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Il paradosso dell’accentramento in tema di energia

Le Regioni perderebbero ogni potere nei confronti dello Stato

Larderello

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di Fabrizio Pinzuti

AMIATA . Si sa da QualEnergia del 21/10/2014 che sono stati più d’uno i tentativi di inserimento nell’articolo 38 del famigerato decreto “Sblocca Italia” – ribattezzato “Distruggi Italia“ per le paventate nefandezze sull’ambiente e sul paesaggio e anche “Sblocca Trivelle” per le ampie concessioni all’attività estrattiva – di emendamenti riguardanti l’implementazione delle concessioni dell’attività geotermica. I tentativi non sono passati inosservati ai vari comitati ambientalisti, sempre con gli orecchi attenti su questi argomenti, che hanno visto negli emendamenti proposti, anche se non accolti, la chiara volontà politica di proseguire e sviluppare la linea delle concessioni, sia all’Enel, con l’aumento della potenza estratta fino a 120 MW nelle centrali tipo “flash” di Bagnore e Piancastagnaio, sia ad altri soggetti, come nel caso del protocollo d’intesa con la “Rete geotermica” dell’aretino Gori, in base alla quale si dovrebbero costruire 10-15 centrali a ciclo binario da 5MW tra le vigne di Montalcino e Scansano, passando ovviamente per l’Amiata.

Esplicito negli emendamenti proposti anche il tentativo di accentrare tutta la materia geotermica a livello centrale, bypassando e togliendo ogni voce in capitolo, anche solo a carattere consultivo, alle regioni e agli enti locali. Lo scopo dichiarato è quello di una geotermia senza se e senza ma e se le Regioni in sede di intesa dicono no, il Governo può autorizzare l’opera utilizzando il potere sostitutivo previsto dall’art.120 della Costituzione. QualEnergia riporta gli emendamenti, con i nomi e i gruppi dei presentanti, a sua conoscenza, non escludendo che ce ne siano altri, e fa notare che sono tutti uguali (“segno di un accordo trasversale netto tra i parlamentari raccolti intorno ad Abrignani, di Forza Italia, e un gruppo di parlamentari toscani del PD, più un membro PD della Commissione Industria. A questi si aggiungono altri emendamenti identici tra il NCD e PD”). Senza veli il riferimento a “parlamentari amici delle lobby geotermiche”, con qualche stupore per qualche parlamentare legato ad associazioni impegnate nel sociale e nell’ambiente.

Si deve notare tra l’altro che Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto sono pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’articolo 38 del decreto Sblocca-Italia, anche senza gli emendamenti proposti, come sottolinea un comunicato di Legambiente, perché ritenuto contrario “al Titolo V della Costituzione, che bypassa l’intesa con le Regioni  e stabilisce corsie preferenziali e poco trasparenti per le valutazioni ambientali e per il rilascio di concessione uniche di ricerca e coltivazione di idrocarburi”. L’articolo 38 (Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali) prevede che “le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilità, urgenti e indifferibili. I relativi titoli abilitativi comprendono pertanto la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dell’opera e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi”.

Le nuove norme contenute nel decreto dovrebbero attirare investimenti per 15 miliardi di euro, ma i danni al patrimonio naturale sarebbero incalcolabili, anche secondo il noto geologo Mario Tozzi, che, dall’alto della sua esperienza nell’industria petrolifera, mette in guardia sui pericoli delle trivellazioni in regioni ad alto rischio idrogeologico. D’altro canto, diversi esponenti del mondo della finanza fanno notare che non investire nell’industria degli idrocarburi porterà l’Italia, e l’intera Europa, a pagare molto di più l’energia elettrica, frenando lo sviluppo industriale e aggravando la crisi economica. Oltre al tema scottante delle trivellazioni, a tenere banco sono le proteste sul capitolo edilizia contenuto nel decreto. Secondo Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, le nuove norme aprono alla cementificazione legalizzata delle coste italiane: i fondi comuni che investono nel mattone potranno ottenere in concessione aree pubbliche costiere per realizzare interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori. L’esatto opposto del consumo zero di suolo.

