di Jolanta Burzynska*
SIENA. E' passato un mese dalla terribile scossa che ha colpito l'Abruzzo. Quando succede una catastrofe come questa, i primi soccorsi servono a garantire le necessità primarie dei superstiti, a nutrire, scaldare e a curare le ferite. Successivamente si procede alla stima dei danni e non solo di quelli materiali. E' necessario anche occuparsi dei danni psicologici che un simile trauma può provocare soprattutto nei soggetti più vulnerabili come gli adolescenti e i bambini. Fra gli operatori della Protezione civile e delle associazioni di volontariato che operano sul campo, sono presenti, sin dal primo giorno dopo il sisma, psicologi e psichiatri esperti nella psicotraumatologia.
Uno di loro, Marco Longo, psichiatra di origine abbruzzese, spiega che "uno dei problemi nella prima fase di emergenza psicologica dopo un evento catastrofico è la prevenzione, per quanto possibile, della SPTS Sindrome Post Traumatica da Stress, che statisticamente ha un picco massimo di insorgenza a cavallo del secondo e terzo mese dall'evento e può colpire dal 15 al 30 per cento della popolazione coinvolta, a seconda del tipo di esposizione e collocazione geografica rispetto al luogo centrale di manifestazione o epicentro dell'evento stesso".
Sindrome, o Disturbo Post Traumatico da Stress, è una patologia osservata inizialmente nei reduci delle guerre, dai due conflitti mondiali alla guerra del Vietnam, a quella dell'Iraq. Negli anni 80 è stata inclusa nel DSM (manuale dei disturbi psichiatrici) e sono state descritte le sue manifestazioni cliniche, che oggi ne permettono la diagnosi in seguito a traumi diversi come cataclismi, attacchi terroristici, incidenti stradali, rapine, aggressioni, abusi sessuali. Qualunque trauma, in teoria, potrebbe indurre un DPTS, anche se di solito a causarlo sono gli avvenimenti che mettono a repentaglio la vita o l'incolumità fisica della persona coinvolta oppure dei suoi cari. In alcuni casi viene colpito anche chi ha assistito come testimone agli avvenimenti traumatici. Non sono immuni dal rischio nemmeno gli stessi soccoritori professionisti e volontari, che perciò vanno adeguatamente formati e sostenuti.
Una persona che subisce un trauma rimane sconvolta, inizialmente stenta a credere a quello che è successo, ma con il passare del tempo se ne fa una ragione, prende le distanze dall'evento passato, cerca di vivere nel presente e ritorna a fare i progetti per il futuro. In condizioni patologiche i sentimenti di orrore, paura e impotenza non si placano, ma aumentano di intensità oppure ricompaiono dopo un periodo di apparente guarigione. Chi soffre di DPTS rivive l'esperienza traumatica continuamente, viene bombardato dai ricordi, dalle immagini delle scene vissute (flashback), è confuso, ossessionato dai pensieri ripetitivi e dalle paure che l'evento si possa ripetere. Cerca di dimenticare, ma non ci riesce. Evita – invano – qualunque cosa gli ricordi il trauma, i luoghi o le persone. Basta un suono, la vista di un particolare, anche un minimo stimolo a riportare in mente il vissuto ed a scatenare l'angoscia. Il sonno è spesso interrotto da incubi che hanno sempre per oggetto l'esperienza traumatica. Alla paura e alla disperazione si possono aggiungere i sensi di colpa per essere sopravvissuto ai propri congiunti. L'individuo potrebbe diventare irascibile, ipervigile, avere degli scatti d'ira ingiustificati, avere difficoltà a concentrarsi sul lavoro o nello studio. Alcune volte manifesta un appiattimento della vita emotiva, difficoltà nel portare avanti le relazioni e la tendenza all'isolamento, che può portare alla grave compromissione della vita sociale.
