di Augusto Mattioli
SIENA. Una speranza contro il mesotelioma pleurico, un tumore provocato dall’esposizione prolungata all’amianto. Malattia terribile che si manifesta dopo anni. Magari quando la situazione è irreversibile. Proprio oggi è iniziato nel reparto di immunologia oncologica del Policlinico delle Scotte il primo trattamento al mondo di un paziente con un anticorpo monoclonale che, dice il dottor Michele Maio direttore del reparto, “è stato sperimentato con risultati promettenti nella cura anche di altri tumori. Si tratta di un anticorpo- spiega- che per la prima volta viene utilizzato per combattere il mesotelioma pleurico, una malattia ad alto impatto sociale perche correlata direttamente all’esposizione ambientale e professionale all’amianto”.
Non è certo un caso che per questo lavoro di ricerca, svolto anche con la collaborazione del Centro di Riferimento oncologico di Aviano, siano arrivati 150 mila euro della Fondazione Buzzi di Casale Monferrato, che appunto sostiene progetti e interventi per la diagnosi e la cura della terribile malattia. La zona di Casale ne è particolarmente colpita perché qui funzionava la fabbrica dove si produceva l’Eternit. La drammaticità della situazione di Casale emerge da un dato: qui l’incidenza della malattia è 10/15 volte superiore al resto della popolazione. Ogni anno sono nel nostro paese 1500 i nuovi casi, e si prevede un picco tra il 2020 e il 2025. La molecola utilizzata è in grado, secondo quanto è stato accertato dalle sperimentazioni in laboratorio, un lavoro durato circa quattro anni, di stimolare una risposta immunitaria forte al tumore.
Secondo Maio l’immunoterapia può rappresentare una strategia terapeutica promettente perché per il mesotelioma le tre armi usate più comunemente contro il cancro, la chirurgia, la radioterapia e chemioterapia non sono particolarmente efficaci perché nella maggior parte dei casi la malattia viene identificata solo in fase avanzata”.
Lo studio senese coinvolgerà 29 pazienti di ogni parte d’Italia, selezionati con la collaborazione del Centro italiano per il mesotelioma. La sperimentazione iniziata oggi si concluderà nel 2011. In caso di risultati positivi si passerà alla fase successiva nella quale saranno coinvolti centinaia di pazienti sia in Italia sia all’estero.
SIENA. Una speranza contro il mesotelioma pleurico, un tumore provocato dall’esposizione prolungata all’amianto. Malattia terribile che si manifesta dopo anni. Magari quando la situazione è irreversibile. Proprio oggi è iniziato nel reparto di immunologia oncologica del Policlinico delle Scotte il primo trattamento al mondo di un paziente con un anticorpo monoclonale che, dice il dottor Michele Maio direttore del reparto, “è stato sperimentato con risultati promettenti nella cura anche di altri tumori. Si tratta di un anticorpo- spiega- che per la prima volta viene utilizzato per combattere il mesotelioma pleurico, una malattia ad alto impatto sociale perche correlata direttamente all’esposizione ambientale e professionale all’amianto”.
Non è certo un caso che per questo lavoro di ricerca, svolto anche con la collaborazione del Centro di Riferimento oncologico di Aviano, siano arrivati 150 mila euro della Fondazione Buzzi di Casale Monferrato, che appunto sostiene progetti e interventi per la diagnosi e la cura della terribile malattia. La zona di Casale ne è particolarmente colpita perché qui funzionava la fabbrica dove si produceva l’Eternit. La drammaticità della situazione di Casale emerge da un dato: qui l’incidenza della malattia è 10/15 volte superiore al resto della popolazione. Ogni anno sono nel nostro paese 1500 i nuovi casi, e si prevede un picco tra il 2020 e il 2025. La molecola utilizzata è in grado, secondo quanto è stato accertato dalle sperimentazioni in laboratorio, un lavoro durato circa quattro anni, di stimolare una risposta immunitaria forte al tumore.
Secondo Maio l’immunoterapia può rappresentare una strategia terapeutica promettente perché per il mesotelioma le tre armi usate più comunemente contro il cancro, la chirurgia, la radioterapia e chemioterapia non sono particolarmente efficaci perché nella maggior parte dei casi la malattia viene identificata solo in fase avanzata”.
Lo studio senese coinvolgerà 29 pazienti di ogni parte d’Italia, selezionati con la collaborazione del Centro italiano per il mesotelioma. La sperimentazione iniziata oggi si concluderà nel 2011. In caso di risultati positivi si passerà alla fase successiva nella quale saranno coinvolti centinaia di pazienti sia in Italia sia all’estero.