E anche la Toscana, E le discariche abusive abbondano
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di Lexdc
SIENA. La regione Toscana dà i numeri sulla produzione di rifiuti. E la prima considerazione nasce dal fatto che la crisi economica non ne riduce la quantità. Il dato procapite, nel 2010, è aumentato passando da 663 a 670 kg/abitante e ritornando sui valori del 2003, dopo alcuni anni di calo. Il saldo totale è impressionante: la Toscana produce 2,51 milioni di tonnellate di rifiuti, in cui hanno particolare incidenza gli imballaggi dei cibi pronti e genericamente gli alimenti che permettono di risparmiare tempo sia al banco alimentari che nella preparazione casalinga. E che producono più spazzatura. Differenziata: continua il trend positivo, lo scorso anno siamo arrivati al 40.6% in leggero ma insufficiente aumento rispetto al 2009. Converrà interrogarsi al proposito, visto che la Comunità europea ha fissato l’obiettivo da raggiungere nel 2012 sarà quello del 65% di raccolta differenziata. La soddisfazione dell’assessore Bramerini nel presentare i dati ci sembra fuori luogo: un +25% di raccolta da realizzare è un numero troppo grande per l’attuale realtà, e farlo poi in un solo anno un’impresa titanica.
Ci sono molti osservatori che temono che, proseguendo la politica regionale di incrementare il numero degli inceneritori (ultimamente la ferma opposizione del comitato Chianti senza inceneritore sembra aver bloccato la realizzazione di un termovalorizzatore in località Testi, a meno di 20 km in linea d’aria da Poggibonsi), la raccolta differenziata non modificherà i suoi risultati nella nostra regione. In compenso, a Firenze si sono attivati in modo molto importante per agevolare, con finanziamenti pubblici, gli “acquisti verdi” cioè di quei prodotti per comunità in plastica riciclata che vengono realizzati da Revet. E’ evidente che lo sviluppo di questo settore potrebbe essere limitato dalla mancanza di “materia prima locale” e diventare di difficile competitività se la produzione si dovesse approvvigionare nelle regioni limitrofe, con l’aggravio dei costi di trasporto e quindi del prodotto finito. Si ragiona sempre sull’economia come fattore di crescita di Pil, mentre nel mondo si tende a parlare di economia sostenibile. Le province più virtuose sono Lucca, Prato e Siena (45,71%), ma i tre ATO hanno mancato l’obiettivo fissato dalla legge 152/2006.
Ci permettiamo di segnalare come grandi consumatori come ristorazione e aree di servizio carburante non fanno, ed è sotto gli occhi di tutti, la raccolta differenziata. Siamo stati a Cagliari dove perfino nel McDonald ci sono i contenitori dei rifiuti opportunamente differenziati per prodotti e addirittura dove si svuotano i vassoi c’è anche un lavello per i liquidi, che non finiscono in discarica. Detto senza voler colpevolizzare nessuno in particolare, con un esempio chiaro per tutti. La provincia di Siena, nella sua “aurea mediocritas” non ha comuni in classifica né nell’elenco dei più virtuosi, ma nemmeno in quello dove al raccolta differenziata sia inferiore al 15%.
Nel concludere il suo intervento, l’assessore Bramerini ha ricordato che a fronte di 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, c’è la realtà di 7,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui si parla poco e si hanno risultati ancora minori: scoperte come quelle della discarica abusiva sulla Drove a Poggibonsi o su quella ancora più grande e devastante sulla via Bientinese tra Empoli e Altopascio, che riempiono le colonne dei giornali in questi giorni, dicono che la dimensione del problema è enorme, e che la situazione regionale non è poi migliore che in Campania e Lombardia. Con tanti di noi che chiudono gli occhi per non vedere.