)
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zucchero (saccarosio). Sarebbe da eliminare totalmente perché stimola direttamente la produzione di insulina anche se l’indice glicemico è relativamente basso. All’inizio possono essere utilizzate piccole dosi di zuccheri non raffinati (tipo mascobado o panela), oppure mieli, ma anche questi dovranno essere progressivamente eliminati.
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bevande gasate e zuccherate (tipo Coca o Pepsi, Sprite, Acqua tonica, Fanta, Aranciata amara, the zuccherati…). Preferire bevande calde o tiepide come: the bancha, the verde, tisane, ‘caffè’ di cereali senza zucchero.
Ridurre i grassi saturi.
I grassi saturi, noti comunemente anche come grassi animali, sono prevalentemente di origine bovina: si formano infatti nel rumine, dove i grassi insaturi vegetali vengono trasformati in grassi saturi animali. Si trovano quindi nelle carni bovine, nel latte e in tutti i prodotti del latte. Si trovano però abbondantemente anche nelle carni suine (perché i maiali sono allevati con gli scarti della lavorazione del latte) e nelle uova. Per cucinare e per condire è meglio quindi utilizzare grassi vegetali, in primo luogo l’olio extravergine di oliva (in piccole quantità perché anche gli olii fanno ingrassare) e l’olio di sesamo per friggere. Le carni sono anche ricche di alcuni grassi insaturi che converrebbe ridurre, in particolare di composti dell’acido arachidonico, un precursore di molecole che promuovono l’infiammazione e la proliferazione cellulare. I grassi del pesce, ricchi dei cosiddetti acidi grassi omega-3, hanno azione opposta e il loro consumo dovrebbe essere un po’ aumentato. Gli acidi grassi omega-3 sono presenti solo in pochi organismi vegetali: le alghe, i semi di lino, la soia, le noci e varie erbe selvatiche.
Ridurre le proteine animali.
Le proteine sono un ulteriore fattore che favorisce la produzione di insulina e di IGF-I. Quest’ultimo in particolare è favorito dalle proteine del latte. I vegani (vegetariani che non mangiano neanche uova e latticini) infatti hanno livelli plasmatici di IGF-I più bassi dei vegetariani. L’associazione di un piatto di cereali con un po’ di legumi fornisce tutti gli amminoacidi di cui abbiamo bisogno senza sovraccaricare l’organismo di alcuni amminoacidi di provenienza prevalentemente animale (ad esempio gli amminoacidi solforati metionina e cisteina). Negli studi di intervento alimentare in corso presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano stiamo valutando gli effetti di moderare anche il consumo di proteine vegetali. Il consumo abituale di proteine delle nostre popolazioni è infatti circa doppio di quello necessario secondo le stime della OMS (16 per cento delle calorie totali rispetto a un fabbisogno medio di 8).
Progetto DIANA. Come funziona, obiettivi e risultati.
Il progetto DIANA è uno studio sull’interazione tra fattori genetici e ambientali nell’insorgenza del cancro al seno. Viene condotto con la collaborazione di donne che si sono ammalate in giovane età perché fra loro è più facile che vi siano dei casi in cui il tumore è stato favorito da una predisposizione ereditaria. Il cancro può avere sia cause genetiche che ambientali. Le prime dipendono da alterazioni del DNA ereditate dai genitori. Le seconde da danni al DNA causati da sostanze cancerogene, radiazioni o virus con cui si viene a contatto nel corso della vita. Perché un cancro possa svilupparsi è necessario che nel DNA di una cellula si accumulino vari danni ai meccanismi di controllo della moltiplicazione cellulare dando origine a mutazioni che da un lato stimolino una proliferazione eccessiva e dall’altro ne impediscano l’arresto. Chi fin dalla nascita possiede nelle sue cellule mutazioni a rischio perché le ha ereditate dai genitori avrà maggiori probabilità di ammalarsi in età giovane, però non è detto che debba necessariamente ammalarsi. Ci sono persone che pur avendo ereditato gravi mutazioni non si ammalano. Perché da una cellula malata origini un cancro, occorre infatti che essa si trovi in un ambiente favorevole alla moltipliczione cellulare e che non venga distrutta dai sistemi di difesa dell’organismo. Ora, poiché l’ambiente corporeo interno e le capacità di difesa individuali sono influenzate dall’ambiente in cui viviamo e dallo stile di vita di ciascuno, abbiamo pensato che anche chi ha una predisposizione ereditaria può fare qualcosa per prevenire la malattia.
Esiste anche un PROGETTO COS che ha lo scopo di capire perché alcune donne ad alto rischio genetico hanno avuto un cancro al seno e altre no, e se ci sono dei fattori ambientali modificabili con lo stile di vita che possono ritardarne l’insorgenza. In particolare questo progetto titolo:«Studio “Solo casi”, supportato dalla Commissione della Comunità Europea, fa parte del programma RTD, “Quality of Life and Management of Living Resources”, Key Action 1- Health Food and Environment sull’interazione della dieta e la predisposizione genetica nell’insorgenza del tumore della mammella in giovani donne». Se le nostre ipotesi venissero confermate si aprirebbero nuove possibilità di prevenzione alle donne e alle loro famiglie con un alto rischio genetico potrà venire offerta la possibilità di partecipare a programmi di prevenzione alimentare dei tumori. www.istitutotumori.mi.it.