Il Comitato Amici dei Bottini e delle Fonti storiche chiede anche una migliore comunicazione
SIENA. Dopo aver atteso per settimane notizie ufficiali su quanto accaduto alle Fonti di Pescaia, di fronte allo strano silenzio che circondava un evento potenzialmente grave e visto il continuo stazionare di veicoli dell’ARPAT e anche dei Vigili del Fuoco davanti all’edificio duecentesco, finalmente qualcosa si è mosso. [ndr. – https://www.ilcittadinoonline.it/cronaca/siena-cronaca/inquinamento-da-gasolio-alle-fonti-di-pescaia/]
Intervistata dalla giornalista della Nazione Paola Tomassoni, l’assessore comunale Buzzichelli ha minimizzato l’evento, ma il comunicato diffuso ieri dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale sembra contraddire le sue affermazioni, lasciando trapelare uno scenario tutt’altro che banale. [ndr. – https://www.ilcittadinoonline.it/ambiente/arpat-e-intervenuta-per-valutare-la-contaminazione-delle-acque-delle-fonti-di-pescaia/]
La cisterna del gasolio da cui si è verificato lo sversamento non sembrerebbe affatto chiusa, visto che nel condotto verso la fonte continua a scorrere l’idrocarburo che è stato quantificato in 20mila litri e non in 2.500 come alcune fonti ci avevano riferito in un primo momento.
Spiace anche notare la poca conoscenza da parte dell’assessore dello svolgimento dei bottini di Pescaia, che non scorrono affatto nella fognatura bianca, ma nel fosso tombato che percorre tutta via di Pescaia e sbocca a Colonna S anMarco, per poi entrare nel torrente Tressa. Dove sono finiti questi 20.000 litri di gasolio? Non crediamo che si siano dissolti! Riteniamo quindi necessario individuarne il percorso per escludere la contaminazione del torrente Tressa e delle altre sorgenti acquifere presenti nell’area, stabilendo tutte le misure necessarie.
Lo sversamento, come conferma l’ARPAT, ha avuto inizio alla fine del mese di ottobre, mantenendo per oltre un mese questo strano silenzio, come si fosse trattato di un piccolo incidente: peccato che sia minacciato dall’inquinamento da gasolio un edificio medievale di gran pregio come le Fonti di Pescaia, dove per anni l’Associazione La Diana con i suoi volontari ha lavorato per fare manutenzione ai condotti e allestire un Museo dell’Acqua che è un gioiello purtroppo non adeguatamente valorizzato.
Ancora l’ARPAT sembra non essere al momento in grado di stabilire qual è la causa della “potenziale” contaminazione delle acque: se la cisterna sia stata inavvertitamente forata mentre la ditta esterna faceva lavori di adeguamento antincendio del Centro Elaborazione Dati MPS posto al di sopra delle Fonti, oppure se la fuoriuscita di gasolio sia avvenuta per usura della cisterna o, peggio ancora, perché non realizzata a norma, essendo obbligatorio un secondo rivestimento di sicurezza, o non controllata adeguatamente e tempestivamente.
Nel comunicato dell’ARPAT leggiamo che una grande quantità di idrocarburi continua a fuoriuscire, mescolandosi all’acqua dei bottini che alimentano la fonte, e non si sa se siano stati inquinati i due condotti che la alimentano e che originano a monte nel sottosuolo di Piazza d’Armi. Si tratta di condotti semplicemente scavati nel tufo che possono aver assorbito l’idrocarburo ed essersi intrisi: un inquinamento che potrebbe restare nell’ambiente per decenni a venire!
Sembra, dalla rilevazioni ARPAT, che solo uno dei due condotti sia inquinato: ci suona piuttosto strano, anche perché sembrano conoscere poco sull’articolazione dei condotti di entrata e uscita (tanto che li chiamano fonte A e fonte B, mentre hanno un NOME STORICO, bottino di San Basilio e Bottino di San Bartolomeo).
Il Comitato Spontaneo Amici dei Bottini e delle Fonti storiche esprime grande preoccupazione per la situazione e per come è stata gestita, almeno comunicativamente, e vogliamo stigmatizzare il comportamento delle Istituzioni nei riguardi dei cittadini e di un prezioso bene storico di proprietà della Città di Siena.
Il Comitato Spontaneo Amici dei Bottini e delle Fonti storiche