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SIENA. Cari concittadini,
negli ultimi giorni, abbiamo letto che, dopo anni di silenzio, è stata finalmente resa pubblica dal Ministero dell’Ambiente e da quello dello Sviluppo, la CNAPI (carta nazionale aree potenzialmente idonee), primo passo del lungo percorso che porterà l’Italia a dotarsi di un adeguato deposito dove stoccare i rifiuti radioattivi (in larga parte quelli a bassa e media radioattività, prodotti dagli ospedali, dalle attività di ricerca e da alcune attività industriali), come tutti i paesi civili.
Due gli aspetti da sottolineare, uno positivo e l’altro negativo.
Partiamo da quest’ultimo, vale a dire l’inserimento, tra le 67 possibili, di aree riconosciute come patrimonio dell’UNESCO, dove insistono pregiate produzioni agricole, protette e qualificate nella loro filiera complessiva. È il caso dell’area collocata tra Pienza e Trequanda. gioielli del nostro territorio in cui la bellezza del paesaggio si associa a quella storica e architettonica, in cui la sostenibilità e la tutela ambientale e rurale sono perseguite concretamente con riconoscimenti pubblici e certificazioni.
I sindaci dei comuni interessati, così come quelli dei comuni di tutta la Val d’Orcia, il presidente della Regione Giani e l’assessore regionale all’ambiente, Monni, hanno, correttamente, preso una chiara posizione per scongiurare questa ipotesi, elaborata dalla società Sogin (società pubblica che si occupa dello smantellamento nucleare). Si tratta di una elaborazione che non tiene conto in maniera completa della dimensione storico-artistica e paesaggistica dei luoghi, così come, invece, previsto dalla guida tecnica dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) n. 29 del 2014, che aveva dettato puntualmente i criteri da adottare per definire la CNAPI (la guida tecnica è facilmente reperibile in rete sul sito dell’ISPRA).
Siamo d’accordo con questa posizione che prevede l’impegno di tutte le istituzioni coinvolte, locali e Regione, per reintrodurre il criterio relativo alla piena tutela dei siti UNESCO e delle produzioni agricole pregiate, per valorizzare le ricchezze ambientali di cui fortunatamente disponiamo, tramite la formulazione di precise osservazioni in merito (interessantissima la richiesta di collaborazione ai tecnici dell’UNESCO).
Non ci piacciono affatto, invece, quelle posizioni aggressive e urlate, come quella di Matteo Salvini, che denotano ignoranza, disinformazione e volontà di strumentalizzare la qualunque per capitalizzare qualche voto, giocando solo ed esclusivamente sulle pure emozioni delle persone, senza approfondire e senza impiegare del tempo a spiegare anche quando si ricoprono ruoli istituzionali.
Passando all’aspetto positivo, molto positivo, riteniamo che sia da sottolineare con forza il ben articolato percorso democratico e partecipativo, quasi una maratona, previsto dal Ministero dell’Ambiente per giungere all’individuazione della zona che ospiterà l’obbligatorio deposito nazionale di scorie di materiale radioattivo e l’annesso parco tecnologico. Un percorso ampiamente partecipato che necessita, proprio per questo, di tempo per pervenire ad una decisione, la più condivisa possibile. Un percorso non immediato ma che, per fortuna e finalmente, pone l’accento sulla partecipazione, sul dare voce ai territori e sulla loro responsabilizzazione, delle istituzioni locali e dei cittadini, quali inevitabili elementi di un’azione politica di alto livello democratico, uscendo da quella sub-cultura che prevede il momento decisionale in capo ad una cerchia ristretta o all’uomo solo al comando. Sub-cultura che vorremmo vedere ridotta ai minimi termini, foriera di soli disastri di cui l’umanità ha già patito le funeree conseguenze.
La pubblicazione della CNAPI (carta provvisoria) è solo il primo passo. Ora partirà una consultazione pubblica di 60 giorni dove tutti potranno dire la loro, poi un seminario nazionale, poi la stesura della carta definitiva e, infine, si avvieranno le manifestazioni d’interesse da parte di quelle comunità che vorranno costruire il deposito e il collegato parco tecnologico nel proprio territorio.
Per cogliere al meglio il potenziale di tutti questi passaggi è, evidentemente, richiesta a tutti coloro che vorranno partecipare un’adeguata informazione, senza la quale le opinioni sono foglie al vento.
Vogliamo pertanto ricordare a tutti che la questione della tutela ambientale è una questione complessa, che va approcciata a 360°, a partire dalla modalità con cui si smaltiscono i rifiuti che tutti noi produciamo, compresi i residui radioattivi.
Vogliamo, infine, chiedere un forte impegno alle istituzioni locali, alla Regione Toscana e a tutti coloro che, a vario titolo, rappresentano e rappresenteranno i nostri territori di adoperarsi affinché, tra i criteri di individuazione, venga inserita la versione completa del criterio che prevede, di fatto, l’automatica esclusione dei siti UNESCO e delle zone in cui insistono produzioni agricole pregiate, e di vigilare sull’intero processo, così come delineato, compresa la capacità di gestione da parte di Sogin che ha mostrato dei chiari limiti.
Lista Svolta (Siena)