"La scienza forestale è nata in Toscna: continuiamo nella tradizione"
MONTICIANO. “Come facevano i Lorena – ricorda Rossi -. Non dimentichiamoci che la scienza forestale è nata qui, in Toscana, con i monaci di Vallombrosa. Vogliamo essere in linea con questa buona tradizione”, dice Rossi, che stamani (1 agosto) ha visitato con gli assessori Fratoni e Remaschi il centro regionale di addestramento di Monticiano, alla pineta di Tocchi.
Una struttura unica in Italia, tra le cinque o sei simili in tutta l’Unione Europea. C’è un numero aggiornato in tempo reale, su una lavagna all’ingresso, che colpisce più di altri: 1068 corsi in dieci anni e 18.519 operatori formati, la grandissima parte volontari, con le foto di tutte le classi che si riempiono quattro rampe di scale che portano al primo piano, un pannello per ogni anno e a volte anche di più. E poi aule informatiche e banchi per la simulazione di scenari su cui esercitarsi, tablet con la cartografie di tutta la regione a disposizione dei direttori che intervengono sui roghi ed hanno con il click il quadro completo di linee elettriche, laghetti, sentieri e viabilità forestale che si snodano sotto i boschi.
C’è anche un po’ di storia, con una stanza con vecchie apparecchiature, progetti con le scuole, caschetti e strumenti per intervenire sulle fiamme, ma in sicurezza, utilizzati fin dagli anni Ottanta. E poi le esercitazioni negli spazi esterni: tra le settanta e le ottanta ogni anno. La visita di Rossi a Monticiano è stata l’occasione per ringraziare i volontari e tutti gli uomini che si sono già spesi con capacità e passione in questo inizio d’estate per fermare le fiamme nei boschi, un anno e un luglio rovente. Ma è stato anche il momento per fare il punto sulle future linee guida.
“Partiamo da una buona base, ma vogliamo fare ancora meglio – spiega Rossi – . L’esperienza ci insegna, anche quella recente, che gli incendi si sono propagati più velocemente dove mancavano le strade parafuoco. Vogliamo suddividere i boschi in aree a maggior controllo con una titolarità che ci consenta intervenire nella manutenzione del sottobosco e nella realizzazione di nuovi viali, replicando l’esperienza già fatta sui Monti Pisani. Dobbiamo decidere come intervenire sugli ettari bruciati, per la regimazione delle acque e non solo per la ripiantumazione.Vogliamo anche che il bosco torni all’interno di una filiera economica – aggiunge il presidente – e lo faremo partendo dai 110 mila ettari di demanio regionale e statale e affidandoci ad esperti”.
Tutto lavoro che aspetta la giunta subito al rientro dalla pausa estiva, con una legge da scrivere entro l’anno.