Percorso rivolto alle donne che hanno subito violenza o che sono in cura per una malattia tumorale
SIENA. Tornare a vivere felicemente dopo una grave malattia o un trauma grazie ad un percorso di recupero del proprio io che abbina la medicina tradizionale alla medicina integrata.
E’ l’obiettivo di Progetto donna, promosso da Italia Evoluzione Solidale e presentato al Festival della salute dal direttore generale Gianmarco Brunetti e dalla responsabile del progetto Lia Micali.
Una donna che ha subito una violenza o che è in cura per una malattia tumorale, è provata psicologicamente e ha bisogno di ritrovare certezze e serenità.
“Questo è quanto vogliamo fare con il nostro progetto che sta partendo in varie parti d’Italia e che vuole dare risposte alle problematiche della donna affiancando la medicina tradizionale alle terapie olistiche – dice Gianmarco Brunetti -. Lavoriamo con un team di esperti che intervengono di concerto con i medici per aiutare signore, vittime di choc psicologici, traumi da interventi chirurgici e percorsi oncologici. L’obiettivo è di ricostruire l’aspetto psicologico e di benessere della persona con trattamenti dolci tipici della medicina olistica. Il progetto ha preso avvio da Firenze, altre esperienze stanno nascendo in provincia di Brescia e nel Lazio. Ringraziamo l’amministrazione comunale di Siena di averci dato la possibilità di raccontare quanto stiamo facendo”.
La responsabile del progetto Lia Micali ha spiegato come i vari professionisti si prendono cura delle donne, facendole sentire protette e coccolate. “Il progetto per la ricostruzione psicologica della paziente si sviluppa su più fronti, seguito da un team multidisciplinare tra medicina ufficiale e medicina integrata. Si parla di trattamenti di aromaterapia, yoga personalizzato, agopuntura, dieta equilibrata e colloqui costanti con psicologi, counselor e altre figure che riguardano il benessere. Il percorso inizia con un colloquio conoscitivo per capire i disagi della donna, poi il team interviene per la soluzione del disagio. Collaboriamo con le strutture ospedaliere e siamo aperti a lavorare con le associazioni di donne del territorio perché hanno già un quadro delineato dei casi problematici, e possiamo intervenire in maniera mirata”.