Le rinnovabili surclassate dalla legna
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Si parla tanto di energie rinnovabili, di efficienza e efficientamento energetici, ma forse si dimentica che il combustibile ancora più usato e che non conosce decrescite – è anzi in continuo sviluppo – è quello delle biomasse legnose (legna da ardere, pellet, cippato). Secondo un recente studio di QualEnergia, rivista specializzata del settore, in Italia sono attivi quasi 10 milioni di impianti domestici di riscaldamento a legna: 1.630.000 stufe, 200.000 camini e 75.000 cucine alimentati a pellet; 3.465.000 camini aperti, 2.085.000 stufe, 1.720.000 camini chiusi e 675.000 cucine alimentati a legna. Il parco italiano delle caldaie domestiche a legna contempla 596.000 impianti, quelle a pellet sono 199.000 e 1.500 quelle a cippato. Tra le caldaie civili-industriali ce ne sono altre 7.400 a legna, 2.450 a pellet, 2.100 a cippato. Sono i dati per il 2013 forniti da Aiel l’Associazione Italiana Energia Agroforestali.
Nel 2013, oltre a 3,3 milioni di tonnellate di pellet, si sono consumate 19,3 milioni di tonnellate di legna da ardere e 4,7 di cippato. E la previsione 2014 sull’utilizzo di riscaldamenti con biomassa legnosa parla del raggiungimento di 9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio: quasi il doppio dell’obiettivo 2020 fissato dal PAN, il piano d’azione nazionale per le rinnovabili. La quantificazione dei consumi di legna in Italia fino ad ora, infatti, ha di molto sottovalutato la realtà, perché gran parte della legna da ardere sfugge alle statistiche economiche ufficiali, essendo spesso autoprodotta o venduta in nero.
Sul versante economico, soltanto la produzione di stufe porta a un fatturato di 700 milioni di euro e dà lavoro a 3.000 persone. In ottimo stato anche il mercato delle caldaie, in aumento del 20% annuo con un fatturato di 150 milioni di euro e 2.500 dipendenti. L’Italia da sola consuma il 40% del pellet utlizzato in Europa: 3,3 milioni sui 7 milioni di tonnellate totali (4 dei quali certificati ENplus). Ma a tale consumo non corrisponde altrettanta produzione nazionale: ci si ferma attorno alle 300.000 tonnellate. Per questo l’Italia importa massicciamente pellet da 40 Paesi, con in testa Austria, Germania e Croazia.