Uno studio americano racconta gli effetti di Fukushima negli USA
di Lexdc.
SIENA. Le radiazioni nucleari che si sono diffuse nell’atmosfera dopo il fallout di Fukushima sono state oggetto della disinformazione del governo nipponico che ne ha negato gli effetti semplicemente non svolgendo i controlli e ha lasciato che per molti giorni le popolazioni dell’area inquinata si cibassero di alimenti prodotti in loco. Poi un bel giorno un produttore ha fatto i controlli da solo e la mortale bugia è stata svelata. Quanta gente morirà per questa incuria gravissima? Dagli Stati Uniti arriva invece uno studio intitolato “An Unexpected Mortality Increase in the United States Follows Arrival of the Radioactive Plume from Fukushima: Is There a Correlation?” di Joseph Mangano and Janette Sherman, pubblicato dall’International Journal of Health Services, in cui si rileva che “I molteplici meltdowns nucleari negli impianti di Fukushima a partire dal 11 marzo 2011, stanno rilasciando grandi quantità di radioattività nell’aria che si è diffusa in tutto il Giappone e in altre nazioni… Negli Stati Uniti, il fallout di Fukushima è arrivato appena 6 giorni dopo il terremoto, lo tsunami, e i meltdowns. Alcuni campioni di radioattività nelle precipitazioni, aria, acqua e latte, presi dal governo degli Stati Uniti, hanno mostrato livelli centinaia di volte superiore al normale, ma il piccolo numero di campioni impedisce ogni credibile analisi degli andamenti temporali e i confronti spaziali”. Tuttavia Mangano e la Sherman fanno notare che “Dal 2010 al 2011 le morti sono salite del 4,46%, nelle 14 settimane dopo l’arrivo della pioggia radioattiva giapponese, a fronte di un aumento del 2,34% nelle precedenti 14 settimane. Il numero di morti infantili, dopo Fukushima è salito dell’1,80%, rispetto a una precedente riduzione dell’8,37%. Proiettando queste cifre agli interi Stati Uniti, si ottengono 13.983 decessi totali e 822 morti infantili in più del previsto”.
Come analogamente per l’incidente nucleare di Chernobyl, che ebbe ripercussioni mortali in buona parte dell’Europa centrosettentrionale fino alla Scozia. E poi i nuclearisti italiani parlano di disinformazione e di false paure! Nello scorso aprile un rapporto di Greenpeace ha verificato con una spedizione scientifica ad hoc e stabilito che gli alimenti prodotti nei territori limitrofi alla centrale ucraina, dopo ben 25 anni, sono ancora “contaminati con tracce di radioattività eccedenti le norme”. Benché il governo ucraino non svolga più nessun controllo del territorio, e non si renda conto che il nemico invisibile continua nella sua opera di distruzione. Nel 1986 la nube radioattiva arrivò anche su gran parte dell’Italia. Attualmente il deterioramento del sarcofago del reattore è in rapido deterioramento, tanto da far temere il collasso della struttura e il pericolosissimo secondo enorme rilascio di radioattività, dalle conseguenze incalcolabili. La Commissione Europea ha programmato la costruzione di un nuovo sarcofago, ma i costi iniziali di 1,2 miliardi di euro sono già lievitati e il progetto langue in grave ritardo. Siamo tutti a rischio diretto, specialmente quelli che nel 1986 non erano ancora nati!
Allarmata, la prefettura di Miyagi ha deciso di monitorare l’impatto delle radiazioni su 25.000 bambini nati a Fukushima. L’indagine cercherà gli eventuali collegamenti tra l’esposizione delle madri e le anomalie congenite, l’asma, allergie o altre malattie nei loro figli. I controlli andranno avanti fino a che i bambini non compiranno 13 anni. Questa decisione del governo cerca di tranquillizzare un’opinione pubblica sempre più preoccupata per la contaminazione radioattiva provocata dal disastro nucleare.