Castellina in Chianti e San Giovanni d'Asso hanno dato parere positivo
di LEXDC SIENA
SIENA. La ricerca di petrolio e di idrocarburi come il metano, dopo l’approvazione della legge 30 luglio 2010, n. 122, è ripartita velocissima in Italia e il Ministero dello Sviluppo Economico è stato lesto a concedere e far approvare dagli enti locali tanti dei permessi di ricerca richiesti. Si stima che oggi siano in azione 700 trivelle e che in 100 nuove aree di perforazione stiano per cominciare i lavori! Si pensa sempre che il problema sia per gli altri, ma da giugno è attiva la concessione che riguarda l’area del fiume Bruna nel comune di Roccastrada per la ricerca di metano e petrolio. Quindi la probabilità di vedere pozzi estrattivi tra la Maremma e il Chianti è molto più alta di quello che ci si può immaginare. Le stime petrolifere affermano che
Nel sottosuolo italiano si possono nascondere cento milioni di tonnellate di petrolio, a grande profondità, circa 800-1200 metri, una goccia (4 per cento) nell’oceano del fabbisogno nazionale
, ma che sembra far gola lo stesso.
Ora non vi è senese che, andando in giro nel mondo, non sentisse ovunque magnificare la bellezza della nostra terra. In effetti, se la guardiamo con occhi diversi dai nostri che vivendoci tutti i giorni non sappiamo apprezzarne la specificità, il territorio della nostra provincia è il risultato miracoloso della forza della natura e di un sapiente intervento dell’uomo nel piegarla alle proprie necessità. Una sequenza di pozzi petroliferi tra Castellina in Chianti e San Giovanni d’Asso, solo per citare due comuni che hanno dato parere positivo alla richiesta d’esplorazione del sottosuolo a una società australiana (che risulta non avere dipendenti), che potrebbe avere effetti devastanti per inquinamento e modifica della morfologia del territorio è l’ immagine che presto si presenterà agli occhi dei turisti di tutto il mondo. Perché dal 4 agosto 2010, la società Heritage Petroleum ha presentato alla Provincia di Siena anche la documentazione per il VIA sulla istanza denominata “Cinigiano”, oltre a quella già raccontata su questo quotidiano on line nel precedente articolo denominata “Siena”, e l’iter burocratico si avvia, nel silenzio dei media, alla sua approvazione.
Come si fa la ricerca di idrocarburi? Si provocano delle esplosioni e si studia la generazione e il moto delle onde rifratte e riflesse, misurandole con degli strumenti chiamati geofoni. Individuato il giacimento, si crea un pozzo esplorativo che nel nostro caso dovrebbe essere di rilevanti dimensioni dovendo trivellare per almeno 1000 metri di profondità. Potrebbero interferire con le falde acquifere termali, per esempio, di rilevante importanza nella nostra provincia, da Rapolano a Bagno Vignoni. La gestione dei rifiuti e del materiale di risulta come i fanghi oleosi potrebbe essere importante, come il ripristino degli ambienti inquinati dai pozzi.
Ma agli australiani, se non per imposizione, potrebbe non interessare tutto ciò (non sono interessati nemmeno alla propria terra – cfr. Diamond “Collasso”), e in poco tempo potrebbe essere devastato un territorio costruito più o meno sapientemente in secoli dall’uomo. E non dimentichiamoci che al largo dell’isola d’Elba, in una delle zone più protette dal punto di vista ambientale, c’è una istanza per trivellazioni marine, proprio davanti alle coste in cui andiamo ogni estate a fare il bagno…