Chiede al Consiglio dei ministri di ricorrere alla Corte Costituzionale per la dichiarazione di incostituzionalità
“Il Pd, con un nuovo colpo di mano, infila nel sacco di babbo Natale un regalo che farà felici i fautori della motosega libera e selvaggia, senza vincoli e regole. L’emendamento al testo unico regionale sulle foreste (legge 39 del 2000) approvato in Consiglio regionale da PD e Italia Viva, che elimina l’obbligo di autorizzazione della Soprintendenza per il taglio degli alberi nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Lo hanno portato in Consiglio regionale e approvato prima di Natale, nonostante il parere negativo dell’ufficio legislativo della Regione. Siamo di fronte ad un nuovo blitz come quello compiuto con l’approvazione della norma, fatta ad immagine e somiglianza degli interessi degli industriali del comprensorio conciario, approvata il 26 maggio 2020 e abrogata esattamente un anno dopo, travolta dall’indignazione e dalle polemiche suscitate dall’inchiesta della procura fiorentina sul malaffare nella gestione dei residui conciari ( keu) in diverse aree della Regione.
Il PD si sta arrampicando sugli specchi per trovare una giustificazione credibile a questo ennesimo misfatto consumato a danno dell’ambiente e del paesaggio in una Regione che, qualche settimana fa è risultata al sesto posto a livello nazionale per il numero di reati e crimini consumati, nel corso del 2020, a danno dell’ambiente e del paesaggio. L’Assessore Ceccarelli ci dice che con questa Legge vogliono: ”sottrarre i boscaioli a iter burocratici lunghi e costosi nell’ottica del rinnovamento delle foreste e della tenuta idrogeologica”. Come pensano di raggiungere questo obiettivo? Aprendo le porte al disboscamento selvaggio senza regole, perché, questa Legge, prevede che anche per i tagli colturali nei boschi ricompresi nelle aree vincolate per il loro particolare valore paesaggistico, non sia richiesta l’autorizzazione paesaggistica.
Già con la Legge pre modifica, si assisteva, in certe aree della regione, a tagli a tabula rasa di ettari di bosco, fatte da aziende senza scrupolo che vengono da fuori Regione e spesso impiegano mano d’opera in nero lasciando dietro di se desolanti paesaggi spettrali. Questo perché, nonostante le regole, sono scarsi i controlli e sono troppo pochi coloro, carabinieri forestali, che queste regole dovrebbero fare rispettare
Questo emendamento va abrogato! Consigliamo al PD di farlo prima possibile, anche nel suo interesse, prima di fare l’ennesima figuraccia, così com’è già successo per la norma pro-cuoio cancellata da una sentenza del Corte Costituzionale.
Sinistra Italiana ritiene che debba essere trovata una soluzione giusta e rispettosa del paesaggio, è disponibile ad un confronto politico per trovare una soluzione giusta e rispettosa del paesaggio, bisogna ascoltare le richieste dei boscaioli, impegnati nella preziosa opera di manutenzione e coltura dei boschi, per avere iter autorizzativi più snelli e con tempi ragionevoli. Questo obiettivo lo si può e lo si deve raggiungere in modo diverso, garantendo controlli efficaci e accelerando i tempi delle autorizzazioni, senza aprire la strada ad una deforestazione selvaggia che, di fronte ai cambiamenti climatici in atto, rappresenta una scelta scellerata in direzione contraria alle necessità di un sempre più urgente processo di transizione ecologica”.
Il WWF presenta un esposto
Il WWF Italia ha presentato un esposto al Consiglio dei Ministri contro la “leggina tagliaboschi” nelle aree vincolate, chiedendo di ricorrere alla Corte Costituzionale per la dichiarazione di incostituzionalità.
Il 21 dicembre il Consiglio Regionale ha infatti approvato una norma che modifica la Legge Forestale regionale, introducendo la possibilità di eseguire tagli boschivi ‘colturali’ anche in aree specificamente vincolate senza dover ottenere l’autorizzazione paesaggistica (LR 52/2021).
Si tratta di un film già visto: con la scusa ‘semplificazione’ si riducono le tutele dei beni comuni per favorire interessi spesso del tutto contrari. Le semplificazioni non si fanno a colpi di accetta (è proprio il caso di dirlo) ma devono essere fondate su un confronto con tutti i soggetti istituzionali e i portatori di interesse. Comprese le associazioni di protezione ambientale, nonché sul rispetto dei fondamentali principi di tutela dell’ambiente e del paesaggio.
Il Consiglio Regionale della Toscana ha invece, ancora una volta, scelto la strada del sostegno alle motoseghe piuttosto che ai nostri beni naturali e paesaggistici. E così, invece di aprire un confronto con Sovrintendenze e Ministero, per valutare le indicazioni, sito per sito, di possibili attività silvicolturali, ha deciso di legiferare in modo apertamente contrario al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (d.lgs. 42/2004), che è ancora oggi un importante baluardo a difesa delle nostre bellezze naturali. Questa norma contrasta inoltre con un recente decreto del Presidente della Repubblica emesso, in collaborazione con il Consiglio di Stato, su un caso simile avvenuto in Maremma.
Roberto Marini, delegato WWF Toscana