Impianti già vecchi, sicurezza approssimativa, bollette salate...
SIENA.50 miliardi di euro, secondo Le Figaro, sono il prezzo che dovranno pagare i cittadini francesi per avere un nucleare “più sicuro”, dopo gli stress test pensati ed effettuati all’indomani del disastro di Fukushima. Speriamo che affrontino la spesa, visto che alcune loro centrali sono vicine al confine italiano, anche se Torino e Milano rimangono fuori dal peggior scenario possibile dopo aver visto cosa è successo in Giappone: col nucleare non si sa mai. Il giornalista Frederic De Monicault, nell’articolo di stamattina sul quotidiano francese, segna con un numero pesante per i conti pubblici l’oltralpe la situazione dell’apparato nucleare civile e conferma la mancanza di sicurezza attuale per la popolazione. Infatti la vita media attuale delle centrali esistenti è di 30 anni e i 50 miliardi servo a prolungarne la vita: nei commenti dei lettori del Figaro non manca chi fa notare che “si prolunga la vita di impianti obsoleti fino a quando non ci sarà un incidente”.Tra l’altro la centrale in costruzione a Flamanville, quella visitata dall’inconsistente ex ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo che ne magnificò tutte quelle qualità che non esistevano e continuano a non vedersi, è un pozzo senza fine dove vengono gettatii quattrini dei contribuenti francesi per un esperimento chiamato EPR.
Che il governo precedente a Monti aveva dichiarato “assolutamente sicuro” e che questo governo mantiene in vita sottotraccia, avendo come ministro dell’ambiente un nuclearista convinto, burocrate per eccellenza di questo ministero, per cui l’attenzione della comunità antinuclearista deve rimanere vigile perché il business ai danni dei cittadini è troppo grosso e troppo allettante per farsi sconfiggere da un umile referendum, come ben insegnano i risultati raggiunti da quello che toglieva ai partiti politici i contributi, e oggi ci succhiano soldi a più non posso con la barzelletta dei rimborsi elettorali. 50 miliardi solo per la sicurezza in più rendono meno competitivo il nucleare? I francesi hanno forti dubbi sul concetto nucleare=energia elettrica a buon mercato. Se poi si cominciassero, con l’esperienza lentamente maturata in Italia, che dopo il referendum del 1987 ancora non è riuscita a completare lo smantellamento, o decommissioning in termine tecnico, delle sue quattro centrali realizzate, a quantificare i costi di dismissione dell’apparato civile nucleare si scoprirebbe che il popolo ha pagato salato l’arricchimento di pochi industriali dell’atomo e che realmente nessun beneficio economico è arrivato: le bollette sono sempre più salate. Pensate che sia EDF a pagare il conto dei prossimi 50 miliardi o saranno le tasse sui francesi a trovare i quattrini indispensabili?