La presentazione al convegno in programma alle Scotte
SIENA. Sarà presentato il 16 maggio il nuovo percorso per la cura dell’ictus in provincia di Siena. Una novità importante che coinvolge i professionisti dell’AOU Senese insieme al 118, ai medici di medicina generale e agli ospedali territoriali e che sarà illustrata nel corso del meeting “Le terapie dell’ictus ischemico acuto nella provincia di Siena”, che si terrà presso l’aula 6 del centro didattico dell’ospedale Santa Maria alle Scotte, organizzato dalla Stroke Unit dell’AOU senese, diretta da Giuseppe Martini, insieme con l’Ordine dei Medici di Siena. In Italia si verificano circa 200mila nuovi casi di ictus ischemico all’anno, dovuto alla occlusione di un vaso arterioso cerebrale, con una mortalità che, ad un mese dall’evento, raggiunge il 20%. In Toscana si verificano circa 10mila casi l’anno e, di questi, circa 500 sono a carico della provincia di Siena.
“Le novità sostanziali del percorso – spiega Martini – sono rappresentate dall’ampliamento dei criteri di arruolamento per la fibrinolisi sistemica, cioè la terapia medica che può essere praticata per via endovenosa che, oltre all’aumento della finestra terapeutica, che adesso è posta a 4 ore e mezzo dall’inizio dei sintomi, non vede più esclusi da questa terapia i pazienti con età sopra gli 80 anni. Inoltre per la prima volta saranno definiti i criteri di arruolamento di quei pazienti che, non potendo essere sottoposti a fibrinolisi sistemica per controindicazioni, possono invece essere sottoposti a intervento di rimozione del trombo per via endovascolare, grazie all’attività della Neuroradiologia Interventistica, diretta da Sandra Bracco e dell’équipe della NINT, diretta dal professor Alessandro Rossi”. Un’altra novità è rappresentata dalla cosiddetta metodica “rescue”, per cui nei pazienti con occlusione di grosso vaso cerebrale che non hanno risposto alla terapia endovenosa, viene praticata un’angiografia cerebrale con trombectomia meccanica di salvataggio. “I risultati ottenuti in questi anni – prosegue Martini – sono stati molto incoraggianti. Dal 2008 ad oggi sono stati trattati 353 pazienti, di cui 93 nel 2014 e già 59 nel 2015. I pazienti trattati con fibrinolisi sistemica sono risultati autosufficienti a 3 mesi dall’evento nel 65% dei casi, con una mortalità inferiore al 4%. Questi numeri ci pongono all’avanguardia nella gestione dell’ictus ischemico acuto, sia in campo nazionale che internazionale ma la sfida che vogliamo affrontare è quella di garantire un trattamento adeguato e innovativo a tutti i pazienti candidati”.
Data l’occasione che vede riuniti internisti, neurologi, cardiologi, medici di medicina generale e medici dell’emergenza saranno presentate anche le ultime novità in tema di classificazione dell’ictus e le terapie innovative per la prevenzione primaria e secondaria dell’ictus ischemico con particolare riguardo ai nuovi anticoagulanti orali.