Questa sintomatologia può avere carattere transitorio, in questo caso parliamo di Disturbo Acuto da Stress. Quando si cronicizza e non viene adeguatamente curata porta ad un notevole deterioramento della qualità della vita. Il DPTS può presentarsi associato a Disturbo da Attacchi di panico, depressione, affezioni psicosomatiche, aumentato rischio di suicidio, abuso di alcol e di sostanze stupefacenti.
Le basi neurobiologiche del DPTS sono oggetto di studi, i risultati delle ricerche finora effettuate dimostrano che le aree cerebrali responsabili dell'insorgenza della patologia sono quelle implicate nella risposta allo stress cioè la corteccia prefrontale ventro-mediale e l'amigdala. Questo non spiega perchè alcune persone che subiscono lo stesso trauma sviluppino il DPTS e altre no. L'idea oggi più condivisa dagli scienziati è che l'insorgenza e la cronicizzazione del disturbo dipendano dall'interazione fra: gravità e durata dell'esposizione all'evento, struttura di personalità e esperienze passate della vittima, disponibilità di supporti sociali e, soprattutto, possibilità di un immediato trattamento dei sintomi acuti. E' il compito al quale si dedicano gli operatori della salute mentale aiutando la popolazione abruzzese colpita dal terremoto.
"Per questo – racconta il dottor Longo nell'area di Psichiatria e psicologia dell'emergenza del portale www.psychomedia.it da lui stesso diretto – ci si sta organizzando in massima sinergia per attivare, quanto prima, un'azione non solo di contenimento immediato, quanto di prevenzione attiva della Sindrome Post Traumatica".
La mettono in atto "visitando tutti i campi dei vari paesini e quelli delle loro frazioni, prendendo contatto con chi li gestisce dal punto di vista sia operativo che sanitario e soprattutto cominciando, ovunque possibile, a prendere contatto diretto con la popolazione, facendo colloqui individuali o riunendola in gruppi e fornendo quindi il primo sostegno e le prime informazioni".
*medico psicoterapeuta
www.psicosomatica-psicoterapia-siena.it
SIENA. E' passato un mese dalla terribile scossa che ha colpito l'Abruzzo. Quando succede una catastrofe come questa, i primi soccorsi servono a garantire le necessità primarie dei superstiti, a nutrire, scaldare e a curare le ferite. Successivamente si procede alla stima dei danni e non solo di quelli materiali. E' necessario anche occuparsi dei danni psicologici che un simile trauma può provocare soprattutto nei soggetti più vulnerabili come gli adolescenti e i bambini. Fra gli operatori della Protezione civile e delle associazioni di volontariato che operano sul campo, sono presenti, sin dal primo giorno dopo il sisma, psicologi e psichiatri esperti nella psicotraumatologia.
Uno di loro, Marco Longo, psichiatra di origine abbruzzese, spiega che "uno dei problemi nella prima fase di emergenza psicologica dopo un evento catastrofico è la prevenzione, per quanto possibile, della SPTS Sindrome Post Traumatica da Stress, che statisticamente ha un picco massimo di insorgenza a cavallo del secondo e terzo mese dall'evento e può colpire dal 15 al 30 per cento della popolazione coinvolta, a seconda del tipo di esposizione e collocazione geografica rispetto al luogo centrale di manifestazione o epicentro dell'evento stesso".
Sindrome, o Disturbo Post Traumatico da Stress, è una patologia osservata inizialmente nei reduci delle guerre, dai due conflitti mondiali alla guerra del Vietnam, a quella dell'Iraq. Negli anni 80 è stata inclusa nel DSM (manuale dei disturbi psichiatrici) e sono state descritte le sue manifestazioni cliniche, che oggi ne permettono la diagnosi in seguito a traumi diversi come cataclismi, attacchi terroristici, incidenti stradali, rapine, aggressioni, abusi sessuali. Qualunque trauma, in teoria, potrebbe indurre un DPTS, anche se di solito a causarlo sono gli avvenimenti che mettono a repentaglio la vita o l'incolumità fisica della persona coinvolta oppure dei suoi cari. In alcuni casi viene colpito anche chi ha assistito come testimone agli avvenimenti traumatici. Non sono immuni dal rischio nemmeno gli stessi soccoritori professionisti e volontari, che perciò vanno adeguatamente formati e sostenuti.
