Sos Geotermia punta su uno studio di Basosi e Bravi
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Nel quadro di una sempre più approfondita e dettagliata informazione sulla geotermia e suoi effetti, SOS Geotermia, Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata, dopo le denunce sulla mortalità e altre patologie, sulla riduzione e inquinamento dell’acquifero, sulle emissioni in atmosfera di impianti di vecchia concezione, i rischi accertati di subsidenza e di sismicità indotta – tutti argomenti supportati da relazioni di enti pubblici o di altro profilo scientifico – segnala lo studio “L’impatto ambientale delle produzione eletttrica da selezionate centrali geotermiche in Italia”, pubblicato il 1 marzo scorso sul Journal of Cleaner Production, a firma di Riccardo Basosi e Mirko Bravi. Mirko Bravi è un ricercatore dell’università di Pisa, mentre Riccardo Basosi è un’autorità nel campo, ricoprendo molti e qualificati incarichi in ambito accademico e scientifico: ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Siena, è stato nominato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, tra i rappresentanti italiani nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro della ricerca europea per il periodo 2014-2020; rappresenta l’Università di Siena nel soggetto gestore del PIERRE; è presidente del Comitato Tecnico Scientifico dello stesso Polo di Innovazione ed è membro, per il sistema della ricerca, del Comitato di Indirizzo Tecnologico del DTE-Toscana; direttore del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Siena e delegato del Rettore per l’energia e l’alta tecnologia; direttore del Master per l’Uso Razionale ed Efficiente dell’Energia (Energy Manager), Siena; Membro del Comitato Tecnico Scientifico Energia presso la Regione Toscana; membro del Comitato Scientifico dell’ISSI (Istituto Sviluppo Sostenibile Italia); delegato italiano per il progetto europeo COST P15.
Insomma si tratta di studiosi di sicura affidabilità e non certo di allarmisti. Secondo SOS geotermia “lo studio confuta la favola dell’energia geotermica pulita e sostenibile, favola che, da Kyoto fino alle nuove centrali pilota passando da Larderello e monte Amiata, governo e amministratori continuano a raccontare e che consentono a chi produce energia geotermica di ottenere sostanziosissimi incentivi che fanno sì che sia in atto una ‘corsa all’oro’ per accaparrarsi le concessioni; gli incentivi, ovviamente, sono pagati dai cittadini sulle bollette!”. Il lungo studio è ripercorso nei passaggi fondamentali: “…la Comunità Europea non include le emissioni di gas serra prodotte dalle centrali geotermiche nella quota a carico dei vari paesi. Conseguentemente in Italia e nel resto d’Europa gli inventari di gas serra non considerano le emissioni di CO2 dalle centrali geotermiche…”. “…Frondini e altri argomentano che è probabile che le emissioni naturali nell’area del Monte Amiata dovute alla degassificazione del vulcano sono molto più basse di quelle dovute allo sfruttamento dei fluidi geotermici a considerevole profondità (come i campi che alimentano le centrali considerate in questo studio)…” …Il campo geotermico del monte Amiata è del tipo ad acqua dominante con alte temperature. Attualmente sono in funzione 4 centrali geotermiche: una unità in località Bagnore, che copre un’area di 5 kmq, comprendente 7 pozzi di produzione e 4 di reiniezione; tre unità nell’area di Piancastagnaio, che copre un’area di 25 kmq., comprendente 19 pozzi di produzione e 11 di reiniezione (Frondini et al., 2009)…”. “…I risultati di questo studio sono stati comparati inizialmente con due altri sistemi di generazione di energia di analoga potenza, carbone e gas naturale…” “…Le centrali geotermiche nell’area del Monte Amiata emettono in atmosfera una grande varietà di prodotti non condensabili (CO2, H2S, NH3, CH4)… I gas geotermici emessi dalle centrali contengono inoltre tracce di mercurio (Hg), arsenico (As), antimonio (Sb), selenio (Se) e cromo (Cr)…”. “…Le emissioni di gas serra dalle centrali geotermoelettriche non possono essere considerate trascurabili. I nostri risultati per le centrali considerate in questo studio sono in buon accordo con quelli ottenuti da Brown e Ulgiati (2002) che affermano che l’emissione di CO2 delle centrali geotermiche è dello stesso ordine di grandezza di quella delle centrali alimentate da combustibili fossili. Il confronto mostra che dal punto di vista dell’ACP (Potenziale di Acidificazione, ndr), l’impatto derivante dall’energia prodotta dalle centrali geotermoelettriche del Monte Amiata è in media 2,2 volte maggiore dell’impatto di una centrale a carbone. Il valore medio dell’ACP di Bagnore 3 (il campo geotermico di Bagnore emette 21,9 kg SO2equiv/MWh) è 4,3 volte più alto di una centrale a carbone e circa 35,6 volte più alto di una centrale a gas. …”
Conclusioni. In questo studio è stato usato un metodo di valutazione ambientale per analizzare l’impatto ambientale in atmosfera della produzione di elettricità da centrali geotermiche. In alcuni casi l’impatto della produzione di elettricità da geotermia è perfino maggiore di quello della produzione di elettricità da combustibili fossili. L’analisi mostra che la produzione di elettricità dalle centrali geotermiche dell’area del Monte Amiata non può essere considerata “Carbon free” come fin qui dichiarato in base alla letteratura menzionata nell’introduzione. Sebbene il Potenziale di Tossicità per l’Uomo (HTP) non fornisca valori preoccupanti, le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle prodotte da centrali a gas naturale ed in alcuni casi non molto lontane dai valori di centrali a carbone. Inoltre il Potenziale di Acidificazione (ACP) dell’elettricità prodotta dalle centrali geotermiche considerate qui è 2,2 volte maggiore rispetto alle centrali a carbone. Nel caso del campo geotermico di Bagnore questa differenza aumenta di un fattore 4,4 ed è circa 28 volte più elevata dell’ACP di una centrale a gas naturale. L’ovvia incompatibilità fra la produzione di elettricità da fonte geotermica e le emissioni da processi naturali attraverso cicli geologici di lungo periodo (che pongono i gas contenuti nei fluidi geotermici a contatto con l’atmosfera) non può essere ignorata. Perciò è necessario sviluppare appropriate tecnologie in grado di riconciliare le centrali geotermoelettriche con il carattere rinnovabile della risorsa energetica. Mentre è certo che, al momento attuale, il ciclo binario non è la migliore soluzione dal punto di vista dei costi e dell’efficienza, l’idea di considerare la minimizzazione degli impatti (attraverso la completa reiniezione dei fluidi incondensabili all’interno del serbatoio) è necessariamente una strada promettente sulla base di considerazioni ambientali, per le centrali geotermiche del futuro.” In ogni caso il profitto finanziario non può essere il principale criterio nel processo decisionale per lo sviluppo di centrali geotermiche nell’area dell’Amiata.