Bagnore 4
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Almeno una decina e tutte gravi le “criticità” emerse in tema di attività geotermica nel Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER). Solo per l’ambito 19 Amiata e citando per esteso il periodo o la frase in cui sono inserite, senza modificazioni e senza operare estrapolazioni di singole parole dal loro contesto e forzature semantiche o di altro genere, si riportano letteralmente i passi più significativi:
… Le maggiori criticità sono intrinseche alla struttura geologica e alla storia dell’ambito. Sostanze inquinanti, prima fra tutte il mercurio, sono state e sono disperse nell’ambiente sia dalle attività minerarie storiche e pregresse, sia dai fenomeni naturali, sia dall’industria geotermica (centrali, campi pozzi, rete di gasdotti ed elettrodotti), con il rischio del loro trasferimento agli acquiferi e alle acque superficiali (pag. 5)
… Neppure l’innovazione degli anni ’60 dello sfruttamento delle energie rinnovabili geotermiche (centrali di Bagnore e Piancastagnaio), ha prodotto sensibili vantaggi in termini occupazionali e di attivazione di altre iniziative produttive, causando altresì fenomeni di impatto ambientale (inquinamento da acido solfidrico e instabilità dei suoli) (pag. 13, colonna 4)
… Lo sviluppo delle risorse geotermiche è ancora in fase iniziale, con notevoli permessi di ricerca geotermica attivi. E crea potenzialità di notevoli trasformazioni, con relative possibili criticità (pag. 21 Dinamiche di trasformazione, colonna 1)
… Anche l’attuale attività geotermica, che ha prospettive di espansione, presenta rischi potenziali di passaggi di fluidi dai sistemi geotermali a quelli idropotabili (pag. 25 Criticità, colonna 1)
… Lo sfruttamento della risorsa geotermica richiede una speciale attenzione rispetto ai possibili effetti sugli acquiferi, ed anche ad altri possibili impatti paesaggistici e ambientali (pag. 25 Indirizzi per le politiche, colonna 2)
… I paesaggi agricoli collinari e montani sono oggetto anche di complementari fenomeni di artificializzazione e di perdita di habitat per la presenza e sviluppo di centrali geotermiche, di impianti eolici e dal recente sviluppo di quelli fotovoltaici. Particolarmente rilevante risulta la presenza delle centrali geotermiche, di campi pozzi e della relativa rete di gasdotti, presenze significative nei versanti sud-occidentali del Monte Amiata (tra Bagnore e il M.te Labbro) e nella zona di Piancastagnaio, anche internamente al sistema di Siti Natura 2000 [Siti di Importanza Comunitaria (SIC), Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), ndr]. A tali centrali, ma non solo, si associa una densa rete di elettrodotti di varia tensione, quale elemento critico per la conservazione delle locali popolazioni di rapaci diurni e notturni (pag. 29 Criticità, colonna 3)
… La tendenza a realizzare impianti per la produzione di energie alternative come quelli geotermici, eolici e fotovoltaici comporta un insieme di criticità notevoli relativamente all’impatto paesaggistico e ambientale (pag. 38 Dinamiche di trasformazione, colonna 2)
… Processi di abbandono delle attività agro-pastorali, fenomeni di artificializzazione e urbanizzazione(per espansioni residenziali, industriali e artigianali), dinamiche di intensificazione delle attività agricole, impatti paesaggistici ed ambientali causati dalle centrali geotermiche compongono il repertorio delle criticità del Monte Amiata (pag. 48 Criticità, colonna 1)
… Il repertorio delle criticità del Monte Amiata comprende anche, e soprattutto, processi di artificializzazione causati da impianti geotermici e dal recente sviluppo di impianti fotovoltaici ed eolici. Particolarmente significativi gli impatti paesistici ed ambientali che scaturiscono dalle centrali geotermiche (campi pozzi e relativa rete di gasdotti) localizzate lungo i versanti sud.-occidentali del Monte Amiata (tra Bagnore e il Monte labbro) e nella zona di Piancastagnaio (anche internamente al sistema di Siti natura 2000) (pag. 48 Criticità, colonna 2)
Gli enti territoriali e i soggetti pubblici, negli strumenti della pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a … limitare l’artificializzazione e la perdita di habitat conseguenti allo sfruttamento della risorsa geotermica nei versanti sud-occidentali del Monte Amiata (tra Bagnore e il M.te Labbro) e nella zona di Piancastagnaio e di quella mineraria di Poggio Sassaiola, nonché conseguenti allo sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici (pag. 54 Direttive correlate, punto 2.6, colonna 3).
Il PAER non prospetta allucinanti scenari futuri; l’uso sistematico dei tempi passati conferma che il piano fa una fotografia dell’esistente. Da una tal messe di rilievi, contenuti in un atto approvato dal Consiglio Regionale della Toscana l’11 febbraio scorso (ma redatto in tempi precedenti e noto da un pezzo), ci si sarebbe aspettata non la ferma volontà di continuare a incentivare l’attività geotermica, ma di avviare la cura delle ferite inferte al territorio da questa attività. Invece in tempi recenti la Regione Toscana ha autorizzato, a conferma delle proprie volontà di incrementare lo sfruttamento geotermico, anche resistendo in via giurisdizionale e amministrativa, la costruzione della centrale di Bagnore 4, attigua a quella già in funzione di Bagnore 3, e il potenziamento delle centrali di Piancastagnaio – tutte del tipo “flash”, cioè a emissioni libere solo in parte mitigate dagli abbattitori di mercurio e di idrogeno solforato. Non risultano adottati neppure atti, provvedimenti o iniziative ostativi o mitigatori della deregulation operata dal decreto Berlusconi del 2010 in tema di geotermia, anzi si moltiplicano le concessioni per le ricerche, con la possibilità che le province di Grosseto, Siena, Terni, Viterbo in territori quali l’Amiata, la Val D’Orcia, la Maremma o altre zone di pregio, diventino una specie di groviera. Non sono più solo le proteste per il “perfetto inserimento ambientale” della centrale di “Bagnore 4” ubicata, come la sorella “Bagnore 3”, a giudizio di molti all’interno o in prossimità di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), di un Sito di Interesse Regionale (SIR), di una Zona di Protezione Speciale (ZPS), di una zona a massima pericolosità di frana (PF4), di una zona ad alta sismicità (Cat. 2), e per la quale la Sovrintendenza di Siena, nel contributo istruttorio, consigliava di “…considerare una posizione meno invasiva e meno visibile dalla strada provinciale … valutando di modulare diversamente gli impianti per evitare una concentrazione visiva tra le due centrali”. Sono le conseguenze dell’attività geotermica su un’intera zona che vengono passate al setaccio nel PAER.
Ovviamente il non tener conto di studi prodotti e redatti, se non in proprio, a nome e per conto della Regione, solleva una serie di interrogativi, anche alla luce di altri riscontri quali l’overcapacity energetica ammessa pure da Terna: perché tanta insistenza sull’utilizzo di un’energia che non tutti considerano rinnovabile, pulita ed ecocompatibile, anzi … perché, viste le diverse valutazioni, si continua a non seguire il principio di cautela raccomandato perfino dalle Nazioni Unite? Un convincimento si fa sempre più strada nella pubblica opinione, anche sulla base dei rilievi del PAER: che la tutela dell’ambiente, con tutti i suoi aspetti e conseguenze, non trova ancora la debita attenzione da parte degli amministratori, pubblici e privati, mossi da altre mire ed interessi.
