SIENA. Nonostante il ricorso dell’Amministrazione Comunale e quelli ad adjuvandum di un gruppo di cittadini e dell’associazione Italia Nostra di Siena, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ha ritenuto che il progetto di condotta forzata presentato da MAK2 e PVG abbia
tutti i requisiti per la sua realizzazione; ci chiediamo come questo sia stato possibile, visto i tanti punti controversi sulla vicenda.
Prendiamo ad esempio il punto più importante, la portata del fiume: le società proponenti, in un loro recente comunicato, affermano di aver effettuato le misure di portata del fiume Elsa: “misure e ricostruzioni che sono state poi validate direttamente dagli enti con competenza
specifica in materia”.
Su questo punto, Italia Nostra chiede alle società proponenti, oltre naturalmente all’entità dei risultati, dove, quando e soprattutto con quali modalità sono state fatte le misurazioni di portata e da quali enti sono state validate (tenendo comunque presente che una o poche misurazioni non possono essere affidabili, in quanto vanno considerate tutte le variabili, come ad esempio gli apporti meteorici).
Questo perché i dati disponibili sulla portata del fiume, tratti dalla letteratura scientifica, dicono che non c’è acqua sufficiente per consentire il prelievo concesso di 1.200 mc/sec.
Gli ultimi dati della letteratura scientifica, basati su misurazioni dirette della portata svolte con metodologie scientifiche, parlano chiaro: le misurazioni effettuate dall’Università di Siena nei mesi di Ottobre 1999 e Marzo 2000, riportano dati di 398 l/sec per le Vene di Onci e 41 l/sec per la sorgente delle Caldane. Se si tiene conto che la portata del fiume Elsa alla Steccaia è data per la stragrande maggioranza dall’apporto delle sorgenti di Gracciano (non a caso il tratto a monte delle sorgenti è chiamato Elsa Morta), emerge che il prelievo concesso, nei periodi di assenza di apporto meteorico, è oltre il doppio della portata del fiume. Una evidente assurdità.
Il nodo sta proprio qui: è stata assegnata una concessione per lo sfruttamento delle acque che, alla luce di tali dati, non appare assolutamente parametrata alla reale portata del fiume, divenendo nei fatti insostenibile (del resto questo aspetto non è mai stato verificato, perché lo stato attuale di conservazione delle gore ormai da tempo consente un prelievo molto inferiore al quantitativo concesso).
Nel comunicato si legge anche che “Il “deflusso minimo vitale”, il “deflusso ecologico” ed il rispetto della “percentuale del volume prelevabile” avranno sempre priorità sul prelievo”.Tali rassicurazioni non rassicurano affatto, perché l’Elsa non è un fiume come gli altri; ciò che lo rende quasi un unicum in Italia – e che fa sì che il suo tratto iniziale abbia un così grande pregio naturalistico ed ambientale-, è dato dalla presenza di particolari formazioni, le bioconcrezioni calcaree, risultato della interazione di acqua particolarmente ricca di carbonato di calcio con la componente biologica. Queste formazioni, per rimanere vive ed attive, richiedono che siano costantemente ricoperte da un velo d’acqua; la diminuzione del livello di acqua anche di pochi centimetri può causare la loro atrofizzazione.
Un approccio scientifico serio da parte della Regione Toscana avrebbe richiesto che il valore del prelievo concesso fosse stabilito sulla base di tali considerazioni, ma purtroppo ci si è basati sul riproporre un valore ormai antiquato, non aggiornato sulla base dall’attuale regime pluviometrico né su una valutazione più attenta dei valori naturalistici ed ambientali del fiume.
Ci chiediamo inoltre come possa considerarsi legittimo il fatto che la Regione Toscana abbia approvato un progetto che contempla l’estensione del periodo della concessione da 10 a 30 anni, andando a privare per un periodo così lungo la comunità locale della possibilità di
gestire un bene che di fatto le appartiene.
Infine, rimaniamo sconcertati di come sia stato definitivamente approvato un progetto che ha avuto il parere contrario della Soprintendenza, a causa degli interventi fortemente invasivi ed alteranti riguardo il sistema delle gore, bene di valore storico e culturale oggetto di tutela.
Italia Nostra continuerà ad attivarsi per evitare che un simile danno possa essere perpetrato, cercando al contrario di conciliare le giuste esigenze di sfruttamento idraulico con la salvaguardia del patrimonio storico, naturalistico e ambientale della città.
Sarebbe una beffa che un patrimonio ritrovato e in via di valorizzazione venisse di nuovo perduto.
La presidente della Sezione senese di Italia Nostra Laura Comi