I ricercatori hanno arricchito il modello base dell'epidemiologia SIS, che misura il fattore di propagazione della malattia, con l'analisi degli aspetti sociali, i network e i il numero di contatti tra le persone

“La diffusione del COVID19 – spiegano gli autori della pubblicazione – ha reso necessarie da parte di governi e autorità sanitarie pubbliche lo studio di interventi che possano limitare le nuove infezioni e contenere il numero di casi critici e di decessi. La maggior parte di queste misure si basa sul rispetto di poche semplici regole, che riducono al minimo i contatti sociali tra le persone”. “Il nostro studio ha mostrato che l’adesione degli individui alle prescrizioni e in particolare la riduzione dell’attività sociale potrebbe non essere efficace se non attuata in modo omogeneo da tutti i gruppi sociali, specialmente da quelli caratterizzati da intensi contatti. Infatti, se coloro che hanno molti contatti li riducono proporzionalmente di meno rispetto a quelli che ne hanno pochi, l’effetto della politica di contenimento potrebbe addirittura ritorcersi contro: la malattia richiederebbe più tempo per estinguersi, fino al punto di diventare endemica. In poche parole, a meno che si riesca a indurre tutti ad agire in modo conforme, in particolare le persone con più contatti, le misure messe in atto possono persino essere controproducenti”.
Alessio Muscillo, Paolo Pin, Tiziano Razzolini