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COLLE VAL D’ELSA. Rosy Bindi, ex Ministro della Sanità, con Mauro Valiani del Forum per il Diritto alla Salute e Mauro Fuso della segreteria Regonale CGIL, sono intervenuti ad una iniziativa molto partecipata promossa a Colle Val d’Elsa dall’associazione culturale “Il Telaio” sul tema della tutela alla salute. I tre relatori hanno convenuto che “ci troviamo di fronte ad una situazione allarmante, che mette in discussione il diritto universale alla salute sancito dalla Costituzione e realizzato con la riforma sanitaria del 1978, attraverso lunghissime le liste di attesa per le prestazioni, carenze di personale e peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori socio sanitari, parziale ritorno alle vecchie mutue con i contratti, privatizzazioni e mancata prevenzione. Le dimensioni assurde di Asl come la nostra, che comprende le province di Siena, Arezzo e Grosseto, rendono sostanzialmente impossibile la partecipazione dei cittadini alle scelte programmatiche e anche solo interloquire con i responsabili di quelle scelte. Si impone quindi la definizione di dimensioni geografiche diverse, con un ruolo effettivo dei Comuni in materia di programmazione e controllo delle attività, con l’obbiettivo di garantire ai cittadini le prestazioni necessarie in tempi ragionevoli e con un significativo impegno nella prevenzione”.
E ancora: “Il diritto alla salute rischia di essere vanificato dalle inefficienze del sistema sanitario anche in Toscana. Per molte prestazioni specialistiche ed esami, le liste di attesa si aggirano sui quattro/ cinque mesi e talvolta superano l’anno. In alcuni casi, per abbreviare leggermente i tempi di attesa, viene proposto il trasferimento dall’altra parte del territorio, con disagi e costi aggiuntivi insostenibili dalla parte più disagiata dell’utenza. Se si aggiunge il costo dei tickets si determina una situazione che costringe tanti cittadini a rinunciare alle cure necessarie. E anche la misura, apparentemente giusta, dell’aumento sensibile dei tickets per i redditi più alti, portando il loro importo in prossimità di quello totale della prestazione, risulta dannosa per il sistema in quanto incentiva una parte significativa dell’utenza a lasciare il servizio pubblico, che diventa sempre meno universale e il cui costo, in realtà, dovrebbe essere a carico della fiscalità generale”.
In particolare Rosy Bindi ha denunciato “il rischio sostanziale del ritorno al vecchio sistema sanitario mutualistico, con l’inserimento nei contratti di lavoro di prestazioni sanitarie aggiuntive sostituti vedi quelle previste dal sevizio pubblico. Una situazione dove il servizio sanitario, con i tempi di attesa delle mega Asl, costringe i cittadini a ricorrere al privato sanitario che cresce in modo esponenziale”. L’ex Ministro della Sanità si è poi soffermata “sull’inadeguato finanziamento del sistema sanitario che, negli anni, non è cresciuto per fare fronte ai nuovi bisogni quali, ad esempio l’invecchiamento della popolazione, e non ha nemmeno seguito il tasso d’inflazione”. L’altro aspetto denunciato con forza dalla Bindi è stato “il sostanziale abbandono della prevenzione, unico sistema vero per limitare la spesa delle cure e la sofferenza della popolazione e che riguarda l’alimentazione come l’ambiente di vita e di lavoro. Siamo quindi di fronte alla violazione del diritto alla salute, cui i cittadini e le Istituzioni Locali, dovranno opporsi con forza pretendendo prestazioni del servizio sanitario pubblico in tempi adeguati e, im gernerale, un rafforzamento del sistema sanitario nazionale”.