La Regione dice "no" a quelle di Seggiano, "sì" a quelle di Monticello Amiata...
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. A comunicare il respingimento della richiesta di perforazioni per indagini geotermiche avanzata dalla società Vega Engineering per il territorio del Comune di Seggiano, in provincia di Grosseto, era stato qualche giorno prima di Natale proprio il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che così aveva motivato il provvedimento: “Prima i progetti di ricerca venivano dati a tutti. Ora si cambia registro. I nuovi criteri legati alla bellezza del paesaggio, agli aspetti naturalistici e antropici adottati nel Piano di indirizzo territoriale (Pit) non potevano permettere la ricerca di risorse geotermiche nell’area di Seggiano”. Le parole del presidente sembravano trovare riscontro e conferma nel comunicato di respingimento, in cui si legge: Seggiano è «una zona dal notevole interesse pubblico perché con il suo fitto manto boschivo costituisce un quadro naturale di non comune bellezza panoramica ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un ampio e profondo panorama fino al mare e all’arcipelago». Oltre a risultare interessata dal vincolo idrogeologico, l’area è limitrofa al sito Unesco della Val d’Orcia.
Sulla base di queste considerazioni sembrava che dovessero essere respinte anche le altre richieste di ricerca avanzate per i territori amiatini, tutti dotati degli stessi requisiti ambientali e territoriali. Nessuna spiegazione invece è arrivata sull’autorizzazione alle perforazione per ricerche geotermiche – di cui si è venuti a conoscenza proprio a Natale – concessa con atto di qualche giorno prima dalla Regione Toscana, per un’area distante in linea d’aria solo qualche chilometro da Seggiano, con caratteristiche ambientali, economiche, umane e sociali non dissimili. La zona interessata è quella nei pressi del paese di Monticello Amiata, nel Comune di Cinigiano, dove, non diversamente da Seggiano, la popolazione e l’amministrazione comunale si sono trovate unite e coese nell’esprimere tutto il loro dissenso per le ricerche in questione, con tutti i mezzi possibili: manifestazioni di piazza, striscioni esposti in tutte le case, delegazioni di cittadini che hanno chiesto di essere ascoltate dalla Regione, atti degli organi comunali, studi, relazioni e documenti vari.
Scartata dunque l’ipotesi della mancanza, o dell’insufficienza, di un’azione di opposizione, in assenza di dichiarazioni delle parti politiche, e non trovandosi spiegazioni plausibili nel freddo linguaggio amministrativo del dispositivo regionale di autorizzazione, non resta che pensare alla scelta di Seggiano e a quella contraria di Monticello Amiata, agnello sacrificale – secondo la definizione di “Agorà, Cittadinanza Attiva”, une delle associazioni più attive –, come un’operazione politico-amministrativa che per brevità potrebbe essere definita “un colpo al cerchio e una alla botte”.
Il documento Marras – dal nome del capogruppo del PD, originario peraltro di Ribolla, in provincia di Grosseto, che l’ha proposto – esprimeva la necessità di una nuova e diversa attenzione da riconoscere, in sede di accoglimento o meno delle domande di autorizzazione pervenute, ai temi dell’ambiente e del paesaggio nonché di una diversa valutazione delle istanze provenienti dal territorio e dalle amministrazioni locali, ma non è mai venuto meno, anche nello stesso documento Marras, il valore “strategico” della geotermia per la Regione. Era mai pensabile che dopo anni di sostegno all’energia geotermica la Regione invertisse repentinamente la propria tendenza pur di fronte alle più che giuste e giustificate esigenze delle comunità? Le posizioni degli imprenditori pronti a richiamare la Regione sulle proprie competenze dopo la moratoria di sei mesi dell’attività geotermica concessa nel periodo elettorale, hanno trovato in Regione maggiore attenzione rispetto a quella riconosciuta ai cittadini monticellesi, andati a perorare la loro sacrosanta causa ma sprovvisti degli stessi crismi normativi e dei privilegi assicurati ai trivellatori dal decreto Scajola-Berlusconi sulla cosiddetta liberalizzazione dell’attività geotermica.
La necessità della revisione di quella normativa è più volte rimbalzata anche nel convegno del 4 novembre scorso organizzato dalla Rete NOGESI presso la Camera dei Deputati: in piena overcapacity energetica e senza dunque che si sia una impellente richiesta di energia, le nuove centrali geotermiche ricevono incentivi notevolmente superiori a quelle tradizionali – lo ha dichiarato anche Massimo Montemaggi, responsabile di Enel Green Power – senza che siano richieste loro garanzie di un’adeguata professionalità e “know-out”, con un capitale sociale spesso irrisorio, senza alcuna fideiussione, con un percorso concessorio facilitato e con la riduzione delle possibilità ostative da parte degli enti territoriali. Unanime in quell’occasione il riconoscimento che queste centrali sono redditizie per gli incentivi che ricevono, non per l’energia da loro prodotta e a loro pagata. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente e quindi fonte autorevole, sottolineò in quel convegno, a conferma delle speculazioni, anche il fenomeno della compravendita dei progetti che spesso si nasconde nei frequenti cambi e passaggi societari.
L’atto della Regione Toscana di concessione denominata Monte Labbro, nella quale è ricompresa l’autorizzazione per le ricerche nei pressi di Monticello Amiata, riporta che la società Geoenergy srl, prima presentatrice dell’istanza, si è fusa con la società Angiari srl, dando vita alla società Renewen srl, che diventa titolare della concessione. Sono queste trasformazioni da ricomprendere tra i casi ai quali faceva riferimento l’ex ministro e portavoce dei Verdi?