Grig: "Sbalorditi dagli avvistamenti in Toscana e Umbria
ITALIA. Dal Gruppo d’Intervento Giuridico riceviamo e pubblichiamo.
“La sensazionale notizia per la natura del nostro Bel Paese era del dicembre 2018: dopo cinque secoli, il castoro europeo (Castor fiber) era ritornato in Italia. Massacrato dalla caccia per ragioni alimentari e, soprattutto, per la calda pelliccia, il castoro europeo è stato reintrodotto in numerosi Stati dell’Europa centro-settentrionale, fra i quali l’Austria.
Il castoro, afferma Luca Lapini zoologo del Museo friulano di storia naturale di Udine, “è un moltiplicatore di biodiversità. Se anche si stabilisce in un tratto di fiume montano molto povero di vita, comincia subito a costruire sbarramenti che trasformano il rio, moderano la corrente che magari prima era un po’ troppo impetuosa. Il risultato finale è una serie di bacini palustri interconnessi da aree umide, dove la vita prolifera in un modo impressionante. Nell’arco di due anni la biodiversità aumenta del 200 o anche del 300 per cento. Vengono attirati un sacco di insetti, un sacco di piante preziose”.
Dalla Carinzia proviene quasi certamente anche l’esemplare avvistato in Val Canale. La speranza è che possa esser seguito da altri castori così da poter riavere una colonia vitale in un’area naturalisticamente importantissima, la Foresta demaniale di Tarvisio, tanto da veder già il ritorno dell’orso bruno (Ursus arctos) e della lince europea (Lynx linx). Nel 2020 un altro esemplare è stato osservato in Val Pusteria (BZ), anch’egli quasi certamente proveniente dall’areale austriaco.
Ma lasciano decisamente sbalorditi i recenti avvistamenti di castori in Toscana e in Umbria.
Due piccole colonie (5-10 esemplari) sono presenti nei boschi della Valtiberina, una fra Montalcino e Monticiano, l’altra nell’Aretino. Forse sono già avvenute riproduzioni e sarebbero le prime in Italia da cinque secoli.
Non è certamente plausibile che il Castoro sia arrivato dai nuclei ormai presenti in Austria dalla reintroduzioni effettuate negli anni ’70 del secolo scorso, distanti circa 500 chilometri.
Nemmeno è ragionevole pensare a esemplari di castoro riferibili a colonie rimaste “nascoste” per secoli e sopravvissute all’estinzione del XVI secolo.
L’unica ipotesi sensata è quella della reintroduzione clandestina operata da mani ignote. Ma chi, possessore o comunque collegato a un centro riproduttivo di fauna selvatica, può aver interesse a liberare esemplari di castoro? Un estremista animalista? Un allevatore di animali per pellicce ormai deluso dall’investimentosballato?
L’Associazione Teriologica Italiana propone l’adozione di “un piano per la rimozione degli animali”, perché “l’accettazione della presenza dei castori eurasiatici in Italia centrale, in quanto verosimilmente frutto di immissioni illegali, costituisca un pericoloso precedente in grado di innescare analoghe iniziative nel futuro”.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), pur essendo contrario a immissioni di specie animali non autoctone o clandestine, non condivide assolutamente posizioni così drastiche in casi come questo, perché si tratta comunque di specie di fauna selvatica storicamente presenti in Italia e, specificamente nell’Italia centrale.
Il castoro è specie faunistica presente negli allegati II e IV della direttiva n. 92/43/CEEsulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna e la flora e nell’allegato III della Convenzione internazionale di Berna, esecutiva con la legge n. 503/1981, mentre in Italia è da considerarsi specie “particolarmente protetta” per la legge n. 157/1992 e s.m.i.
In un precedente caso verificatosi in Spagna nel 2018, sebbene i nuclei originati da rilasci illegali non siano automaticamente tutelati, la Commissione europea ha verificato che “le ultime informazioni disponibili mostrano che, quindici anni dopo la sua reintroduzione in bacino dell’Ebro, il castoro è stato naturalizzato in quel territorio. Pertanto, dovrebbe essere applicabile la direttiva relativa alla protezione e alla conservazione di questa specie nel territorio spagnolo. La Commissione ha recentemente confermato questa interpretazione alle autorità spagnole e ha chiesto loro di adottare le misure necessarie per istituire un sistema di rigorosa tutela nonché di proporre SIC per le specie nel proprio territorio, come previsto ai sensi rispettivamente degli articoli 12 e 4 della direttiva”, per cui “le rigorose disposizioni di protezione di cui all’articolo 12 della Direttiva Habitat, nonché le disposizioni per designare i Siti di Importanza Comunitaria ai sensi dell’articolo 4 della direttiva, sono applicabili alla popolazione residente dell’Unione europea di castoro presente nel territorio spagnolo. Si aspetta pertanto che le autorità spagnole prendano le misure necessarie a tempo debito per adempiere a queste disposizioni”.
La presenza del castoro nei piccoli nuclei dell’Italia centrale dovrebbe essere oggetto di monitoraggio ambientale e, se ben inserita sul piano naturalistico, dovrebbe ricevere la necessaria tutela in vista di una futura e auspicabile espansione dell’areale”.