Sempre più italiani vittime di frodi nella cura della capigliatura
TORINO- Italiani, la nuova moda è il turismo dei capelli. “Soltanto nel Centro Nord, negli ultimi 5 anni, ogni 10 pazienti visitati, almeno 3 si sono già sottoposti a pseudo-interventi di autotrapianto in Turchia, Paesi Arabi e Nord Africa, con risultati disastrosi, salvo poi venire in clinica a chiedere interventi correttivi di ripristino dei danni subiti in testa, recuperabili però solo in minima parte”.
Lo rivela Tatiana Amati, tricologa del ‘Sitri’, la ‘Società Italiana di Tricologia’: “Nato intorno al 2000, il fenomeno è cresciuto a partire dal 2010, complice l’espansione di Internet e il dilagare di Ipad e Smartphone che convogliano i consumatori su siti-truffa e trappole commerciali che promettono trapianti di capelli all’estero comprensivi di trasferta, vitto e alloggio per due persone, e miracoli di bellezza a costi bassissimi, intorno ai 2000 euro o poco più, trattando l’autotrapianto e la salute dei cittadini alla stregua di un pacchetto vacanze. Cifra che non ripaga neanche il costo dell’équipe medica, composta almeno da 6 persone: medico chirurgo, anestesista e 4 infermieri specializzati. Invito i consumatori a diffidare da simili offerte commerciali”.
“Purtroppo, anche in Italia, sono molti i siti di centri di tricologia e di chirurghi che propongono su internet trapianti di capelli con ospitalità compresa a cifre irrisorie, 2000 euro o poco più anche in questo caso, specie nelle Marche, Molise, Abruzzo e Toscana, salvo poi chiedere più denaro al paziente quando lo si incontra di persona, fornendo un servizio scadente e incompleto, privo di adeguate cure post operatorie. Motivo per cui i pazienti sono poi costretti a correre ai ripari, rivolgendosi alle cliniche medico-chirurgiche del Nord Italia”.
Ma c’è di più. “Almeno 6 italiani su 10, negli ultimi 7 anni, invece sono stati vittima di presunti istituti tricologici svizzeri molto reclamizzati su radio, giornali e tv che propongono banali kit di fiale per la cura dei capelli. In realtà, sono semplici shampoo e balsami privi di basi farmacologiche, venduti per creare dipendenza nei pazienti sino a far spendere loro migliaia di euro per inutili cicli di trattamenti pluriennali, il cui costo complessivo è spesso superiore a quello di un trapianto di capelli. Tali centri allarmano le persone, paventando un’irreversibile perdita precoce della propria capigliatura. Invito a rivolgersi solo a cliniche medico-chirurgiche autorizzate dalle Asl, onde evitare spiacevoli sorprese”,