di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Al di là delle varie speculazioni politiche cui può essere sottoposto, lo studio del dipartimento di Scienza della Terra dell’Università di Firenze sull’inquinamento da mercurio del bacino idrografico dei fiumi Paglia e Tevere fino al mar Tirreno, oltre gli aspetti scientifici di conoscenza e divulgazione propri e il sotteso invito a indagare su altri bacini e territori nei quali è stata esercitata l’attività minero-metallurgica, con l’individuazione dei possibili rimedi e/o attutimenti, può costituire lo squarcio del sacco nel quale finora è stato contenuto e nascosto il problema dell’inquinamento. A detta di chi ha lavorato nelle miniere o nell’impianto metallurgico, o anche solamente di chi vive ad Abbadia San Salvatore e vede il paese sovrastato da immense discariche di rosticci e altri residui della lavorazione del metallo, il problema è assai più grave ed esteso di quanto si possa supporre e non è superato dalla dismissione dell’attività mineraria. E’ stato anzi amplificato e aggravato dall’abbandono e dall’incuria di molti degli impianti delle attività estrattive e metallurgiche, con gallerie che collassano, macchinari e condotte corrose dall’usura del tempo. Bonifiche solo parziali, con fondi stanziati congelati per decenni dal cosiddetto patto di stabilità, inadempienze dei gestori, patate bollenti delle bonifiche senza le adeguate garanzie e contropartite passate di mano in mano, hanno fatto il resto.
Oggi la campagna dell’inquinamento da mercurio prodotta dall’attività minero-metallurgica non può essere disgiunta da quella derivante dalle centrali geotermoelettriche, come due facce di una stessa medaglia. Agli occhi di tanta parte dell’opinione pubblica, che vede finalmente riconosciuti come fondati dubbi e certezze antiche sull’inquinamento da mercurio, quello che conta è che il problema finalmente cominci ad emergere e che non si continui a nasconderlo come polvere sotto il tappeto. In questo senso occorre raccogliere documenti e testimonianze di profilo scientifico per tradurlo in materia di informazione. Le nostre terre hanno pagato un contributo troppo alto all’industrializzazione, vedendosi soffocare le proprie vocazioni che, per quanto possibile, vanno recuperate e salvaguardate.
Come ricorda papa Francesco, il creato è di tutti, non un privilegio per gli arroganti.