Una persona che subisce un trauma rimane sconvolta, inizialmente stenta a credere a quello che è successo, ma con il passare del tempo se ne fa una ragione, prende le distanze dall'evento passato, cerca di vivere nel presente e ritorna a fare i progetti per il futuro. In condizioni patologiche i sentimenti di orrore, paura e impotenza non si placano, ma aumentano di intensità oppure ricompaiono dopo un periodo di apparente guarigione. Chi soffre di DPTS rivive l'esperienza traumatica continuamente, viene bombardato dai ricordi, dalle immagini delle scene vissute (flashback), è confuso, ossessionato dai pensieri ripetitivi e dalle paure che l'evento si possa ripetere. Cerca di dimenticare, ma non ci riesce. Evita – invano – qualunque cosa gli ricordi il trauma, i luoghi o le persone. Basta un suono, la vista di un particolare, anche un minimo stimolo a riportare in mente il vissuto ed a scatenare l'angoscia. Il sonno è spesso interrotto da incubi che hanno sempre per oggetto l'esperienza traumatica. Alla paura e alla disperazione si possono aggiungere i sensi di colpa per essere sopravvissuto ai propri congiunti. L'individuo potrebbe diventare irascibile, ipervigile, avere degli scatti d'ira ingiustificati, avere difficoltà a concentrarsi sul lavoro o nello studio. Alcune volte manifesta un appiattimento della vita emotiva, difficoltà nel portare avanti le relazioni e la tendenza all'isolamento, che può portare alla grave compromissione della vita sociale.
Questa sintomatologia può avere carattere transitorio, in questo caso parliamo di Disturbo Acuto da Stress. Quando si cronicizza e non viene adeguatamente curata porta ad un notevole deterioramento della qualità della vita. Il DPTS può presentarsi associato a Disturbo da Attacchi di panico, depressione, affezioni psicosomatiche, aumentato rischio di suicidio, abuso di alcol e di sostanze stupefacenti.
Le basi neurobiologiche del DPTS sono oggetto di studi, i risultati delle ricerche finora effettuate dimostrano che le aree cerebrali responsabili dell'insorgenza della patologia sono quelle implicate nella risposta allo stress cioè la corteccia prefrontale ventro-mediale e l'amigdala. Questo non spiega perchè alcune persone che subiscono lo stesso trauma sviluppino il DPTS e altre no. L'idea oggi più condivisa dagli scienziati è che l'insorgenza e la cronicizzazione del disturbo dipendano dall'interazione fra: gravità e durata dell'esposizione all'evento, struttura di personalità e esperienze passate della vittima, disponibilità di supporti sociali e, soprattutto, possibilità di un immediato trattamento dei sintomi acuti. E' il compito al quale si dedicano gli operatori della salute mentale aiutando la popolazione abruzzese colpita dal terremoto.
"Per questo – racconta il dottor Longo nell'area di Psichiatria e psicologia dell'emergenza del portale www.psychomedia.it da lui stesso diretto – ci si sta organizzando in massima sinergia per attivare, quanto prima, un'azione non solo di contenimento immediato, quanto di prevenzione attiva della Sindrome Post Traumatica".
La mettono in atto "visitando tutti i campi dei vari paesini e quelli delle loro frazioni, prendendo contatto con chi li gestisce dal punto di vista sia operativo che sanitario e soprattutto cominciando, ovunque possibile, a prendere contatto diretto con la popolazione, facendo colloqui individuali o riunendola in gruppi e fornendo quindi il primo sostegno e le prime informazioni".
*medico psicoterapeuta
www.psicosomatica-psicoterapia-siena.it