Solo marketing o acidi grassi importanti per l'alimentazione?
SIENA. Omega 3. Acidi grassi estremamente utili nella vita di tutti i giorni. Molte aziende ne esaltano le virtù proponendole nei loro alimenti: ma sono tutti corretti o è solo operazione di marketing? Biovita (strada Massetana Romana, 54 Siena) ne fa oggetto di discussione con il professore Giuliano Fontani, professore associato di Fisiologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Siena, grande studioso dell’argomento.
Qual è l’argomento centrale dei vostri studi?
Il nostro lavoro si svolge nell’ambito della Neurofisiologia ed in particolare verte sullo studio dei processi attentivi.
Avete cercato delle correlazioni tra degli specifici alimenti e la possibilità di migliorare le capacità attentive?
Si, ci siamo dedicati a lungo allo studio del rapporto che intercorre tra gli acidi grassi Omega 3 ed alcune funzioni del sistema nervoso centrale ed abbiamo rilevato che, in seguito all’assunzione di Omega 3, si può registrare un generale miglioramento del tono dell’umore e, soprattutto, delle capacità attentive. Prima del nostro lavoro, in tutto il mondo (esiste ormai una letteratura di migliaia di studi sugli effetti degli Omega 3), erano stati fatte analisi e sperimentazioni su soggetti affetti da varie patologie con problemi organici o di tipo psichiatrico. Noi abbiamo approfondito e dimostrato i benefici che gli Omega 3 apportano su soggetti assolutamente sani.
In pratica, cosa sono gli acidi grassi Omega 3?
Gli “Omega” sono acidi grassi “essenziali” (che non sono sintetizzati autonomamente dall’organismo), e quindi possono solo essere assunti con l’ alimentazione. In base alla conformazione chimica si dividono in 2 gruppi: Omega 3 e Omega 6. I primi sono fondamentali per la produzione e la regolazione di alcuni particolari ormoni di recente scoperta, gli eicosanoidi che sono responsabili di alcuni processi di comunicazione tra le cellule del nostro organismo. Gli Omega 3, in particolare quelli a catena lunga, stimolano la produzione ed il buon funzionamento degli eicosanoidi “buoni”, quelli cioè che hanno un’azione antinfiammatoria, hanno effetti sulla coagulazione del sangue, riducono lo stress e migliorano le risposte immunitarie e la funzionalità cerebrale. Viceversa, gli eicosanoidi “cattivi”, favoriti anche da alimenti che fanno innalzare l’Acido Arachidonico, come il tuorlo dell’uovo, alcuni tipi di carni rosse, ed altri ancora, hanno effetti diametralmente opposti. Da qui la diffusione degli Omega 3 per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e di origine infiammatoria in genere (una buona percentuale tra tutte le malattie ha comunque origine da uno stato infiammatorio). In sostanza, si può affermare che gli Omega-3 portano un miglioramento generale allo stato di salute (sempre distintamente avvertito dei soggetti in esame che classificano i cambiamenti con un generico “sentirsi bene”) e risultano quindi utili all’organismo.
In quali alimenti si trovano gli Omega-3 ?
In particolare nel pesce azzurro, come le acciughe e le sardine, il salmone, e prima ancora nelle alghe marine (caratteristiche quelle azzurre del lago Klamath, che si trova negli Stati Uniti). In commercio si trova l’olio di pesce (pronipote del vecchio olio di fegato di merluzzo), che è un ottimo integratore di Omega 3. L’olio di pesce può essere più o meno purificato, essendo ricavato tramite una procedura di spremitura del pesce. Un’organismo internazionale ne assicura la purezza, quindi non tutti i prodotti sono equivalenti, in quanto è importante aver eliminato le sostanze inquinanti e aumentato in maniera esponenziale la concentrazione di Omega 3. Ai fini di una scelta va considerata la percentuale di Omega 3 ed un ottimale rapporto tra DHA (acidi grassi prevalentemente presenti a livello cerebrale) ed EPA (diffusi in tutto l’organismo) che deve essere 2 a 1.
Che influenza hanno gli Omega 3 per combattere il colesterolo troppo alto o i trigliceridi? Sono utili nel controllo dell’insulina? Possono aiutare i diabetici?
Gli Omega 3 hanno un’influenza diretta sui trigliceridi, e una quotidiana integrazione porta rapidamente ad una sensibile riduzione dei valori in eccesso. Sul colesterolo questa azione sembra essere meno efficace, mentre invece risulta utilissima l’assunzione di particolari sostanze naturali chiamate policosanoli, che sono una complessa miscela di alcoli alifatici lineari a lunga catena. In natura i policosanoli si trovano in svariate cere vegetali, sopratutto nella parte cerosa dell’olio di germe di riso e di germe di grano, nel cuore della canna da zucchero e nel bambù, nell’alfa-alfa.
Per quanto riguarda il diabete, con gli Omega 3 non c’è un azione diretta sul metabolismo glicemico, ed è quindi più importante adottare un regime alimentare corretto.
L’olio di pesce può essere assunto da tutti, compresi donne in gravidanza e bambini?
In gravidanza è utilissimo assumere olio di pesce ed è stata dimostrata la sua utilità sia prima che dopo il parto. Il rapporto tra AA/EPA, un esame molto utile per dirci lo stato di salute del nostro sistema cardio-vascolare, dovrebbe rimanere sotto il valore di 2. L’europeo medio che non integra la dieta con olio di pesce ha valori intorno a 30. Sono valori molto alti che possono spiegare perchè da noi le malattie cardio-vascolari sono così diffuse. L’olio di pesce è risultato utile anche per combattere la depressione post partum e si ritiene importante per il nascituro anche perché lo sviluppo del sistema nervoso centrale può essere favorito da una maggiore disponibilità di acidi grassi a catena lunga. Per i bambini si possono usare dosaggi dimezzati fino ai 6 anni, e di ¾ rispetto a quelli degli adulti (2,5 grammi al giorno), per i ragazzi sotto i 12 anni. Ne possono risultare migliorate le capacità cognitive e attentive.
Ci dà dei riferimenti internet? Delle pubblicazioni? Dei libri?
Su internet si trovano un’infinità di notizie sull’importanza degli omega 3, a partire dal sito www.enerzona.it . Se si vogliono vedere i risultati ottenuti dalle ricerche scientifiche a livello mondiale o quelle dell’ Università di Siena si può cercare su www.pubmed.gov o su www.ncbi.nlm.nih.gov.