La decisione della Consulta deve essere uno stimolo per continuare la battaglia per impedire l
di LEXDC SIENA
SIENA. Avevano fatto ricorso contro la legge voluta dal governo Berlusconi, che le escludeva totalmente da ogni scelta in materia politica, energetica e perfino di edilizia, che doveva dare all’Italia una nuova stagione nucleare. Ora con la sentenza molto dettagliata scritta dallo stesso presidente Ugo De Siervo, la Corte Costituzionale ha accolto una parte delle numerose censure mosse dalle regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia sul decreto legislativo approvato dall’esecutivo un anno fa. Una parte sufficiente a stabilire che, a differenza di quanto previsto dal Governo con l’articolo 4, la “Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento”. E, secondo la Consulta, “un adeguato meccanismo di rappresentazione” che “ragionevolmente bilanci le esigenze di buon andamento dell’azione amministrativa e gli interessi locali” è “costituito dal parere obbligatorio, seppur non vincolante, della Regione stessa”. Attraverso tale consultazione, “la Regione è messa nelle condizioni di esprimere la propria definitiva posizione, distinta nella sua specificità da quelle che verranno assunte, in sede di Conferenza unificata, dagli altri enti territoriali”.
Soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale è stata espressa da tutte le espressioni dell’ambientalismo italiano e dalla politica di opposizione, a cominciare da Legambiente fino ai governatori regionali. Il fortissimo impatto ambientale delle centrali nucleari, la loro pericolosità e il rischio di inquinamento condizioneranno fortemente la vita delle popolazioni che dovessero vedere realizzate sul loro territorio queste installazioni produttive.
Per il Governo, attraverso le parole del sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Stefano Saglia, ”la decisione della Consulta è tutt’altro che negativa per il prosieguo del programma nucleare. Molti dei commenti che sono stati fatti sono del tutto strumentali. Il parere delle Regioni, per la sentenza, è obbligatorio ma non vincolante. La Consulta conferma che l’impianto del decreto è sostanzialmente valido. Infatti tutte le altre questioni sono state dichiarate inammissibili o infondate”. Rimane perplesso invece il presidente di Assoelettrica, Giuliano Zuccoli, che esprime “preoccupazione sugli effetti che la sentenza della Consulta può avere sul futuro del nucleare in Italia. Sui siti confidiamo che ci possa essere un chiarimento perchè bisogna comunque arrivare a capire dove dobbiamo collocare le centrali italiane, superando la sindrome Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino, ndr)”.
A casa nostra registriamo a caldo la voce dell’IDV Toscana: ““La decisione di oggi della Consulta sul nucleare, che riconosce la necessità del parere della Regione sul cui territorio ricadrà la costruzione di una centrale, è un successo per tutta quella parte del Paese che dice no all’energia dell’atomo”. Lo dichiara, in una nota, l’on. Fabio Evangelisti, Segretario dell’Idv Toscana. “La decisione della Consulta – continua Evangelisti – deve essere uno stimolo per continuare la battaglia per impedire l’installazione di questa tecnologia ormai anti-storica. Le Regioni, anzi tutto, hanno ancora la possibilità di far valere la propria voce contro questo folle progetto di un Governo in decomposizione”. “E non dimentichiamoci – conclude Evangelisti – le oltre 700mila firme che noi dell’Italia dei Valori abbiamo depositato nel giugno scorso in Cassazione, che porteranno i cittadini a esprimersi direttamente sulla reintroduzione o meno del nucleare in Italia”.
Il nucleare non serve all’Italia: siamo sufficienti dal punto di vista energetico elettrico e abbiamo ancora infinite possibilità di sviluppo delle energie rinnovabili, sempre che gli incentivi sulle “false rinnovabili” vengano tolte. Ne abbiamo fatto a meno quando poteva avere una valenza in termini di sviluppo economico, ora che vediamo le conseguenze negative nei paesi che ne hanno fatto uso e abuso, che non sanno dove stoccare le scorie, radioattive per millenni, che devono combattere malattie, perdita di valore economico dell’ambiente e della proprietà privata, inquinamento, dobbiamo imbarcarci in questa avventura perdente per far vendere qualche centinaio di milioni di euro di acciaio alla Marcegaglia e soddisfare gli appetiti edilizi dei costruttori della cricca, con tutta la sequela di tangenti che solitamente ne deriva? Alcuni faranno carriera politica, e a farne le spese saranno i cittadini. Infine la politica avrà nuove tasse indirette nelle bollette Enel per spennare i consumatori. Un bel pannello fotovoltaico sul tetto di casa e addio bolletta, tasse occulte comprese!