Nessuno ha letto l'elenco dei siti, c'è, ma potrebbe essere un boomerang
di LEXDC SIENA
SIENA. Negli ultimi giorni sono usciti diversi report sull’eventuale caduta del governo Berlusconi che mettono in evidenza il rischio che la seconda stagione nucleare italiana possa morire prima di essere venuta al mondo. Le incertezze espresse dalla seconda cordata nucleare tra Gaz de France e E.On che congelano le attività nucleari italiane per tutto il prossimo anno, e il cauto ottimismo di Enel-Areva che non va aldilà di parole di circostanza espresse dal presidente Piero Gnudi il 25 novembre scorso, nascono dalla preoccupante identificazione politica del nucleare con l’attuale governo italiano e che un cambiamento nella guida del paese sia in chiave anti: anti-berlusconi e anti-nucleare.
Gnudi ha dovuto smentire anche i Verdi che avevano denunciato la ripresa di lavori dentro la ex-centrale di Montalto di Castro prima che il governo e la Sogin abbiano pubblicato l’elenco dei siti nucleabili, quello che tutti sanno che c’è ma nessuno ha letto, visto che in chiave elettorale potrebbe essere un boomerang per le posizioni pro-nucleare.
La disinformazione di Stato fa sì che in giro per l’Europa (tranne gli Usa e il Canada il resto del mondo ci sembra ancor meno attendibile) non si facciano studi scientifici accurati per misurare gli effetti negativi delle radiazioni emesse dalle centrali nucleari, così che il partito del pro e del contro si possono affrontare con uguale denuncia di disinformazione altrui, e gli esempi non mancano a cominciare da un recentissimo studio tedesco http://ibb.helmholtzmuenchen.de/homepage/hagen.scherb/KusmierzVoigtScherbEnviroInfoBonn2010.pdf che le due parti possono cercare di tirare in favore delle proprie tesi. Le Università e le Arpa non ricevono finanziamenti per studiare i fenomeni collegati a nucleare e inquinamento.
Visto che sulla salute pubblica non si riescono a ottenere dati certi e certificati dalle autorità preposte (sembra strano, stanno lì proprio per tutelare la salute dei cittadini ma in realtà non producono niente), come del resto succede anche per termovalorizzatori, inceneritori, centrali a biomasse, Riso Scotti Energia e simili (che producono falsi clamorosi per turlupinare Stato e cittadini), spostiamo l’ accento su altri fattori. Esimi commentatori come Chicco Testa, ex-antinuclearista convertito e ex-presidente Enel, e Aldo Forbice, autorevole giornalista Rai spostatosi da due anni verso posizioni filo-berlusconiane, ritengono imprescindibile la scelta nucleare per generare energia elettrica alternativa al fossile, nuovi posti di lavoro, riduzione della bolletta elettrica per aziende e cittadini.
L’ alternativa al fossile, però, sono le rinnovabili che non generano scorie radioattive e sono riciclabili alla fine del loro ciclo produttivo. Già oggi il comparto delle rinnovabili ha creato più posti di lavoro a tempo indeterminato di quanti ne potrebbe mai consentire la gestione di una centrale atomica. Il prezzo pagato dagli utenti in bolletta è costituito per oltre il 70% da tasse, non ha nulla a che vedere con i costi di produzione dell’energia da qualunque fonte provenga. In più chiunque di noi può notare nella lettura di qualsiasi articolo che nessuno dei nuclearisti è in grado di citare uno studio in cui siano stati calcolati tutti i costi di produzione del nucleare, gestione delle scorie comprese.
Ma teniamo presente (perché il calcolo si può fare e io me lo sono fatto da solo) che la spesa tecnica per avere fra dieci anni una centrale nucleare in Italia che cominci a produrre energia elettrica è pari a quella che occorre per avere la medesima potenza prodotta con fotovoltaico già l’anno prossimo. Perché aspettare nove anni per avere l’energia che ci occorre? E senza problemi di approvvigionamento della materia prima. Al contrario dell’uranio, il sole arriva gratis a casa nostra tutti i giorni.