La richiesta di un appuntamento con l'assessore provinciale è caduta nel vuoto
di Lexdc
SIENA. Avevamo scritto che secondo il Ministero dello Sviluppo Economico sulle scrivanie della Provincia di Siena giace una pratica per la concessione di una istanza di permesso di ricerca in terraferma di idrocarburi dal 4 agosto 2010, compresa la documentazione per il VIA, che darebbe alla società Heritage Petroleum Plc la possibilità di trivellare non meno di 22 pozzi in un’ area della nostra provincia che va da Barberino Valdelsa a Murlo, lambendo il Chianti e tutto il comune di Asciano, crete senesi comprese, a una profondità di non meno di mille metri.
SIENA. Avevamo scritto che secondo il Ministero dello Sviluppo Economico sulle scrivanie della Provincia di Siena giace una pratica per la concessione di una istanza di permesso di ricerca in terraferma di idrocarburi dal 4 agosto 2010, compresa la documentazione per il VIA, che darebbe alla società Heritage Petroleum Plc la possibilità di trivellare non meno di 22 pozzi in un’ area della nostra provincia che va da Barberino Valdelsa a Murlo, lambendo il Chianti e tutto il comune di Asciano, crete senesi comprese, a una profondità di non meno di mille metri.
Abbiamo chiesto più volte un appuntamento all’assessore all’ambiente Gabriele Berni, ma la segreteria dell’assessore ci avverte che è “troppo impegnato per rispondere alle nostre domande”. Anche il sito della Provincia lascia molto a desiderare in quanto a comunicazione sull’attività in svolgimento su qualsiasi argomento ( ma ci dicono che stanno provvedendo), figuriamoci su una faccenda delicata come il bucare la nostra terra per elevare trivelle che potrebbero farci assomigliare a un piccolo Texas. Sappiamo solo che nel Consiglio Provinciale del 3 dicembre l’ argomento non è all’ ordine del giorno, ma chissà cosa ne sanno i Consiglieri.
La polemica era già esplosa nel 2007 quando la pratica era ferma alla Regione Toscana e, di fronte alle proteste di molti cittadini, l’ex presidente Martini, spalleggiato dall’assessore Artusa e a Roma da Rutelli e Pecoraro Scanio, aveva spergiurato che nessuno avrebbe mai trivellato il Chianti. Ma sottotraccia, evidentemente, le cose sono andate avanti nonostante le promesse dei politici.
Va detto che al giorno d’oggi una attività di trivellazione per ricerca idrocarburi, con le tecniche esistenti, non dovrebbe essere invasiva e inquinante se eseguita correttamente. Esperti del settore, personalmente interpellati, ci assicurano che la prima fase dell’ esplorazione non è particolarmente invasiva nè pericolosa. Ma la società richiedente il permesso non esiste più, è stata inglobata in un’ altra società quotata alla borsa australiana, una azienda che risulta senza dipendenti e senza una sede operativa in Italia. Non riusciamo a immaginare che coperture finanziarie e quali garanzie possa dare una società simile in caso si creassero problemi legati a inquinamento del terreno o della falda acquifera, e viste simili esperienze passate da altre parti in Italia e all’ estero, dubitiamo che i nostri governanti siano in grado di chiedere garanzie efficaci. Pensate solo al fatto che, per la tragedia della piattaforma Deepwater Horizon, nonostante la durezza dei toni del presidente Obama, la BP nasconde l’ entità dei danni e specula legalmente sui risarcimenti da pagare.
Un ultima considerazione. E’ vero che la prossima carenza di petrolio causa esaurimento mondiale (come affermato autorevolmente dall’ oncologo Veronesi per perorare la causa del nucleare) spinge già ora, complici i debiti di Gazprom, la crisi irachena e, come qualche malizioso potrebbe aggiungere, le tangenti che Wikileaks attribuisce al presidente del Consiglio italiano, il prezzo dell’ oro nero in alto. Trivellazioni costose per recuperare da giacimenti di lignite depositi incerti di metano, come nel caso in esame alla Provincia di Siena di cui non riusciamo ad avere conferma, potrebbero diventare interessanti. Ma se non si rivelassero economicamente redditizie per scarsità di materia prima estratta o per difficoltà impreviste a raggiungere il giacimento, chi pagherebbe il ripristino dell’ambiente?
Personalmente sento già il mio portafoglio farsi più piccolo, in questo mondo dove i profitti sono privati e le perdite sono pubbliche.