Come scegliere bene gli alimenti per qualità e prezzo
SIENA. La crisi sta cambiando le abitudini degli italiani, persino quelle alimentari. Si cerca di spendere meno, ma si rimane col dubbio che questo non si rifletta poi sulla qualità e sulla correttezza del modo di mangiare.
Studiamo allora una spesa che rimanga sotto controllo, pur senza far scadere significativamente l’apporto nutrizionale giornaliero (aggiungo, fra parentesi e con un pizzico di voluta esagerazione, che nella sua storia evolutiva, la specie umana si è distinta per la sua grande capacità di adattamento alle nuove situazioni, spesso ben più drammatiche di quella attuale…): quali sono gli alimenti che più di altri incidono sulla spesa alimentare, quindi da ‘razionare’? Di norma questi sono i tagli nobili delle carni o il pesce più ricercato, i formaggi di gran pregio, gli affettati crudi, la frutta, e così via…
Allora ragioniamo: per prima cosa l’abitudine a mangiare troppo spesso la bistecca può essere modificata in una frequenza minore nell’ambito settimanale; inoltre, tutto sommato, il contenuto nutrizionale dei tagli meno costosi di carni non è poi così diverso dal filetto o dalla bistecca; un analogo discorso vale per il pesce, dove specie come le acciughe, le sardine eccetera… sono da considerarsi altrettanto valide (e anche superiori, per alcuni aspetti) a pesci come spigole, orate e via dicendo…; persino il tonno in scatola, al naturale, può, a parità di altre considerazioni e condividendo il fatto che non sia ‘il massimo’, essere una scelta accettabile. Anche le uova, alimento così tanto nobile da essere preso a riferimento nelle tabelle nutrizionali, consumate con giudizio, possono costituire una valida alternativa e costano poco.
Per quanto riguarda i formaggi, credo che la scelta più semplice e più completa sia il latte (mi riferisco, ovviamente, a chi non ne ha intolleranza; anche in tal caso, tuttavia, si può cautamente tentare il superamento del problema scegliendo oculatamente uno dei tanti tipi di latte di cui ormai si può agevolmente disporre) oppure lo yogurt (in genere viene ben sopportato anche dagli intolleranti). Qualcuno mi ha obiettato: si, ma io nel latte ci metto i cereali o le fette biscottate, e quelli costano! Ok, ma teniamo presente che anche il pane è un cereale…! È solo questione di abitudine.
E che dire delle patate? Sono sempre state considerate ‘la carne dei poveri’: in effetti ne è stata fatta incetta dagli scaffali dei supermercati non appena ci si è resi tutti conto che ormai saremmo entrati in una profonda crisi economica. Si, possono fare ingrassare, ma questo ostacolo si supera con un’alimentazione adattata al rischio.
Se non fossimo in una terra saggia come la Toscana, aggiungerei che l’olio di arachidi costa poco ed è abbastanza simile all’olio d’oliva, ma, giustamente, …non mi permetto di dirlo…!
Il discorso si fa però più difficile quando si affrontano gli argomenti ‘verdure e ortaggi’ e soprattutto ‘frutta’: effettivamente i prezzi sono in genere elevati anche per i prodotti di stagione (che si scoprono poi provenire da lontane nazioni del mondo: e i nostri che fine fanno?). Chi non ha a sua disposizione un orticello o un albero da frutta ha poche possibilità di risolvere il problema: spesso si sceglie di mangiare poche verdure e soprattutto di non mangiare frutta: il che, ovviamente, non è corretto; posso piuttosto consigliare di acquistare le verdure in ceppi, cioè non quelle già tagliate e lavate (in busta) e l’umile mela (il proverbio dice che ne basta una al giorno, ed è abbastanza vero), o la nutriente banana!
Aggiungo, per analogia, che, visto il costo esagerato dei carburanti, un modo per risparmiare è, quando lo si può fare, …andare a piedi !! …farà bene anche alla linea!
* Biologo nutrizionista