CHIANTI. (a. p.) Esempio intatto di architettura rurale non stravolta come spesso accaduto ai vari casolari del Chianti, che, specie negli ultimi anni, hanno subito una pesante violenza edilizia e di perdita dell’identità e della memoria storica.
L’elenco delle violenze alle case coloniche del Chianti (e della Toscana) è un lungo, penoso e disdicevole atto di incoscienza delle amministrazioni locali che hanno concesso, o spesso hanno chiuso un occhio, quando facoltosi investitori hanno stravolto, con la collaborazione di tecnici e maestranze locali un’estetica semplice, funzionante e bella per fare posto a ville pacchiane, opulente, degne di essere abitate dal conte Mascetti quando aveva al proprio servizio due servi che lo vestivano e girava il mondo con un orso bruno al guinzaglio.
Una scala degli orrori che ha visto professionisti italici dar spazio ad americani, russi ecc. nell’illusione di poter fare speculazioni con il vino (quando tirava) e con quel circo che gli sta intorno.
Nel Chianti (e nella Toscana) mancano solo le pagode cinesi, ma ci sarà tempo per dare spazio alle loro legittime aspettative, nell’applicazione del buon motto e programma di governo: “porte aperte a chi porta”.