Non sempre facile capire le cause scatenanti
di Antonio Vona*
SIENA. Ignorate o addirittura respinte per molto tempo dalla medicina, le intolleranze alimentari stanno facendo prepotentemente il loro ingresso fra le possibili cause di molte malattie. Il rifiuto è nato, probabilmente, dall’apparente somiglianza fra le forme più evidenti di intolleranza verso un alimento e la vera e propria allergia: più precisamente dal fatto che l’allergia si possa facilmente diagnosticare per le sue chiare manifestazioni cliniche e che, altrettanto facilmente, possa essere confermata in maniera inequivocabile attraverso esami del sangue o dermatologici e che, nella maggior parte dei casi, essa venga mantenuta sotto controllo con l’uso di farmaci; l’intolleranza alimentare, al contrario, è spesso difficile da diagnosticare, e impossibile, al momento attuale, da accertare con analisi validate; ma, per fortuna, si riesce abbastanza facilmente a superarla senza farmaci, ma con l’esclusione, temporanea o definitiva, dei cibi incriminati.
Scendendo un po’ in dettaglio, una distinzione che può essere, secondo me, chiarificatrice, è che l’allergia è il risultato di una sollecitazione eccessiva del sistema immunitario, che è dislocato in massima parte nelle mucose intestinali, respiratorie e oculari in quanto queste sono in continua relazione con sostanze provenienti dall’esterno: ogni volta che una sostanza estranea entra a contatto con certe strutture intime, e non viene da queste riconosciuta, si formano gli anticorpi che hanno il compito di bloccarne l’avanzamento. Questi anticorpi hanno, però, anche delle spiccate proprietà infiammatorie, e perciò si genera un’immediata risposta allergica: orticaria, dermatiti, rinite, starnuti, asma, edema della glottide nei casi gravi. Il più delle volte la persona colpita comprende da sé, proprio per la rapida causalità degli eventi, quale sia la sostanza che genera allergia. Al medico basta prescrivere la ricerca degli anticorpi nel sangue oppure le cosiddette prove cutanee per sapere molte cose sul tipo di allergia e sulla sua specificità. L’allergia è data, dunque, da uno zelo eccessivo, seppure al fine di proteggere l’organismo. La reazione allergica è ormai ben conosciuta e ben codificata anche per quel che riguarda la terapia.
L’intolleranza alimentare è, invece, una risposta estremamente variabile dell’organismo alla sostanza estranea. Spesso è, chiaramente, il risultato di un blocco, più o meno momentaneo, o di una elusione del sistema immunitario in quanto il contatto con la sostanza estranea non sollecita la formazione di anticorpi: solo quando raggiunge un certo livello di accumulo nell’organismo, essa provoca una sorta di reazione ‘di fastidio’ più o meno intenso, che il più delle volte parte dall’intestino, evidentemente in cattive condizioni, dal momento che non ha saputo filtrare correttamente le sostanze da assimilare, e può invadere qualunque altro organo.
Un tale modo di procedere non può che dare all’intolleranza sintomi dalle caratteristiche molto variabili, spesso difficilmente ricollegabili all’alimento che l’ha causata: a volte i disturbi possono insorgere dopo alcuni giorni, altre volte non insorgere affatto, se il livello di soglia non è stato superato, altre volte ancora possono esplodere violentemente ad un ultimo breve assaggio, la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Diversi sono i metodi per individuare le intolleranze alimentari, ma è fortemente sentita la necessità di ricerche scientifiche che diano agli intolleranti le stessa garanzie terapeutiche offerte agli allergici.
*Biologo nutrizionista