L'organizzazione sanitaria italiana è agevolemente in grado di gestire l'epidemia
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Intervista a cura di Vito Zita
SIENA. Paolo Meo, noto infettivologo e presidente di Cesmet-Clinica del viaggiatore di Roma, ha una esperienza di oltre 35 anni nel settore delle malattie infettive. Ha gentilmente risposto ad alcune domande.
Dottor Meo, vediamo cosa sta succedendo in Italia e nel mondo. Qual è il suo parere?
Il virus SARS-Cov-2, nuovo coronavirus, mutato in Cina presumibilmente nel novembre 2019 inizia a diffondersi in diverse regioni e città italiane. Questa diffusione è dimostrata da una parte dagli svariati casi in Lombardia e Veneto, Piemonte Trentino ed Emilia Romagna, di cui non si trova l’origine, ossia il primo caso infetto. Casi che si manifestano con piccoli focolai epidemici, ed è dimostrata anche da singoli casi di COVID-19 che si cominciano a manifestare in diverse regioni e città italiane. L’Italia è attualmente al terzo posto nel mondo per la presenza di casi di COVID-19, la sindrome respiratoria acuta, 135 casi, dopo la Cina, la Corea del Sud, il Giappone.
Perché il virus SARS-CoV-2 ha iniziato a circolare?
SARS-CoV-2 ha iniziato a circolare poiché la sua diffusione avviene mediante le goccioline del respiro, degli starnuti e della tosse. E non solo le persone che manifestano attivamente sintomi respiratori causati naturalmente da coronavirus, possono contagiare altre persone, ma il contagio può avvenire anche attraverso coloro che stanno incubando il virus, senza manifestare sintomi. Quindi in Italia il contagio del virus SARS-CoV-2 non dipende più solamente da chi arriva dalle zone infette della Cina, per cui occorre continuare i controlli, l’attenzione, la quarantena e l’isolamento. Ma è innescata la fase della diffusione autoctona, ossia da individui presenti sul territorio e che mai hanno viaggiato. La diffusione autoctona è un meccanismo legato alle normali regole di diffusione di qualsiasi virus.
Quali sono le caratteristiche fisiopatologiche del virus SARS-CoV-2 e lo sviluppo della malattia?
Diversi lavori, effettuati da ricercatori cinesi e validate a livello internazionale, evidenziano sui numeri attualmente a disposizione, ossia su qualche decina di migliaia di casi che:
1- il virus SARS-CoV-2 si manifesta, in circa l’80% dei pazienti con sintomi respiratori di lieve entità, ossia rinite con raffreddore, faringo–laringo–tracheiti con tosse anche produttiva, e lieve rialzo febbrile, fino ad un massimo di 38°C. Questi sintomi sono gli stessi dati dalla maggior parte dei virus respiratori, della maggior parte delle famiglie dei virus, che girano nel mondo.
2 – Circa il 20% dei pazienti manifesta una bronchite o una broncopolmonite, spesso bilaterale, interstiziale, di gravità crescente. Anche questa percentuale è sovrapponibile a molti microbi causa di malattie respiratorie.
3 – Di tutti questi casi respiratori, compresi quelli gravi, il 95% dei pazienti guarisce senza esiti, o lesioni permanenti.
4 – Il 5% dei pazienti mostra esiti gravi, che possono portare al decesso per insufficienza respiratoria acuta grave ed irreversibile. Sappiamo che sono soggetti a questi esiti gravi e letali in buona percentuale anziani, defedati, affetti da malattie croniche. Le malattie cardiocircolatorie ed il diabete possono favorire la gravità della malattie.
5 – È appurato e confermato che la coinfezione con altri virus, quale quello della influenza da mixovirus, ed anche con batteri quali pneumococco o anche famiglie di strepto e stafilococchi può aggravare la sindrome respiratoria indotta dal coronavirus e potenziata dagli altri microrganismi.
Quali sono i tassi di mortalità?
Il tasso di mortalità presentato dal Coronavirus SARS-CoV-2 fuori dal focolaio di Wuhan e della provincia di Hubei, dove ha superato il 3% sui casi totali, nelle altre città cinesi e nel resto del mondo, compreso lo sviluppo della malattia in Italia, si attesta mediamente intorno allo 0,2%. Una percentuale che se rapportata alla mortalità della SARS, di circa il 20%, e della MERS superiore al 30%, mostra scarsa virulenza ed aggressività di questo virus. Ma questa caratteristica viene compensata invece dalla forte capacità di diffondere in modo esponenziale e molto velocemente.
Quali possono essere le norme di contenimento alla circolazione del virus SARS-CoV-2?
La caratteristica del virus è di essere un grande diffusore con una capacità aggressiva limitata, accompagnata dalla non disponibilità, allo stato attuale, di vaccini e di farmaci attivi. Ciò rende indispensabile applicare regole preventive, comportamentali, sociali, e sanitarie, necessarie a ridurre ed a frenare più possibile la diffusione rapida del virus. Questo virus, vista anche la assoluta mancanza di risposta immune umana, in quanto virus mutato e nuovo, potrebbe in poco tempo coinvolgere, da studi internazionali fatti e validati, fino un 30% ed oltre della popolazione globale. Questa diffusione rapida ed esponenziale creerebbe seri problemi di gestione di sanità pubblica della pandemia. Lo sforzo importante ora è quello di evitare che il virus circoli sempre più rapidamente ed in tempi rapidi.
Cosa possiamo fare e come adeguarci alle indicazioni delle autorità sanitarie?
Tutti noi possiamo e dobbiamo agire con quel buon senso che ci porterà a superare lentamente questa ondata epidemica, orami non arrestabile ma contenibile. Bisogna quindi cominciare a rivedere alcuni nostri modi di agire ed accettare le giuste norme per ridurre la veloce diffusione del virus:
1 – chi di noi presenta sintomi respiratori, anche lievi ed ancora di più di una certa entità, è bene che rimanga a casa, fino alla fine dei sintomi. Questo comportamento fa bene al malato ma soprattutto evita eventuali contaminazioni e contagio dei microbi ad altre persone, una vera e propria auto quarantena;
2 – chi ha forme respiratorie importanti avvisi il proprio medico che valuterà la situazione ed il comportamento da adottare;
3 – l’isolamento in aree sanitarie protette, per la malattia conclamata, serve ad attivare la necessaria assistenza clinica e curativa, ma anche ad impedire la diffusione reale del virus da un caso attivo;
4 – la così detta quarantena di 14 giorni, ha la funzione di isolare chi ha avuto contati con probabili diffusori di virus, ed impedire che a sua volta diffonda il virus, senza saperlo, amplificando in modo esponenziale l’evoluzione della malattia.
5 – le misure di isolamento e contenimento della popolazione dei territori dove si sono sviluppati focolai di virus, ovvero la chiusura e lo stop a tutte le attività di aggregazione. Ossia uffici, scuole, università, locali pubblici, mercati, e tutte le manifestazioni che facilitano il contatto stretto tra decine, centinaia o migliaia di persone, ha la funzione di contenere il virus nell’area interessata e frenare più possibile la diffusione della malattia.
Tutto questo ha il senso di contenere e frenare una epidemia, oramai presente in molte parti del mondo, ma in modo particolare ora anche in Italia. Dove l’organizzazione sanitaria ha comunque la capacità di accompagnare, con le giuste regole e comportamenti l’evoluzione della epidemia, le capacità di gestire la malattia, e soprattutto le risorse in ricercatori in grado di contribuire, con i loro studi, a trovare soluzioni nel settore diagnostico e della realizzazione di nuovi farmaci e vaccini.