Risparmio energetico, fonti rinnovabili e disattenzione alle stesse
di LEXDCSIENA
SIENA. Cosa c’entra il nucleare con l’auto elettrica? Secondo Terna, il gestore nazionale dell’elettricità, il numero delle richieste di connessione attualmente in corso per impianti di produzione di energia elettrica con fonti rinnovabili è tale da raddoppiare il fabbisogno dell’ Italia, in linea con il piano energetico nazionale per i consumi previsti fino al 2020. Fortunatamente non verranno concesse tutte e subito, ci sarà una scrematura perché bisogna verificare la presenza della malavita organizzata, la convenienza economica senza gli incentivi statali degli impianti solari con minor giorni di esposizione, l’invadenza delle pale eoliche.
Esemplificativa la situazione del Molise, regione in cui sono state piantate ben 373 torri eoliche, di cui 155 già in funzione, che producono il 72% del fabbisogno energetico regionale e che hanno sollevato una rete di comitati contro le pale, seppur in grado con le altre fonti rinnovabili di arrivare al 110% delle proprie necessità. Inoltre c’è da valutare il consumo del territorio, perché i campi fotovoltaici, con gli attuali incentivi, risultano più convenienti che destinare la terra alla produzione agricola, e bisogna dare un senso logico a tutto ciò. C’è da considerare, poi, che trasferire tutta questa potenza sulle linee in funzione significa semplicemente collassare i tralicci perché la rete non reggerebbe il flusso.
Ma in prospettiva, anche con la fine degli incentivi statali che gravano sulla bolletta elettrica dei consumatori, e grazie alla riduzione del prezzo dei pannelli fotovoltaici già oggi al 50% rispetto a pochi anni fa, si può già ritenere che con una sana politica di sviluppo l’opzione nucleare non ha più necessità di essere concretizzata e, anzi, il ministro dell’Economia Tremonti, che si è già cautelato con questa finanziaria riducendo l’importo concesso agli incentivi sulle rinnovabili, potrebbe già provvedere a : togliere i costi dell’atomo dal bilancio dello Stato, concretizzati con la legge 23 luglio 2009 n. 99, mandare in naftalina Veronesi e l’Agenzia per il Nucleare, farsi restituire i soldi presi da Berlusconi per avviare la macchina atomica.
E mentre da una parte non bisogna sottovalutare l’efficacia del risparmio energetico, dall’altra si deve considerare che, con il raddoppio della produzione di elettricità, lo Stato deve assolutamente incentivare gli studi per arrivare quanto prima all’ auto elettrica. Perché la riduzione drastica dei consumi di idrocarburi può essere definitivamente realizzata solo con la totale sostituzione del parco veicoli da carburanti a elettricità. E con esso l’inquinamento, le polveri sottili e tutti quei bei veleni che abbiamo imparato e sopportato in nome del progresso. Anche se l’Eni e lo stesso ministro, per i ricchi dividendi che l’azienda gli riserva ogni anno, possono non essere d’accordo.
SIENA. Cosa c’entra il nucleare con l’auto elettrica? Secondo Terna, il gestore nazionale dell’elettricità, il numero delle richieste di connessione attualmente in corso per impianti di produzione di energia elettrica con fonti rinnovabili è tale da raddoppiare il fabbisogno dell’ Italia, in linea con il piano energetico nazionale per i consumi previsti fino al 2020. Fortunatamente non verranno concesse tutte e subito, ci sarà una scrematura perché bisogna verificare la presenza della malavita organizzata, la convenienza economica senza gli incentivi statali degli impianti solari con minor giorni di esposizione, l’invadenza delle pale eoliche.
Esemplificativa la situazione del Molise, regione in cui sono state piantate ben 373 torri eoliche, di cui 155 già in funzione, che producono il 72% del fabbisogno energetico regionale e che hanno sollevato una rete di comitati contro le pale, seppur in grado con le altre fonti rinnovabili di arrivare al 110% delle proprie necessità. Inoltre c’è da valutare il consumo del territorio, perché i campi fotovoltaici, con gli attuali incentivi, risultano più convenienti che destinare la terra alla produzione agricola, e bisogna dare un senso logico a tutto ciò. C’è da considerare, poi, che trasferire tutta questa potenza sulle linee in funzione significa semplicemente collassare i tralicci perché la rete non reggerebbe il flusso.
Ma in prospettiva, anche con la fine degli incentivi statali che gravano sulla bolletta elettrica dei consumatori, e grazie alla riduzione del prezzo dei pannelli fotovoltaici già oggi al 50% rispetto a pochi anni fa, si può già ritenere che con una sana politica di sviluppo l’opzione nucleare non ha più necessità di essere concretizzata e, anzi, il ministro dell’Economia Tremonti, che si è già cautelato con questa finanziaria riducendo l’importo concesso agli incentivi sulle rinnovabili, potrebbe già provvedere a : togliere i costi dell’atomo dal bilancio dello Stato, concretizzati con la legge 23 luglio 2009 n. 99, mandare in naftalina Veronesi e l’Agenzia per il Nucleare, farsi restituire i soldi presi da Berlusconi per avviare la macchina atomica.
E mentre da una parte non bisogna sottovalutare l’efficacia del risparmio energetico, dall’altra si deve considerare che, con il raddoppio della produzione di elettricità, lo Stato deve assolutamente incentivare gli studi per arrivare quanto prima all’ auto elettrica. Perché la riduzione drastica dei consumi di idrocarburi può essere definitivamente realizzata solo con la totale sostituzione del parco veicoli da carburanti a elettricità. E con esso l’inquinamento, le polveri sottili e tutti quei bei veleni che abbiamo imparato e sopportato in nome del progresso. Anche se l’Eni e lo stesso ministro, per i ricchi dividendi che l’azienda gli riserva ogni anno, possono non essere d’accordo.