di Fabrizio Pinzuti
ACQUAPENDENTE. Nella seduta del consiglio comunale di Acquapendente, comune della provincia di Viterbo al confine con la Toscana, del 1° luglio scorso è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno relativo a lla realizzazione di impianti pilota geotermici nella piana di Alfina che, in sintesi, pone un no secco ad ogni ipotesi di realizzazione di queste strutture nel territorio del Comune aquesiano.
Tra le tante argomentazioni del sindaco Angelo Ghinassi (nella foto), anche motivazioni riscontrabili direttamente nel dettato della Costituzione Italiana, finora poco o nulla sostenute, nonostante il loro alto profilo. Nella sua relazione il sindaco ha ricordato che il suo no non vuol essere un impedimento allo sviluppo economico del territorio.
“Il mio, sia ben chiaro, non è un no allo sviluppo, all’iniziativa economica privata, è un no ad un certo tipo di sviluppo e di iniziativa economica privata che, è bene ricordarlo, non è completamente libera, ma incontra precisi limiti all’art. 41 della Costituzione, che stabilisce che tale iniziativa non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.
I richiami alla Costituzione del sindaco acquesiano Ghinassi sono rimbalzati anche nell’incontro-dibattito “Il Manifesto Dell’Amiata” svoltosi ad Abbadia San Salvatore mercoledì scorso. La portavoce del Movimento di Cittadinanza Cinzia Mammolotti ha menzionato l’affermazione del primo cittadino del comune laziale che “siamo stati il primo paese al mondo a porre la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico tra i principi fondamentali della propria Costituzione (art. 9)”, rammentando che la maggioranza dei sindaci dell’area si è dichiarata contraria alla svolta geotermica della Regione Toscana. Occorre impedire la costruzione di 20-30 centrali in territori di pregio quali l’Amiata, la Maremma e la Val D’Orcia oltre quelle già in funzione. Altre sono previste nella vicina Tuscia, in territorio laziale e umbro e perfino un Comune come Abbadia San Salvatore che in passato ha preso posizioni nette contro la geotermia, esplicitate anche in documenti del Consiglio Comunale, ora sembra perdersi verso una “deriva” geotermica, l’esatto contrario, secondo la Mammolotti, della ricchezza e delle vocazioni del territorio, i cui abitanti appaiono orientati verso uno sviluppo durevole, rispettoso delle risorse e delle nuove generazioni. “I cittadini, ha specificato, nel percorso loro proposto di democrazia partecipata hanno ribadito la necessità della tutela dei boschi, delle acque, delle risorse termali, della biodiversità, confermandosi favorevoli alla costituzione di un parco nazionale, a tutela del territorio non solo sotto il profilo naturale e ambientale ma anche spirituale e culturale”. Pino Merisio, di Agorà/Cittadinanza Attiva, ha spiegato, dati alla mano, il business che c’è dietro la geotermia, sia quella prodotta da Enel sia quella delle centrali a ciclo binario in corso di autorizzazione. Dai dati pubblici risulta che l’Enel ha prodotto nel 2015 993 GWH di energia, ricavandone 80,8 milioni di euro tra certificati verdi e tariffe incentivanti e circa 50 milioni di euro per la vendita di energia. Per la progettata centrale pilota di Montenero D’Orcia è previsto un costo di costruzione di 35 milioni di euro e ricavi minimi di 200 milioni, garantiti dallo stato e pagati dai cittadini nelle bollette sotto la voce “oneri di sistema”, in 8 anni (25 milioni all’anno). Non è insomma il bisogno crescente di energia quanto la forte incentivazione della produzione e degli impianti a spiegare la corsa alla geotermia elettrica.