L’obiettivo di eliminare il parere vincolante delle Regioni (giudicate troppo vicine alle istanze dei territori) in materia di geotermia è stato dunque stoppato con il mancato inserimento degli emendamenti nel decreto? A giudicare da quanto recentemente affermato da Simona Vicari, sottosegretario del Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) in forza al NCD, sembrerebbe che l’apparente arretramento fosse solo una rincorsa per andare più in fretta e più lontano nella direzione dell’accentramento delle competenza in materia di geotermia. Rispondendo nella X^ Commissione alla Camera (Attività produttive, commercio e turismo) a un’interrogazione del deputato di Scelta Civica Alberto Bombassei, già presidente di Federmeccanica e vicepresidente di Confindustria per le Relazioni Industriali, Affari Sociali e Previdenza, la viceministra ha esplicitato – come riportato dall’agenzia di stampa H2Oi – la precisa volontà politica di ricondurre, attraverso la riforma del titolo V° della Costituzione, a competenza dello Stato le attività di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia. Più in particolare riguardo alla geotermia la sottosegretaria ha specificato: “La fonte di energia geotermica, di cui l’Italia è ricca, è una fonte di energia rinnovabile con un grande potenziale di sviluppo che, se adeguatamente incentivata, consentirà di raggiungere più facilmente l’obiettivo previsto dal documento di strategia energetica nazionale del 25 per cento di energia prodotta da fonti pulite”. L’introduzione di una nuova  normativa quadro in materia di geotermia che secondo la sottosegretaria al MISE “rappresenta, nella situazione attuale, il 10 per cento dell’energia risultante da fonti rinnovabili italiane”, con strumenti legislativi adeguati, oltre quelli già posti in essere, potrebbe raddoppiare entro breve tempo la produzione di energia da fonte geotermica. “Un adeguato sfruttamento delle risorse minerarie e geotermiche, che rispetti l’ambiente ed il territorio, è positivo per l’economia, la crescita e l’occupazione. La complessità, stratificazione e farraginosità del quadro regolatorio incidono fortemente sulla realizzazione dei progetti e limitano la possibilità di valorizzare le risorse, allungando gli iter autorizzativi. Il Governo ritiene che si debba favorire un nuovo contesto regolatorio dei settori degli idrocarburi, delle miniere e cave e della geotermia, adeguando le norme e le procedure ai migliori standard. La riforma della regolazione del settore potrebbe andare oltre l’utile esercizio di semplificazione e snellimento della normativa, obiettivo già avviato con l’approvazione del decreto Sblocca Italia, disegnando un nuovo quadro organico, anche attraverso Codici di Settore, che consentano di cogliere le opportunità di crescita riconosciute dalla Strategia Energetica Nazionale”. La Vicari dopo aver elencato alcuni interventi messi in atto per sviluppare progetti geotermici ha “segnalato che risulta attualmente al vaglio del Parlamento il disegno di legge di riforma del titolo V della parte II della Costituzione che ha come obiettivo, tra l’altro, quello di ricondurre alla competenza dello Stato le attività relative alla produzione, trasporto e distribuzione di energia, eliminando la competenza concorrente fra Stato e Regioni. “Tale intervento normativo è finalizzato a superare l’inadeguatezza dell’attuale sistema di governance sotto diversi aspetti. Difatti, molti investimenti nel settore risultano bloccati da anni a fronte del farraginoso sistema burocratico che prevede procedimenti amministrativi lunghi e complessi, con scarso scambio di informazioni tra i vari sistemi di governo regionali e quello statale, non consentendo una valutazione complessiva dei diversi interessi contrastanti. La riforma costituzionale, riportando su un piano unitario la materia energetica mira, pertanto, a superare tali criticità, a snellire le procedure amministrative e decisionali anche con riferimento alla localizzazione degli impianti, ai fini della loro razionalizzazione e valorizzazione e a rendere certi i tempi degli investimenti privati, che in questi anni hanno inevitabilmente risentito della conflittualità tra Stato centrale ed Enti locali, cercando, dunque, di superare o quantomeno attenuare la prevalenza degli interessi corporativi locali”. Via dunque ogni decisione o intervento delle regioni, anche quando, come nel caso della Toscana, la regioni vengono contestate, non solo dai movimenti ambientalisti – anche all’interno del PD le posizioni sono tutt’altro che univoche – per le concessioni troppe ampie all’attività geotermica e per il suo indirizzo eccessivamente accentratore. Sembra quasi paradossale vedere che c’è chi propone indirizzi ancora più accentratori. (fonti QualEnergia, H2Oil, articolo pubblicato il 5 giugno 2015 In Evidenza, Politica e Diritto, Energie Alternative, Energia Geotermica).

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