Appello alla Regione perché vieti la costruzione di una centrale geotermica
di Fabrizio Pinzuti
SIENA. Non sembra nascere dalla cosiddetta sindrome NIMBY (acronimo di Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”, che denota un atteggiamento contro opere di interesse pubblico e attività che hanno – o si teme possano avere – effetti negativi sul territorio in cui verranno realizzate), l’appello che circola in questi giorni sui network inteso a salvare l’area naturalistica denominata “Masso delle Fanciulle”, nella Riserva Naturale di Berignone, compresa tra i comuni di Pomarance, Volterra e Casole d’Elsa, presentata come un luogo suggestivo e incontaminato. La riserva è attraversata da una gola rocciosa ricoperta da un’abbondante vegetazione mediterranea, dove scorre il fiume Cecina, in uno scenario paesaggisticamente unico. Il luogo, meta di turisti in tutte le stagioni, costituisce un’importante risorsa economica per un’area vasta ma la sua importanza non può essere certo ridotta alla funzione di volano economico.
E’ forte la preoccupazione che proprio a pochi metri dal fiume venga autorizzata la costruzione di una centrale geotermica se le prove esperite dalla Gesto Italia srl dessero conferma della presenza di un potenziale serbatoio geotermico. Alcuni cittadini riunitisi in vari comitati, dicono “No” ed hanno lanciato una petizione on line per chiedere alla Regione Toscana di revocare l’autorizzazione all’attività. Le varie associazioni, Comitato Difensori della Toscana, Associazione Casole Nostra, Associazione Ecomuseo Borgo La Selva, Comitato Toscana Terra Pulita, chiedono alla Regione uno stop. L’iniziativa della petizione, diffusa in diverse lingue, sta avendo un grande successo. Per ora è solo on line ma è probabile che venga estesa anche in forma cartacea attraverso l’organizzazione di banchetti per la raccolta di firme; nel sito di Casole Nostra, una delle associazioni interessate, si parla di oltre 1700 adesioni raccolte dopo soli quattro giorni dall’avvio della campagna, ma il numero è suscettibile di aumenti nelle prossime settimane, quando si chiuderanno i termini per le osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale.
Sembra trattarsi di un’iniziativa che non è pregiudizialmente né a favore né contro la geotermia ma che si pone il problema della tutela dell’ambiente e del paesaggio, con, in una lontana prospettiva, la domanda se sia più giusto ricercare sempre maggiori quantità di energia o investire risorse per attuare una seria politica di risparmio energetico; sembra inoltre riproporre il tema della necessità di un diverso rapporto con i cittadini sia da parte delle amministrazioni pubbliche che di soggetti privati. Se i rapporti con i cittadini fossero impostati in maniera più aperta, anche in sintonia con la legge 42 del 2001 della Comunità Europea che invita gli amministratori a consultare e informare i cittadini nel caso di opere che presentano un impatto ambientale, probabilmente molti casi di proteste e opposizioni sarebbero mitigati, e altri forse sarebbero riconsiderati dai proponenti, dato che a volte anche grandi opere vengono approvate prima di una seria valutazione di impatto ambientale. Ma quello dell’elusione e dell’inosservanza delle disposizioni emanate dalla Comunità Europea, anche in tema di diritti del cittadino e di ambiente, è argomento che meriterebbe una trattazione più ampia e dettagliata.
SIENA. Non sembra nascere dalla cosiddetta sindrome NIMBY (acronimo di Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”, che denota un atteggiamento contro opere di interesse pubblico e attività che hanno – o si teme possano avere – effetti negativi sul territorio in cui verranno realizzate), l’appello che circola in questi giorni sui network inteso a salvare l’area naturalistica denominata “Masso delle Fanciulle”, nella Riserva Naturale di Berignone, compresa tra i comuni di Pomarance, Volterra e Casole d’Elsa, presentata come un luogo suggestivo e incontaminato. La riserva è attraversata da una gola rocciosa ricoperta da un’abbondante vegetazione mediterranea, dove scorre il fiume Cecina, in uno scenario paesaggisticamente unico. Il luogo, meta di turisti in tutte le stagioni, costituisce un’importante risorsa economica per un’area vasta ma la sua importanza non può essere certo ridotta alla funzione di volano economico.
E’ forte la preoccupazione che proprio a pochi metri dal fiume venga autorizzata la costruzione di una centrale geotermica se le prove esperite dalla Gesto Italia srl dessero conferma della presenza di un potenziale serbatoio geotermico. Alcuni cittadini riunitisi in vari comitati, dicono “No” ed hanno lanciato una petizione on line per chiedere alla Regione Toscana di revocare l’autorizzazione all’attività. Le varie associazioni, Comitato Difensori della Toscana, Associazione Casole Nostra, Associazione Ecomuseo Borgo La Selva, Comitato Toscana Terra Pulita, chiedono alla Regione uno stop. L’iniziativa della petizione, diffusa in diverse lingue, sta avendo un grande successo. Per ora è solo on line ma è probabile che venga estesa anche in forma cartacea attraverso l’organizzazione di banchetti per la raccolta di firme; nel sito di Casole Nostra, una delle associazioni interessate, si parla di oltre 1700 adesioni raccolte dopo soli quattro giorni dall’avvio della campagna, ma il numero è suscettibile di aumenti nelle prossime settimane, quando si chiuderanno i termini per le osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale.
Sembra trattarsi di un’iniziativa che non è pregiudizialmente né a favore né contro la geotermia ma che si pone il problema della tutela dell’ambiente e del paesaggio, con, in una lontana prospettiva, la domanda se sia più giusto ricercare sempre maggiori quantità di energia o investire risorse per attuare una seria politica di risparmio energetico; sembra inoltre riproporre il tema della necessità di un diverso rapporto con i cittadini sia da parte delle amministrazioni pubbliche che di soggetti privati. Se i rapporti con i cittadini fossero impostati in maniera più aperta, anche in sintonia con la legge 42 del 2001 della Comunità Europea che invita gli amministratori a consultare e informare i cittadini nel caso di opere che presentano un impatto ambientale, probabilmente molti casi di proteste e opposizioni sarebbero mitigati, e altri forse sarebbero riconsiderati dai proponenti, dato che a volte anche grandi opere vengono approvate prima di una seria valutazione di impatto ambientale. Ma quello dell’elusione e dell’inosservanza delle disposizioni emanate dalla Comunità Europea, anche in tema di diritti del cittadino e di ambiente, è argomento che meriterebbe una trattazione più ampia e dettagliata.