... per mettere l'energia nel posto giusto

di Silvana Biasutti
SIENA. Ho scritto, sempre con passione, a proposito di Amiata, Montalcino, val d’Orcia. L’ho fatto di solito per fare la mia parte, raccontando queste terre, quando era ancora insospettabile lo sviluppo che avrebbero percorso. Ne ho scritto prima che i vini, l’olio evo, l’agricoltura che ha riportato in auge zafferano e legumi, i prodotti agricoli diversi, offerti al mercato con criteri di genuinità ormai rara, contribuissero in modo così importante – oggi – a sostenere nel mondo il vero gusto italiano. Ho scritto molto prima che il Brunello di Montalcino diventasse uno dei marchi italiani inimitabili e fosse, come è, la bandiera del vero made in Italy; prima che l’olivastra seggianese diventasse un testimonial vivente dell’adattamento alle peripezie climatiche della nostra era, prima che l’Amiata ritrovasse la sua poetica rarissima (e le sue vocazioni più profonde); prima che nei comuni, tra val d’Orcia e Amiata, un manipolo di imprenditori – grandi e importanti, piccoli e significativi, italiani e non – guardassero a questo mosaico di colture, di cultura e di natura unica nella sua ricca diversità e incominciassero a sognare. A sognare e investire. A investire con convinzione, perché sapevano che quello che li aveva colpiti così profondamente era un enclave di luoghi di grandissimo valore. Un valore tangibile, visibile, che si tocca con gli occhi e che mette radici. Un valore che ha motivato scelte di vita nette, precise, legate a… un sentimento. (Mi si perdoni il sostantivo che comunque appartiene anche ai business plan, tradotto in sentiment, identica etimologia).
Ho letto un’intervista a Elisa Ferreira, commissaria europea, che in un lungo confronto con i giornalistì a cui rispondeva, parlando del “green deal” che la nuova commissione UE sta promuovendo, dà chiaramente l’idea che non si tratterà di una nuova definizione per continuare ad agire con le stesse logiche affaristiche che permeano azioni e pensieri dello sviluppo europeo, bensì – e lo dice chiaramente – di un salto epocale, di logiche, di pensieri, di impostazioni dello sviluppo.
È vero che viviamo in una stagione di cinismi sconfinati, ma intanto a Madrid si sono riuniti a parlare di ambiente, di clima, di cambiamento di prospettive. Di cambiamento di “priorità” si parla sempre più insistentemente e queste sollecitazioni sembrano inascoltate, e in parte lo sono. Ma non si potrà rimanere alle parole. Perché ormai è evidente che si deve affrontare un cambiamento profondo e che ci si deve applicare, studiando e ricercando, per capire e individuare tutti i percorsi nuovi, per cambiare modalità di sviluppo, per non perdere irrimediabilmente il nostro paesaggio socioculturale, per non perdere le ragioni per cui noi siamo qui.
Mi ritorna in mente un giorno di quattro anni fa, quando in occasione della campagna elettorale per le elezioni regionali venne a Sant’Angelo in Colle il presidente che si ricandidava a governare la regione Toscana (e che poi fu rieletto).
Doveva essere primavera, credo, perché si tenne un’assemblea all’aperto, con un sole tiepido e i paesani erano tutti schierati, appoggiati ai vecchi muri ben tenuti del piccolo paese. Per alcune decine di minuti, il presidente parlò, con mia sorpresa, di paesaggio; disse che quelli erano paesaggi unici, che erano di grande valore e una serie di altre affermazioni che andavano tutte nella stessa direzione, quella di tenere conto di quel valore nel pianificare lo sviluppo della regione. Vi era in corso una moratoria sugli impianti geotermici e lui parlava nella provincia forse più delicata e una delle più coinvolte. Ricordo che feci una domanda a proposito della moratoria e delle prospettive future; lui fu aiutato a rispondere dall’improvviso insorgere del rumoroso rombo di un aereo che iniziò a volare in tondo sulla campagna circostante. Dovemmo accontentarci di quello. Del resto tutti erano e sono ormai consapevoli delle ricadute negative delle centrali geotermiche; anche se si continua a definirla ‘energia amica’, ‘sostenibile’, ‘rinnovabile’, chi vive o ha vissuto in loro compagnia non ha avuto ricadute benefiche, nè per quanto riguarda la salute, nè per l’ambiente e ovviamente men che meno per il paesaggio. Ora è facile immaginare che i visitatori e i turisti non amano passeggiare nei dintorni di simili impianti; è naturale prevedere rischi per i cittadini, non solo per la loro salute, ma ķanche dal punto di vista economico, perché la presenza di impianti industriali così importanti non potranno che svilire quello che – fino a oggi – ė considerato uno dei paradisi paesaggistici del mondo, tanto da venire nominato “patrimonio dell’umanità”.
Questa battaglia l’hanno sostenuta e la stanno affrontando in molti: è un fronte vasto, con molte motivazioni, tutte assonanti e convergenti, non ultima quella – per molti – di perdere luoghi e clima culturale che sono anche la scelta di una vita. Si tratta di qualche migliaio di persone, e dentro ci sono anch’io.
Ma rileggendo l’intervista alla commissaria portoghese Elisa Ferreira capisco che c’è un punto ancora più alto di quelli elencati finora, per resistere a nuovi impianti geotermici nel triangolo Val d’Orcia, Amiata, Montalcino. È un punto più difficile da immaginare, da rendere comprensibile a noi stessi, ma a cui bisogna guardare perchè esso viene richiamato all’attenzione, proprio da quell’intervista. Che ci invita, tutti quanti, a guardare allo sviluppo con occhi completamente nuovi, come se prima fossimo stati ciechi, con idee da studiare, per fare un vero salto nel futuro, con più opportunità di riuscire a viverci assieme alla nostra storia e al nostro imprinting culturale.
Dunque perchè non immaginare, proprio in questi luoghi – così eloquenti, e così famosi – di far partire questo nuovo sguardo, chiamando a raccolta le migliori energie (!), le migliori idee, creando – proprio qui – una centrale di idee per il futuro? Non ė , in questo caso, assolutamente tardi. L’economia verde, quella che richiede occhi nuovi, non si impara, non si inventa, non si capisce dall’oggi al domani e deve per forza avere dei punti di riferimento che non siano meramente burocratici. Questi luoghi sono perfetti per diventarne uno, di grande valore, e di intensa energia.