Pm10 a palla, ma le PM2,5 sono importanti? E allora...
di LEXDC SIENA
SIENA. Il campo di alta pressione che comprendeva tutta la penisola italiana non ha lasciato scampo ai cittadini della Valdelsa senese nella settimana scorsa. Come già vi avevamo raccontato del lunedì 7 (in cui i valori del PM10 avevano sforato il limite di legge di 50 millesimi di millimetro con valore 55), abbiamo avuto un martedì da leoni con 61, un mercoledì trionfale con 50 tondi tondi, il giovedì da paura con 55. Poi è cominciato a girare il tempo, o forse le temperature più miti hanno diminuito il consumo di carburanti per riscaldamento, c’è stato un weekend con valori 35, 39, 37. Domenica qua e là ha anche fatto pioggia, il che in questi casi non guasta mai.
Capitasse mai che qualche interrogazione in qualche consiglio comunale ci facesse avere il parere delle Amministrazioni coinvolte in questa faccenda. Il silenzio non è mai d’oro in questi casi. Nemmeno l’Amministrazione Provinciale sembra molto entusiasta di valutare queste cifre che, in verità, parlano da sole. Dall’inizio dell’anno gli sforamenti sono ben 13 e nell’arco dell’anno civile il limite di legge di 35 è stato superato abbondantemente. Ci sarebbe da cominciare a chiedersi quali sono le cause di tutto ciò, dal traffico locale alla Siena-Firenze, dalla Calp all’inceneritore dei Fosci.
In questi giorni ci è capitato di leggere questa dichiarazione dell’Arpat: “Le concentrazioni di PM 2.5, l’inquinante che ha maggiori effetti negativi sulla salute umana, potrebbe diminuire in molte aree se i Paesi membri applicassero quanto disposto nella normativa sulla combustione delle piante. Si sono già ottenuti buoni risultati in Danimarca, Germania e Paesi Bassi, ed altrettanto potrebbe avvenire anche nelle aree del Sud e dell’Est dell’ Europa”. Ma se il PM2,5 è così importante per l’Arpat e per la valutazione del degrado urbano da inquinamento, perché nelle centraline della nostra provincia non sono compresi gli strumenti per raccoglierne il valore?