A Poggibonsi i controlli sono scarsi, quasi assenti
di Lexdc
POGGIBONSI. I cittadini di Poggibonsi possono stare tranquilli per la qualità della loro aria? Nella Newsletter n. 10 del 14/09/2010 del Comune si leggeva: “Attiva in Largo Campidoglio una centralina per misurare la qualità dell’aria. Lo strumento di monitoraggio, che misurerà le polveri PM10, è già stato installato e sarà attivo per sessanta giorni nel corso dell’anno, ovvero quattro volte per quindici giorni consecutivi. In questo modo sarà possibile avere nel corso dei 12 mesi indicatori utili sulla qualità dell’aria nella zona, rispondendo alla nuova normativa in materia, ancora in fase di recepimento (il decreto è in corso di pubblicazione)”. Lo strumento è stato posizionato nella ‘pinetina’ fra il ponte di Salceto e via Montegrappa, a circa 23 metri dal perimetro della rotatoria. I dati sono rilevati dall’Arpat.
Peccato però che dal 14 settembre a oggi la centralina non sia mai stata messa in uso e i dati dell’ Arpat risaltino un mesto NON DISPONIBILE. Se c’è inquinamento da polveri sottili per il traffico, non può saperlo nessuno. Però l’annuncio è stato fatto, come buona regola dei “governi del fare” e la centralina troneggia sul lungofiume.
Ben altro invece si può dire della centralina installata in Via De Amicis, che fornisce i dati puntualmente ogni giorno, garantendo alle persone che andassero a passeggiare su quella collinetta che sovrasta Via Pisana, dietro il vecchio ospedale, la qualità “buona” dell’ aria. Ma il traffico è altrove, sarebbe gravissimo se le polveri sottili dessero valori preoccupanti in quel luogo. Fra l’altro, il termovalorizzatore si trova dietro un crinale ben più alto di Via De Amicis, ad almeno tre chilometri di distanza in linea d’aria.
La nostra Provincia fa un suo monitoraggio della qualità dell’aria, ma l’ultima rilevazione risale al luglio 2008, peraltro effettuata da Sienambiente, cioè dal controllato.
Eppure solo il 16 novembre scorso, come è scritto in altra “pagina” del Cittadinoonline, la stessa Sienambiente vantava l’aver ottenuto un prestigioso titolo di qualità ambientale chiamato “certificazione Emas” per il suo inceneritore. Ci viene da chiedere: “Come hanno fatto a misurare le emissioni? E a chi l’hanno fatto fare?”
Siamo comunemente portati a pensare che il conflitto di interessi sia un problema tipico del Nord Italia, dalle parti di Arcore. E’ probabile che la vicinanza politica dei vertici delle istituzioni locali e della dirigenza delle semiprivatizzate (cioè praticamente pubbliche) aziende ambientali della provincia di Siena possa coinvolgerci nello stesso problema che in questi giorni sta sconvolgendo la vita politica nazionale. E l’esperienza negativa che abbiamo conosciuto del Riso Scotti energia a Pavia, che coinvolge uno dei gruppi industriali più conosciuti d’Italia, ci deve invitare a essere ancora più esigenti e trasparenti. Con noi stessi.